
Tredici, perché una ragazza morta dovrebbe mentire. Hannah Baker.
ATTENZIONE: questo commento, anche se non ne racconta la trama, contiene qualche SPOILER importante.
Come mi capita ormai quasi per tutte le serie, avrei preferito un minutaggio minore per
Tredici, il recente
Originale Netflix che sta facendo per una volta giustamente parlare di sé. Un po’ più di ritmo non avrebbe guastato, però alla fine quello che conta di questa serie non è certo l’aspetto “tecnico” quanto il fatto che è una
serie importante, che innanzitutto dovrebbe far riflettere su quanto gesti considerati piccoli e insignificanti possano avere un’impatto terribile su sensibilità diverse e in corso di formazione oltre ad aprire ad altre infinite considerazioni.
Certo nel dibattito che ne sta scaturendo in questi giorni, di fronte a chi sembra voler obliterare qualsiasi rischio, mi domando sempre se un po’ come con i batteri all’asilo nido non sia proprio questa pioggia di atti offensivi a farci crescere più sani e resistenti alla vita e dove e come si possa ritrovare un equilibrio tra prevenzione e cura, in un’epoca in cui un bel culo rischia di essere un marchio che diventa un nomignolo planetario e non più ristretto a una cerchia di “amici”. Anche in questo la serie è importante perché un colpevole lo ha. Prevenire qualsiasi cosa è impossibile e forse anche sbagliato, ma alle difficoltà, in un periodo di fragilità che qui è il primo ma poi nella vita ne arrivano tanti, si sopravvive grazie ai genitori, agli affetti più vicini, grazie agli amici e almeno all’interno di questo racconto si dovrebbe sopravvivere anche grazie all’aiuto di chi è preposto a farlo e non trova di meglio da dire di un “se tu te la senti” che è tanto “corretto” quanto insufficiente, perché in certi momenti e di fronte a certe cose uno non se la sente, uno ha solo bisogno di incondizionato sostegno. Il lato 13 riguarda tutti, tutti quelli che non hanno modo di capire quando una richiesta di aiuto è l’ultima e sono trattenuti da una cosa sciocca come una telefonata dal fare la cosa giusta, che è sostenere chi ci sta chiedendo aiuto.
Io non ho un ricordo così terribile della scuola, dove sicuramente ero per certi versi una vittima ma per altri anche carnefice, e ho la sensazione che da noi siano più problemi che si consumano alle medie che alle superiori, e vorrei capire meglio la nostra realtà, a che età far vedere una cosa del genere ai miei figli, perché è una cosa che essendo loro ancora piccoli (il più grande è in prima media) sarebbe utile vedere insieme. Di fronte a un racconto del genere non posso che domandarmi quanto sia distante la realtà statunitense dalla nostra, di come sia la nostra e mi chiedo quanto e se questa serie sia vista e faccia discutere i diretti interessati, o se non sia un racconto che interessa più i genitori o comunque un mondo di giovani adulti già sopravvissuti al liceo. Una cosa è certa, se 11 anni può essere presto per vederla, 13 è probabilmente tardi, poi come sempre dipende dalla sensibilità dei bambini.
Di sicuro resta una serie importante, peccato non sapere, perché Netflix è avida dei propri risultati, quanto se e da chi sia stata vista perché il cinema non ci dà dati confortanti sui risultati dei film che affrontano questi temi e questa età, mentre delle informazioni in questo caso sarebbero più utili per comprendere qualcosa che sta a cuore a tutti. Comunque sia spero che siano dati sufficienti a far produrre a Netflix almeno una cosa importante come questa ogni dieci serie Marvel.