Recensione a cura di Adriano Ercolani, New York.
Formula che vince non si cambia, a Hollywood lo sanno bene. Soprattutto se al botteghino internazionale Fast and Furious 7, ultimo capitolo scaturito dalla stessa formula dei precedenti, ha guadagnato qualcosa come 1.5 miliardi di dollari.
Talvolta però si può cercare di rendere il prodotto più frizzante, rimescolando ad esempio alcuni dei suoi ingredienti. Con Fast & Furious 8 (The Fate of the Furious), ottavo episodio della saga, le due menti a capo del progetto Neal H. Moritz e Vin Diesel dimostrano immediatamente di voler trovare soluzioni nuove, aggiornate, sia a livello visivo che per quanto riguarda gli sviluppi narrativi. Affidata la regia a F. Gary Gray, la nuova avventura di Dominic Toretto e del suo gruppo di fedelissimi del volante riesce nel tentativo non scontato di riproporre al palato degli spettatori la stessa ricetta che li ha fatti affezionare al franchise, offrendola però condita di nuove spezie, indubbiamente saporite per un piatto da fagocitare in un sol boccone. Siamo ovviamente dentro i canoni del popcorn-movie da vedere in sala senza troppa attenzione al realismo e alla credibilità, ma l’intrattenimento è decisamente garantito. Rispetto al precedente capitolo le novità sono almeno interessanti: F. Gary Gray pur puntando sulla spettacolarità cerca di contenere almeno in parte le esagerazioni parossistiche, accentuando invece i cambi di tono di un film che, quando non si prende troppo sul serio, funziona ancora meglio. L’introduzione del nuovo “villain” iper-tecnologico Cipher (Charlize Theron) intriga all’inizio e funziona molto bene a livello narrativo, salvo un’accentuazione di tono troppo “drammatica” in una scena situata più o meno a metà della storia. I suoi duetti con l’eroe, quasi tutti girati in interno, rappresentano la parte più dark del film, a tratti incisiva ma non sempre calibrata.
Oltre al duello principale però The Fate of the Furious rinforza i “tipi fissi” sedimentati nell’immaginario collettivo e insieme ne ripropone alcuni dei capitoli passati con discreta originalità, offrendo momenti di spettacolo roboanti che vengono sapientemente contenuti principalmente nella seconda metà: in particolare la sequenza d’azione realizzata a New York strizza l’occhio in maniera esplicita a World War Z, sostituendo i non-morti con…le automobili! Per il resto il film si sviluppa con molte sequenze in interni, originate dalle relazioni e soprattutto dai confitti tra i personaggi. Vin Diesel/Dominic Toretto rimane ovviamente al centro della scena, e non avrebbe potuto essere altrimenti, ma in quest’ultimo lungometraggio a risaltare maggiormente sono i suoi compagni di scorribande. A proposito del cast di supporto ad esempio la sotto-trama riguardante il contrasto tra lo Hobbs interpretato da Dwayne Johnson e il “villain” Deckard Shaw di Jason Statham riserva i momenti comici migliori e una scena di scazzottate dietro le sbarre che è probabilmente la cose migliore dell’intero Fast and Furious 8.
Due ore e 15 minuti di corse spericolate, effetti speciali e acrobazie pirotecniche in giro per il mondo: The Fate of the Furious si inserisce perfettamente nella tradizione rocambolesca della serie e ne rinverdisce gli stilemi con una confezione all’altezza delle aspettative. Intrattenimento puro, scanzonato, basico. Perfetto per staccare la spina e godersi una serata al cinema. Rigorosamente minuti di popcorn.
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Fonte: ScreenWeek