Incassi da record questo fine settimana in Italia e nel mondo intero per La Bella e la Bestia, versione live action del capolavoro animato degli anni ’90 prodotto dalla Disney. Belle (Emma Watson) e la Bestia (Dan Stevens) tornano in un kolossal diretto dal premio Oscar Bill Condon. Costato ben 160 milioni di dollari, ha sorpreso tutti per l’incredibile fedeltà con il cartoon originale, e per le ricostruzioni impeccabili in termini di scenografie, costumi e per la perfetta realizzazione in CG 3D dei noti personaggi, da Lumière a Mrs. Brick.
Gianluca Fratellini, pugliese classe 1980, nato come autodidatta ora svolge il ruolo di 3D Lead Animator in Mikros Image di Londra. Una lunga carriera nel campo dell’animazione 3D sia cinematografica che videoludica, e ha passato gli ultimi mesi proprio al lavoro presso gli studi della Framestore su alcune sequenze del film, a dir poco stupefacenti viste sul grande schermo. Gianluca ha anche lavorato ad un altro kolossal imminente, che è l’attesissimo Guardiani della Galassia – Vol 2 dei Marvel Studios e distribuito sempre da Disney.
Come sono state realizzate le scene più spettacolari del film? Come si può trasformare un cult animato in un film live-action?
Ecco la nostra intervista:
– Puoi parlarci innanzitutto del tuo lavoro a 360°? Come lo spieghi nel dettaglio a chi non conosce nulla di questo mondo così particolare?
Per semplificare il ruolo di un animatore 3D potrei descriverlo come quello di una persona che dà l’anima ad un personaggio virtuale, ma suonerebbe troppo semplicistico ma anche troppo onnipotente. Il ruolo del 3D Character Animator consiste nel ricreare l’illusione del movimento di un personaggio tridimensionale, creando delle performance di recitazione da attore (senza) l’ausilio del cosiddetto motion-capture, bensì a mano con un semplice mouse, dando origine a varie pose corporali ed espressioni facciali seguendo la direzione del regista e del supervisore dell’animazione.
In genere veniamo definiti come “attori timidi” in quanto preferiamo nasconderci dietro i personaggi e molto spesso registriamo con una videocamera la nostra performance come referenza utilizzando l’audio dell’attore che presta la voce al personaggio ed inventiamo quello che dovrebbe poi essere l’acting che vorremmo inserire nel nostro shot del film, per studiarne la dinamica, tempistica, body mechanic, espressioni […]. È un lavoro che necessita passione, pazienza, perseveranza e curiosità oltre che molto studio e dedizione.
– Qual è stato il tuo percorso e come sei arrivato a lavorare in questo campo e a raggiungere la tua precisa mansione?
Ho iniziato inconsciamente questo viaggio nel mondo del 3D e dell’animazione molto presto, già dall’età di 14 anni quando non avendo ancora una connessione ad internet acquistavo riviste specializzate sulla grafica digitale nell’edicola del mio paese Palo del Colle in provincia di Bari e bazzicavo alcune librerie dove potevo trovare manuali tecnici aggiornati su software di grafica e libri sui principi dell’animazione 2D.
Da allora non ho smesso di coltivare questa mia passione che credo sia nata da un forte connubio tra arte e tecnologia nutrendosi di curiosità, perseveranza, volontà, dedizione, sacrificio e ricerca delle emozioni comunicandole attraverso il linguaggio dell’arte e dell’animazione con forme strutturali ogni volta diverse. Ovviamente come tutte le forme di passioni, quella per l’animazione va amata e costantemente nutrita, curata e supportata anche nei momenti più duri sacrificando anche il proprio tempo e le proprie energie. Nell’ufficio di mio padre cominciai a prendere confidenza con i primi rudimenti di tecnica 3D con il famoso programma Autocad, un potente software di tecnica tridimensionale che veniva usato per costruire macchinari oleifici. Ed è in questo periodo che creai il mio primo cortometraggio “A Bug’s Story” e subito dopo ”Life in Smoke – Una vita in fumo”, dei corti che pubblicizzai nella rete. Durante gli studi universitari nella facoltà di informatica a Bari ricevo un’offerta di una società lussemburghese, che mi propone di lavorare come animatore e da li inizia la mia carriera cinematografica alla realizzazione di un lungometraggio animato in 3D “Tristan & lsolde” e poi “Renart the fox” specializzandomi sempre di più sulla character animation.
– Quali sono state le principali evoluzioni tecniche negli ultimi anni alle quali hai assistito da addetto ai lavori direttamente coinvolto? Cosa accadrà nei prossimi anni?
Come disse John Lasseter: “L’arte sfida la tecnologia e la tecnologia ispira l’arte”.Il settore dell’animazione è in continuo mutamento e progresso, che va al pari passo del progresso anche tecnologico oltre che creativo. Stiamo vivendo in un secolo di continuo sviluppo tecnologico che ha reso ormai la tecnologia accessibile a tutti…a partire dagli smartphones. Credo che la tecnologia della realtà virtuale unita alla tecnologia Oculus sarà qualcosa che avrà un forte impatto sia sul settore cinematografico e ludico che in quello medico, per esempio fino alla possibilità di lavorare remotly e poter entrare virtualmente in uno studio e fare magari riunioni in un ufficio virtuale condiviso attraverso un casco Oculus mentre in realtà ci si trova in qualsiasi posto del pianeta. Penso che cambierà la percezione della visione di un film e si cercherà di portare sempre di più lo spettatore al centro della storia e renderlo il traghettatore della storia.
– Hai lavorato a La Bella e la Bestia. Di quali personaggi di sei occupato personalmente? Di quali aspetti nella creazione del film?
Ho lavorato a cinque sequenze del film, di cui una è la famosa “Stia con noi (Be our guest)” sequenza musical in cui ho animato alcune scene con i personaggi Lumiere, Tockins e Spolverina. Poi, ne “La cena è pronta”, Lumiere e Tockins cercano di far ragionare la Bestia e convincerla ad invitare Belle a cena. In un’altra, Tockins perde una partita a scacchi con un esperto giocatore come Lumière, dandogli dell’imbroglione. In “Attacco al castello”, Madame Guardaroba si prepara con un grido teatrale a lanciarsi sugli intrusi nel castello, e poi una delle ultime sequenze in cui tutti i personaggi iniziano a perdere vita ed a irrigidirsi quando la Bestia è morente.
– Quali sono state le sfide de La Bella e la Bestia rispetto alle tue esperienze passate?
Soprattutto nella sequenza “Stia con noi” (Be our Guest) è stata dura animare tutta la parte in cui Spolverina ed altre 300 spolverine danzano. Tecnicamente erano scene molto complesse da gestire, in quanto molto pesanti da visualizzare anche sulle migliori workstation e che avevano subito diversi cambi a livello di coreografie, camere ed regia per le coreografie e composizioni, quindi ho dovuto parecchie volte rifare alcune scene da zero ed aiutarmi con delle semplici geometrie come cilindri e vari locators per immaginare e tracciare la loro posizione nello spazio;
Un’altra è stata nel realizzare il facciale in alcune scene di Madame Guardaroba visto che per le varie espressioni dovevamo modellare parti del sipario e delle tende con vari controlli che sarebbero poi state soggetti a simulazione… quindi abbiamo dovuto off-settare anticipando di qualche fotogramma il labiale per renderlo visibile con il gioco di ombre e di simulazione che si aggiungeva.
– Che ricordo ha del cartoon del 1991 e cosa hai provato a lavorare su questo nuovo classico moderno?
Senza dubbio un sogno realizzato. Avevo solo 11 anni quando guardavo la prima versione in videocassetta, apprezzandone i movimenti, la storia, la musica ed i colori con gli occhi di un bambino: dopo 25 anni mi sono ritrovato catapultato nel rappresentare con quegli occhi una fiaba sempre attuale, con una sua leggera ma intramontabile morale.
Tra l’altro due anni fa, a New York, ho conosciuto Glen Keane, uno dei più grandi animatori 2D della storia, supervisore dell’animazione per il primo film del 1991: mi ha regalato un suo schizzo della Bestia con i suoi “Beast wishes” che conservo gelosamente. Non avrei mai immaginato che avrei lavorato su questo stesso film un giorno… Non dimentichiamo che nel 1991 è stato il primo in assoluto nella storia del cinema d’animazione ad essere nominato agli Oscar per il miglior film.
– È più facile lavorare ad un film d’animazione o ad un live action? Cosa cambia per te?
Per un film totalmente generato in computer grafica oltre al personaggio vengono creati anche gli ambienti e tutto ciò che lo circonda insieme ai movimenti di camera in 3D, ma molto spesso questo avviene anche in un film live-action, tipo alcune scene di “Stia con noi” che sono interamente in 3D e non c’è nulla di vero; questo perché si ha un controllo totale anche sui movimenti di camera, per quanto riguarda invece un personaggio 3D in un film in live action, il personaggio digitale sarà inserito e sovrapposto solo verso la fine in post-produzione direttamente sugli ambienti reali, filmati con movimenti di camera reali.
Ovviamente la difficoltà che si presenta per noi animatori, per far interagire un personaggio virtuale con degli attori in carne ed ossa filmati precedentemente, è ardua e questo vale anche per gli stessi attori e registi che girano le scene in assenza del personaggio 3D che solo dopo verrà integrato in tutte le scene, utilizzando inizialmente magari punti laser o palline di riferimento nello spazio per rappresentare la posizione degli occhi dove poter guardare, oltre che la difficoltà in alcune scene in cui ci deve essere un contatto fisico tra il personaggio 3D ed il girato live.
Un’altra differenza è quella dello stile, generalmente nei film live action lo stile d’animazione è abbastanza realistico mentre nei cartoni animati ovviamente lo stile può cambiare parecchio. Non ho preferenze, a dire il vero mi piace poter cambiare ed animare in entrambi i tipi di produzione. Nel primo caso del live-action mi permette di sperimentare e migliorare la body mechanic e la fisica del movimento per renderlo più realistico possibile senza l’uso della motion-capture, mentre nel cartoon mi piace poter esagerare le leggi della fisica ed il tempo per esprimere ed ingannare l’occhio ricreando idee assurde che non potremmo vedere mai nella vita di tutti i giorni…(ma anche si ).
– Hai collaborato anche all’imminente Guardiani della galassia Vol. 2, in uscita ad aprile nei nostri cinema. In questo caso di cosa ti sei occupato?
Dopo aver apprezzato il primo non potevo rinunciare all’idea di lavorarci sul secondo… Mi sono occupato di animare principalmente alcune scene di Rocket e Baby Groot ma non posso anticipare altro sul film.
– Qual è effettivamente il tuo sogno? A quale film in arrivo vorresti lavorare e come vorresti proseguisse la tua carriera?
Il mio sogno è quello di poter continuare a realizzare con gioia e passione quello che ho sempre voluto fare e lavorare su progetti che abbiano storie belle che hanno bisogno di essere raccontate. Inoltre mi piace creare nuove idee e realizzare corti, come il mio quarto nuovo cortometraggio in 3d che al momento è già visibile nella mia mente ma che ha bisogno di tempo e risorse per far si che possa venire alla luce ed essere visto finalmente da tutti. Intanto a breve uscirà un piccolo corto che ho realizzato in questo ultimo anno nel tempo libero…che sarà pronto il prossimo mese e che sarà visibile sulla mia pagina web.
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