La terza stagione di The Flash si chiude con un episodio dal titolo molto allusivo, Finish Line, che assume una molteplice valenza all’interno della trama: sulla linea del traguardo, infatti, non arriva soltanto il big bad di turno, ma anche qualcun altro.
L’incipit della puntata conferma che, in questi show, l’apparenza è spesso ingannevole: abbiamo visto Savitar (Grant Gustin) uccidere Iris (Candice Patton), ma Flash (Grant Gustin) scopre che tra le sue braccia non c’è lei, bensì H.R. (Tom Cavanagh) con il trasmutatore ottico. Sentendosi in colpa per aver involontariamente condotto il supercattivo dalla ragazza, il buon H.R. ha usato la lama dell’armatura di Savitar per rintracciare il suo covo, e ha scambiato le sue fattezze con quelle di Iris. Lo Wells di Terra-19 muore quindi sotto gli occhi dell’affranta Tracy Brand (Anne Dudek), cui dichiara il suo amore, rammaricandosi di non poter assistere all’evoluzione del suo genio. Questo colpo di scena è apprezzabile perché inaspettato: una vera e propria beffa dopo mesi e mesi di aspettative, con numerose visioni del futuro in cui Iris veniva uccisa da Savitar. Si tratta del momento più toccante della puntata, superiore rispetto al suo epilogo, poiché il sacrificio di H.R. restituisce dignità a un personaggio spesso ritratto come una semplice spalla comica, troppo stralunato e macchiettistico per influire davvero sulla trama; ebbene, stavolta il ruolo dell’eroe spetta proprio a lui, e il suo riscatto coincide con il vero picco emotivo dell’episodio.
Intanto, Savitar fugge con il bazooka e rapisce Cisco (Carlos Valdes) per costringerlo a trasformare l’arma in un “combinatore quantico interdimensionale”: ormai consapevole di non aver ucciso Iris, vuole dividere se stesso attraverso il tempo, diventando così una creatura infinita e onnipresente, quasi divina. Cisco lo asseconda perché teme per l’incolumità di Caitlin (Danielle Panabaker), nonostante lei sia ormai diventata Killer Frost. Agli S.T.A.R. Labs, Barry decide di tentare una strada diversa: invece di combattere Savitar, gli propone un incontro e gli offre il suo aiuto per non essere cancellato dall’esistenza, dato che il supercattivo aveva bisogno della morte di Iris per “nascere” nel futuro, e ora il paradosso temporale sta per raggiungerlo. Savitar sembra accettare, mosso dalla sensibilità di Iris e dalla generosità di Barry: l’aspetto più interessante di questo big bad è la sua solitudine, unita alla frustrazione per quell’affetto che gli è sempre stato negato (essendo un “residuo temporale”, nessuno lo ha mai considerato umano), ma gli autori non lasciano molto spazio a queste implicazioni e preferiscono la soluzione più prevedibile, quella del cattivo tout court. Per Savitar non c’è redenzione, poiché il personaggio non può smarrire il suo status di antagonista, così funzionale alle dinamiche del racconto; di conseguenza, il suo pentimento è solo una messinscena per potersi avvicinare alla Pietra Filosofale e liberarne il potere, distruggendo gli S.T.A.R. Labs. Tornato nel covo, Savitar ordina a Killer Frost di uccidere Cisco, ma Gipsy (Jessica Camacho) interviene e lo riporta dai suoi amici poco prima dell’esplosione, dalla quale si salvano tutti.
A questo punto, lo scontro è inevitabile. Savitar apre un portale nella Speed Force, dalla quale esce Black Flash, ma Caitlin lo distrugge con i suoi poteri congelanti; in seguito, si fa colpire dal raggio del bazooka, che però non funziona: Cisco lo ha infatti trasformato in un passepartout per aprire la prigione di Jay Garrick (John Wesley Shipp) nella Speed Force, permettendogli di uscire. Flash, Iris, Cisco, Gipsy, Kid Flash (Keiynan Lonsdale) e Joe (Jesse L. Martin) arrivano sul posto, e i tre velocisti attaccano Savitar, mentre Cisco e Gipsy affrontano Killer Frost. Quest’ultima viene sconfitta, e Cisco le consegna un siero elaborato dalla madre di Caitlin insieme a Julian (Tom Felton), pensato per riscrivere il suo DNA e toglierle i poteri: dovràessere lei a scegliere se prenderlo oppure no. Di fronte a tale gesto, Caitlin rinsavisce e usa i suoi poteri per salvare Cisco da Savitar, che poi viene sconfitto da Flash dopo aver distrutto la sua armatura. Barry si rifiuta di ucciderlo perché non vuole intraprendere un sentiero oscuro, ma Savitar cerca di attaccarlo alle spalle, e Iris gli spara. La battaglia è finita.
Al funerale di H.R. si presentano tutti, anche Caitlin, la quale però restituisce il siero a Cisco: sostiene di non essere più né Caitlin né Killer Frost, ma qualcos’altro, e quindi deve scoprire la sua nuova identità. Tale condizione “ibrida” è simboleggiata dalla chioma argentea e dagli occhi nocciola, rispettivamente i tratti distintivi di Killer Frost e Caitlin Snow: sarà interessante scoprire quale direzione prenderà il suo personaggio, essendo una via di mezzo fra la spietata supercriminale e la dolcissima scienziata degli S.T.A.R. Labs. Comunque, Barry e Iris celebrano la loro ritrovata felicità, ma c’è ben poco da festeggiare: una strana tempesta di fulmini si abbatte su Central City, mettendo in pericolo l’intera città: è la Speed Force, divenuta instabile per l’assenza di un velocista nella prigione. Barry capisce che il suo dovere è occupare quel posto, non c’è altro sistema per fare ammenda per il paradosso di Flashpoint. La Speed Force si manifesta con le sembianze di sua madre Nora (Michelle Harrison), che gli promette un agognato riposo. Barry saluta i suoi amici e affida la città a Kid Flash, chiedendo inoltre a Iris di continuare a vivere pienamente la sua vita. Al termine del commiato, l’eroe sparisce nella Speed Force sotto lo sguardo disperato della sua fidanzata.
Si chiude così una stagione piuttosto disomogenea, le cui caratteristiche si riflettono nell’episodio in questione: Finish Line appare troppo frammentario e sbilanciato, con una sezione centrale che rallenta la narrazione (quando Savitar finge di accettare l’aiuto di Barry) e uno scontro finale un po’ affrettato, privo di climax. Anche sotto il profilo spettacolare, la battaglia offre meno soddisfazioni rispetto a quella con Zoom dell’anno scorso, e persino l’ultimo episodio di Supergirl risulta più equilibrato e visivamente suggestivo, pur con i suoi difetti (talvolta molto simili: qui c’è un impiego persino maggiore di espedienti pseudo-scientifici che forzano gli snodi del racconto). Il punto è che The Flash tende a reiterare sempre gli stessi modelli: Savitar è il terzo velocista malvagio che assume il ruolo di big bad, e condivide persino alcune caratteristiche con Zoom, poiché entrambi nascono da una sofferenza personale e si pongono obiettivi bigger than life (in tal senso, l’Anti-Flash è meno stereotipato, più concreto e “umano”, e infatti si fa preferire agli altri due); inoltre, anche stavolta la stagione termina con Flash che si getta a capofitto verso un destino ignoto, azzerando lo status quo in attesa che tutto ritorni più o meno come prima. Sappiamo per certo che nella prossima stagione il big bad non sarà un velocista, e questo potrebbe giovare al rilancio della serie: tutti gli indizi portano verso il Pensatore, nominato da Abra Kadabra – che proviene dal futuro – come uno dei principali nemici di Flash, e citato anche da Savitar in questa puntata. Chissà che un avversario del genere non rinfreschi la formula dello show, ormai sin troppo logora.
Voto: ★★ 1/2
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