Robert Pattinson sceglie un film low-budget e stavolta gli riesce bene una bella interpretazione

Robert Pattinson sceglie un film low-budget e stavolta gli riesce bene una bella interpretazione

Di Andrea D'Addio

Girato in 5 settimane e costato solo 4.5 milioni di dollari, Good Time risulta la migliore scelta fatta da Pattinson dai tempi di Twilight

New York. Connie e Nick sono due fratelli pronti a fare un colpo in banca. Nick ha un deficit mentale, Connie lo comanda a bacchetta qualsiasi cosa facciano, anche quando c’è da scappare perché la polizia è alle calcagna. Nick viene arrestato. Ci sono poche ore a disposizione per pagare la cauzione prima del processo, Connie lo vuole fuori e così tenta in ogni modo, legale ed illegale, di raccogliere la somma necessaria al rilascio. Sono ventiquattr’ore di rapine, fughe, bugie, inseguimenti e ossessive ricerche che segneranno per sempre la vita di entrambi.

Sono anni che si aspetta che Pattinson si metta dietro le spalle il ruolo di Twilight e dimostri quel talento che, ad inizio carriera, tutti gli reputavano. Lui la buona volontà ce l’ha sempre messa. Ha fatto il giro dei grandi registi (David Cronenberg per Cosmopolis e Maps to the Star, Werner Herzog per Queen of the Desert, Anton Corbijn per Life), ha accettato ruoli da non protagonista (come nello splendido The Lost City of Z di James Gray) e ha detto di no a chissà quante commedie romantiche e giovanili. Con Good Time riesce finalmente a scrollarsi di dosso la percezione dell’attore “che ce la sta mettendo tutta”, per essere prima di tutto il personaggio che interpreta. Che sia merito suo o del duo di registi indipendenti, Ben e Josha Safdie, che danno subito alla storia un ritmo così frenetico che non si ha letteralmente il tempo per ragionare “fuori dallo schermo”, è difficile dirlo, certo è che i 100 minuti di Good Time scorrono via lisci tenendo tutti con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. E questo nonostante se, paradossalmente, si tratta di una pellicola che destruttura completamente il cinema d’azione per eccellenza, quello dove i protagonisti, davanti alla serie di problemi che gli si pongono davanti trovano sempre una vita d’uscita vincente.

Gli Safdie provengono dal cinema indipendente, per anni hanno realizzato lavori (documentari, corti e lungometraggi) solo assieme ad amici colleghi tanto da fondare un collettivo di cineasti, il Red Bucket Films. Da bravi cineasti americani amano il cinema d’intrattenimento, ma lo affrontano con l’ambizione di rinnovarlo. Con Good Time, uno dei migliori film passati in concorso al Festival di Cannes 2017 ci riescono. Ed è un vero piacere.

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