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In onda sulla BBC One inglese dal 7 Gennaio e sul canale americano FX dal 10 Gennaio, la nuovissima serie Taboo ha già conquistato milioni di fan raccontando le avventure di James Keziah Delaney, interpretato da un perfetto Tom Hardy (che ideando il soggetto per la serie si è cucito addosso un personaggio che sente visibilmente come totalmente proprio).
TABOO
Fin dai primi istanti lo show è difficile da inquadrare in un genere: la cura dei dettagli farebbe subito pensare ad una serie in costume, devota alla ricostruzione storica; ma basta pochissimo per ravvisare anche molte delle caratteristiche del thriller (forse anche dell’horror), del drama puro e addirittura del fantasy. All’inizio della storia, James torna a Londra per presenziare al funerale del padre, dopo aver passato molti anni in Africa ed essere stato dato per morto da chiunque; sulla sua persona girano voci inquietanti e assurde che vengono ricollegate alla “pazzia” che sembrerebbe albergare nei Delaney. Fin troppe persone però non sono affatto felici del suo ritorno: dalla sorella Zephia, che nasconde un oscuro segreto (interpretata da Oona Chaplin, la Talisa Stark di Game of Thrones), al borioso marito di lei, ai meschini imprenditori a capo della Compagnia delle Indie che mirano ad un misterioso appezzamento di terra che l’uomo ha ricevuto in eredità. E c’è anche qualcosa nel passato dello stesso James che tramite dinamiche soprannaturali continua a tormentarlo…
TOM, TOM, TOM
In ogni momento, Tom Hardy riempie totalmente la scena. Moltissimi i comprimari, ma destinati ad una funzione di mero supporto: Hardy è protagonista, motore e deus ex machina dell’intera vicenda, ed è quasi nullo il minutaggio che non gli viene dedicato direttamente. Solo un attore straordinariamente dotato sarebbe in grado di reggere un tale peso all’interno di uno show composto da più episodi, ed è fortunatamente questo il caso: il personaggio di James Delaney è studiato minuziosamente (e minuziosamente in linea con la recitazione di Hardy) per riuscire a non annoiare mai lo spettatore di fronte alla sua presenza.
Ma non si tratta di un personaggio con cui è facile empatizzare: il carisma di Tom Hardy ci costringe a seguire il filo della trama (complicata ma risolutoria), a voler conoscere i segreti solo accennati, a cercare di comprendere le oscure motivazioni delle sue azioni, ma James Delaney non ci starà mai simpatico: non è stato scritto per essere riconosciuto come identificativo dello spettatore, ma anzi per metterlo maliziosamente in una posizione di ricercato e delicato disagio.
DETTAGLI
La cura dei dettagli in Taboo ha il carattere di una produzione cinematografica. A partire dai costumi e dalle ambientazioni, che ricostruiscono una Londra incredibilmente realistica ed ancorata al momento storico in cui è ambientata la vicenda (ci troviamo nel 1814). Inizialmente l’impatto è quasi estraniante, abituati come siamo a veder dipingere il passato con i toni accesi della modernità: in Taboo invece non troviamo facce curate ma visi distrutti dal vaiolo, dentature mai perfette, prostitute lontane dal candore e dalla bellezza attuale legate ad un’era priva di saloni di bellezza o anche solo di acqua corrente. Ogni personaggio che compare sulla scena rispecchia nell’aspetto l’appartenenza ad una determinata classe sociale: non solo tramite il vestiario ma soprattutto nei segni che ne ricoprono il viso, nella sporcizia, nei particolari aggiunti come anelli, tatuaggi o denti fittizi; è sconcertante quanti personaggi vengano presentati ricoperti di sangue e quanto sia comunque possibile vederli del tutto inseriti nel loro contesto.
Trucco e ricostruzione storica sono curati al millimetro, quest’ultima con un’occhio di riguardo anche al difficile momento temporale: la guerra fra Stati Uniti e ‘Inghilterra e la reggenza del principe (che diventerà poi Giorgio IV nel 1820) in primis, per poi continuare con le pratiche mediche, il peso della religione e della superstizione, la schiavitù e molto altro ancora.
I primi episodi di Taboo iniziano una trama articolata (con James protagonista assoluto), dai risvolti soprannaturali e che affonda le proprie radici nella storia ponendosi contro la schiavitù; parallelamente si snodano le storie secondarie della sorella di James e di altri personaggi minori che vista la sovraesposizione di Hardy riescono ad occupare uno spazio davvero minimo, senza però che si senta mai il bisogno di correggere tale sbilanciamento. Interessante e sicuramente consigliatissima.
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