Nel 1978 Alberto Sordi e Anna Longhi si resero protagonisti di una delle scene più divertenti e dissacratorie del cinema italiano. Il film era Dove vai in vacanza? di Mario Bolognini. I due si trovano a visitare la Biennale di Venezia. Sono persone “del popolo”, si sforzano di capire i significati dietro alle criptiche installazioni, ma rinunciano, diventando (almeno la Longhi) essi stessi opera d’arte, almeno agli occhi degli altri, “colti” visitatori.
In The Square di Ruben Östlund l’approccio è lo stesso di quella celebre scena, solo che il punto di vista è quello di Christian direttore di un Museo di Arte Contemporanea Stoccolma. Il suo, e quello di chi gli sta intorno, vivere “su un altro mondo” è l’elemento portante dei 140 minuti della pellicola presentata al 70esimo Festival di Cannes. Il quadrato del titolo, Square, non è altro che la nuova installazione concettuale della pinacoteca, un luogo delimitato semplicemente da una lunga luce al neon, dentro cui, secondo l’artista, tutti hanno uguali diritti e doveri a differenza di quanto accade fuori. A prima vista sembra un’idea abbastanza banale, ma tutti la prendono tremendamente sul serio, così come sempre – sembra dirci Östlund – succede nell’ambiente. Del resto Christian è troppo concentrato a fare l’intellettuale per rendersi conto di come molta della sua vita sia pregna di ipocrisia e pregiudizi. Mettendo assieme un’innumerevole sequenza di sarcastiche scene e personaggi, dalla giornalista stalker al duo di Pr ossessionati dalle condivisioni Facebook, Östlund non risparmia nessuno. Tante sequenze potrebbero essere viste a parte, senza che perdano ironia. Il risultato appare però slegato e oltremodo lungo (140 minuti). Non solo: l’esigenza di fare redimere il protagonista fa perdere quel senso di grottesco accumulato nel resto del film. Il suo comportamento, sempre così assurdo, poteva essere credibile in un contesto sopra le righe. Riportarlo con i piedi per terra significa pretendere che anche quanto visto prima sia plausibile. E allora no. Peccato.
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