Lo scrittore britannico Nick Hornby è oramai un habitué anche al cinema: oltre ad aver sceneggiato film nominati agli Oscar come An Education e Brooklyn, sono numerosi i suoi romanzi che sono stati adattati per il grande schermo. Tra questi, i noti About a boy – Un ragazzo e il recente Non buttiamoci giù. È ora la volta di Tutto per una ragazza, romanzo del 2005 ora divenuto lungometraggio per mano di Andrea Molaioli, regista del pluripremiato La ragazza del lago, che trasporta le vicende dall’uggiosa Londra alla solare Città Eterna.
Scatti, prendi velocità, salti, cadi, ti rialzi dolorante ma con più volontà di prima: questa la filosofia dello skateboard, portata avanti tanto da un campione come Tony Hawk quanto da Samuele, sedicenne romano come tanti altri, con la passione della tavola su ruote e una famiglia un po’ inusuale, composta principalmente da una madre non solo giovanile, ma anche molto giovane (appena trentadue anni!) e un padre scapestrato e quasi sempre assente. Una vita problematica, la loro, ma affrontata senza troppi patemi. Sam sogna la California e di seguire le orme del suo idolo, ma la realtà e le conseguenze delle scelte quotidiane di ognuno potrebbero troncare il suo sogno sul nascere: e se, proprio come sua madre e sua nonna prima di lui, diventasse genitore ancora in età da liceo? L’incontro con la bella e volitiva Alice potrebbe tramutare questa “maledizione” in realtà…
Slam – Tutto per una ragazza è un film sicuramente atipico, tutto da scoprire. Un po’ commedia, un po’ racconto di formazione, sicuramente porta con sé la tipica attenzione di Hornby nel tratteggiare personaggi deliziosamente umani, pieni di dubbi ma anche desiderosi di scoprire le proprie potenzialità. La tematica della paternità precoce, più sentita nel contesto britannico originale, calata in quello italiano diventa più un pretesto per parlare di possibilità, di scelte, di coraggio di prendere in mano il proprio destino, pur con l’incoscienza tipica di chi affronta un pericoloso “trick” con lo skate, rischiando denti rotti in nome della propria volontà ad affermarsi come individui. E non è una particolarità unica del protagonista: il fulcro della vicenda sta proprio nell’osservare come i quattro protagonisti fronteggino le situazioni che gli si parano davanti e come, nei momenti di debolezza, siano spalleggiati per favorire il benessere di una nuova vita, innocente e -si spera- più accorta e mai pavida.
Molaioli, con l’ausilio degli esperti Ludovica Rampoldi e Francesco Bruni, rende perfettamente coerenti i personaggi con l’ambientazione e, grazie ai giusti interpreti, li fa empatizzare col pubblico. Ludovico Tersigni e Barbara Ramella, benché ancora relativamente alle prime armi, sanno già come muoversi e apparire credibili, anche in alcune scene in cui poteva essere difficile dimostrare il giusto feeling tra Sam e Alice. Un plauso va, inoltre, ai protagonisti adulti, a cominciare da un’ottima e sfaccettata Jasmine Trinca, passando per un Luca Marinelli che sfonda lo schermo nei pochi minuti che appare.
La vicenda, a volte, sembra incespicare in alcune scelte narrative non semplici o comuni (ma comunque presenti già nel romanzo originale, come il bizzarro elemento onirico/profetico) ma le fila del racconto sono sempre coerenti e, nonostante tutto, rifuggono il buonismo a tutti i costi che ci si potrebbe aspettare, assestando anzi qualche spiazzante e realistico colpo agrodolce.
Un film coinvolgente, non perfetto, forse, ma in grado di far riflettere sia il suo pubblico giovanile d’elezione quanto quello degli adulti.
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