Cinema

Universal Monsters: Frankenstein di James Whale e l’arte di Jack Pierce

Pubblicato il 06 febbraio 2017 di Filippo Magnifico

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I protagonisti dei grandi classici horror targati Universal Pictures sono pronti per rivivere sul grande schermo! Con La Mummia, il reboot interpretato da Tom Cruise, Annabelle Wallis, Sofia Boutella, Jake Johnson in arrivo nelle nostre sale l’8 giugno 2017, verrà ufficialmente inaugurato l’Universo cinematografico dei mostri della Universal. Un universo condiviso su modello Marvel, animato però da figure che sono molto lontane dai classici supereroi. Il passato, però, non va dimenticato. Proprio per questo la redazione di ScreenWEEK.it ha deciso di condurvi lungo un viaggio nostalgico e terrificante, alla scoperta di pellicole che hanno lasciato un solco indelebile nella storia del cinema e di personaggi affascinanti come Dracula, l’Uomo Invisibile, il Mostro della Laguna Nera, l’Uomo Lupo. Nel primo appuntamento vi abbiamo parlato di Dracula, oggi è il turno di un’altra figura particolarmente importante per il cinema di genere: il Mostro di Frankenstein.

Morto un mostro, se ne fa un altro. Dopo il successo di Dracula, capite le potenzialità che le storie terrificanti potevano avere, la Universal cominciò a sfornare pellicole di genere con un ritmo vertiginoso, portando sul grande schermo nuove creature e nuovi interpreti. Diretto successore – anche per motivi di importanza letteraria – del famoso conte vampiro fu Frankenstein, film diretto nel 1931 da James Whale, praticamente contemporaneo a quello di Tod Browning.

Seguendo un possibile filo logico/cinematografico, anche in questo caso il ruolo principale – quello della Creatura – fu inizialmente offerto a Bela Lugosi, ma l’attore rifiutò per vanità (il trucco copriva in maniera determinante il suo bel volto). La rinuncia dell’attore ungherese permise a Boris Karloff (caratterista che poteva vantare un nutrito curriculum, sebbene poco conosciuto in America) di calarsi negli ingombranti panni del mostro, diventando una delle figure più celebri del cinema di genere. Errore di uno, fortuna dell’altro, almeno così si dice.

Il film di James Whale nasce dunque così, cavalcando l’onda di un passato successo. Nonostante questo non ha nulla da invidiare al suo padrino cinematografico. Stilisticamente parlando è una spanna sopra l’opera di Browning (che peraltro si dice abbia partecipato pochissimo alle riprese di Dracula) e presenta un personaggio – il Mostro – in grado di creare una maggiore empatia con il pubblico. Questo perché non ha nessuna colpa, se non quella di essere stato creato contro la sua volontà.

Ecco allora che le tematiche di una pellicola commerciale (perché così erano e sono tuttora considerati gli horror, purtroppo) diventano d’un tratto alte e per niente scontate. Frankenstein come apologia della scienza sbagliata? Una battuta per lungo tempo censurata e non presente nel doppiaggio italiano potrebbe spiegare molte cose al riguardo. La dice il Dr. Frankenstein subito dopo il suo esperimento, una volta (ri)animato quel collage di parti umane: “Ora so cosa si prova ad essere Dio!”.

Sono tanti i fattori che rendono grande un film e solitamente cambiano a seconda del genere. Cosa sarebbe, ad esempio, un horror senza un grande make-up artist? Praticamente niente. La storia, la regia, gli interpreti, sono fondamentali alla buona riuscita di una pellicola, ma sono del tutto inutili senza quel tocco concreto, in grado di allontanare lo spettatore dalla dimensione razionale.

Tra i padri fondatori di quest’arte c’è sicuramente Jack Pierce, che nel periodo d’oro della Universal ha curato il trucco dei più importanti mostri cinematografici del grande schermo: Frankenstein, La Mummia, L’Uomo Lupo, solo per citarne alcuni. Caratterizzazioni che hanno superato il semplice stupore, diventando parte dell’immaginario comune. Prendete ad esempio la creatura interpretata da Boris Karloff: una resa a dir poco stupefacente, realizzata con dei mezzi che farebbero impallidire persino Art Attack (Karloff arrivò persino a farsi togliere un ponte dentale per tirare in dentro la guancia e assumere un aspetto più cadaverico)

Non a caso stiamo parlando di quello che è considerata uno dei make-up più riusciti della Settima Arte. Il motivo è semplice: chiudete gli occhi, provate ad immaginare il Mostro di Frankenstein. Al novanta percento la figura che avete in mente è quella creata da Jack Pierce e la risposta vale anche se non avete mai visto il film diretto da James Whale, perché si tratta di un mostro entrato nell’immaginario comune. Se non è mito questo, cos’altro potrebbe esserlo?

Per oggi è tutto. Rimanete sintonizzati sulle nostre frequenze, perché la prossima settimana ci sarà la seconda tappa di questo viaggio che vi porterà alla scoperta dell’Universo dei Mostri della Universal. Vi invitiamo anche a seguire la pagina Facebook Universal Monsters Universe, in grado di placare la vostra sete di orrore classico, senza dimenticare l’hashtag #MonsterSW, indispensabile per rimanere costantemente aggiornati sul nostro viaggio.

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