What if… inaugura il nuovo arco narrativo di Agents of S.H.I.E.L.D., le cui stagioni sono composte da molteplici “sotto-stagioni” che spesso coincidono con un colpo di scena, un mutamento importante o una svolta fondamentale nella trama. La storyline appena iniziata s’intitola Agents of Hydra, e ci proietta nell’inquietante realtà alternativa del Framework.
Prima, però, è opportuno un breve ripasso. A.I.D.A. (Mallory Jensen) ha programmato una complessa realtà virtuale chiamata Framework, dove ha imprigionato Coulson (Clark Gregg), May (Ming-na Wen), Fitz (Iain De Caestecker) e Mack (Henry Simmons), donando loro una vita ideale. Il punto, però, è che il più grande rimpianto di May è aver ucciso quella bambina Inumana in Bahrein, quindi il Framework le offre un mondo dove non ha compiuto quell’omicidio. Conseguenza: la bambina è stata portata negli U.S.A., dove ha provocato una strage. Lo S.H.I.E.L.D. è stato quindi screditato agli occhi del mondo, e l’Hydra ha potuto prendere il suo posto come garante della sicurezza. Ne risulta una sorta di regime totalitario e fortemente militarizzato, dove gli Inumani sono braccati, torturati e – se denunciano la propria “natura” e non si espongono alle Nebbie Terrigene – registrati presso le autorità.
Proprio questo è lo scenario dove si risveglia Daisy (Chloe Bennet), entrata nel Framework insieme a Simmons (Elizabeth Henstridge) per salvare i suoi compagni. Daisy scopre di essere fidanzata con Ward (Brett Dalton), ed entrambi sono agenti dell’Hydra, come gli stessi May e Fitz: quest’ultimo è noto come “il Dottore”, e pratica orribili esperimenti sugli Inumani; May, invece, è il numero 3 dell’organizzazione, e s’impegna spietatamente nel suo lavoro d’intelligence. Facendo ricerche nel database, Daisy scopre che Lincoln è morto durante un test, mentre Simmons è deceduta nel corso di un incidente con un “bio-agente tossico” che ha ucciso anche altri duecento ricercatori dello S.H.I.E.L.D.. Dopo un briefing, Daisy e Ward interrogano Vijay, che in questa realtà non ha mai affrontato la Terrigenesi, quindi non ha poteri. L’Inumano rivela di aver ottenuto un documento ufficiale da una talpa che lavora all’interno dell’Hydra, e in seguito viene sottoposto da Fitz a una dolorosa procedura che dovrebbe rivelare i suoi potenziali superpoteri.
Simmons, intanto, si risveglia in una fossa comune, dove giacciono i cadaveri degli altri ricercatori: è chiaro che l’incidente fu orchestrato dall’Hydra. Dopo alcune peripezie, la giovane biochimica riesce a rubare l’auto di due agenti dell’Hydra che volevano arrestarla, e cerca Coulson sul database: fa l’insegnante, ed è fedele al nuovo ordine. Simmons va a fargli visita, ma lui non ricorda niente e minaccia di denunciarla, costringendola a scappare; in realtà, Coulson è tormentato da alcune tracce mnemoniche, residuo della sua prima esperienza di manipolazione mentale (Tahiti e la frase «It’s a magical place»), quindi la visita di Simmons non fa che aumentare i suoi dubbi. Comunque, Simmons e Daisy si incontrano in un parco dove avevano fissato un punto di estrazione, con un dispositivo per disconnettere le loro menti dal Framework, ma Ward ha seguito Daisy e chiede spiegazioni. Sorpresa: è lui la talpa, e lavora per la resistenza. Dopo aver ucciso un agente dell’Hydra, Ward fugge con loro in automobile, poi brucia la macchina e dice a Daisy di rifugiarsi a casa insieme a Simmons. Le due donne cercano di disconnettersi con il dispositivo, ma non funziona: A.I.D.A., entrata nel Framework sotto le spoglie di Madame Hydra, ha cancellato le loro vie di fuga. È lei la direttrice dell’organizzazione, e Fitz è il suo amante. Infine, nella consueta scena pre-titoli, Daisy s’intrufola nell’auto di Coulson, che inizialmente non la riconosce e le intima di andarsene, ma poi riesce a ricordare il suo nome.
Insomma, l’idea della realtà alternativa e/o distopica non è certo nuova (basti pensare a Fringe), ma indubbiamente ha il merito di stravolgere lo status quo di Agents of S.H.I.E.L.D. e di rinfrescarne le dinamiche narrative, pur all’interno di uno show che, di per sé, tende a essere già abbastanza variegato. L’impressione è che Agents of Hydra rappresenti un ritorno alle radici spionistiche della serie, con l’aggiunta di un cupo totalitarismo che veicola un senso di tensione perenne. La suspense regge bene in What if…, anche perché la rivelazione su Ward è un discreto colpo di scena: ormai abituati a vederlo come un antagonista, qui lo ritroviamo in veste di eroe, confermando quell’ambiguità che gli spettatori hanno sempre amato in lui. Di fatto, assistiamo a una palese operazione di fan service, volta a giustificare l’affetto e il supporto del pubblico nei suoi confronti, senza rimorsi o sensi di colpa. Parallelamente, se Daisy resta sempre la stessa, più interessanti sono le trasformazioni di May, Coulson e Fitz, capaci di rendersi credibili anche senza stravolgere le loro interpretazioni; Clark Gregg, in particolare, indossa una maschera bonaria che nasconde tutte le sue incertezze, mentre cerca di tenere a bada la verità. Deliziosa Simmons in versione “morto vivente”, con una vocina flebile che sembra riecheggiare direttamente dall’aldilà.
Semplice ma efficace anche la resa visiva della distopia, caratterizzata da toni lividi che raffreddano l’ambiente, già disumanizzato dal clima di minaccia costante e dall’opprimente propaganda dell’Hydra, percepibile attraverso i mass media e sui manifesti che tappezzano le strade. Bisognerà capire quanto screen time sarà dedicato a questa realtà alternativa, e come si rapporterà con le vicende del mondo esterno, dove attendono nemici in carne, metallo e ossa. Intanto, però, il fascino velenoso di Madame Hydra promette guai anche nel Framework, ed è sicuramente piacevole vedere un altro personaggio iconico dei fumetti Marvel fare capolino in Agents of S.H.I.E.L.D..
Voto: ★★★1/2