Cinema Recensioni

Yoga Hosers: arrivano i Wurstel Nazisti di Kevin Smith, la recensione

Pubblicato il 26 novembre 2016 di Filippo Magnifico

Yoga Hosers nasce da una costola di Tusk, il (sottovalutato) body horror di Kevin Smith, concepito praticamente per gioco e diventato grazie al sostegno dei fan una versione grottesca di Human Centipede (che già era grottesco, quindi figuratevi un po’…). È il secondo capitolo di una saga conosciuta come “The True North Trilogy” e riporta in scena alcuni personaggi visti nel precedente film, nello specifico le due giovani commesse teenager (le figlie d’arte Lily-Rose Depp e Harley Quinn Smith) e l’eccentrico investigatore Guy Lapointe, aka l’ennesima faccetta di Johnny Depp coperta da un pesante make-up.

La trama? Difficile da riassumere ma a grandi linee vede le due giovani ammalate di smartphone alle prese con una minaccia decisamente inaspettata: dei minuscoli mostri nazisti composti per la maggior parte da salsiccia e conosciuti con il nome di Bratzis. Anche in questo caso la parola d’ordine è grottesco e Kevin Smith di certo non si lascia pregare, intavolando una gag nonsense dopo l’altra e dando libero sfogo alla sua fantasia. Il tutto senza un freno ed è proprio questo il problema principale: Yoga Hosers è la dimostrazione tangibile che “il troppo stroppia” e lo dimostra mandando in malora ogni minimo input positivo lanciato durante il cammino (si veda ad esempio l’entrata in scena “social” di ogni personaggio, carina in principio ma ripetuta in maniera così ossessiva da risultare alla fine solo irritante).

L’impressione è che il film sia stato realizzato solo ed esclusivamente ad uso personale di tutte le persone coinvolte. Una cosa percepibile in ogni singolo frame: ognuno di loro sembra sul serio essersi divertito molto sul set, a partire dalle giovani protagoniste fino alle fugaci comparse illustri, che comprendono nomi come Vanessa Paradis, Haley Joel Osment e addirittura Stan Lee.

Contenti loro, contenti tutti, direbbe qualcuno ma non è così. Quel “me ne frego di cosa pensa la critica!”, spiattellato apertamente nel film con un dialogo che non è certo messo lì a caso, sottolinea una volta per tutte la volontà di realizzare un’opera personale, è vero, ma quale sarebbe il pubblico se si escludono le persone presenti sullo schermo? È possibile dare più interpretazioni a Yoga Hosers, si potrebbe addirittura leggere come l’estremo manifesto del “potere dei nerd”, di un regista che è sempre riuscito a muoversi nel panorama indipendente uscendone vincitore (al suo debutto su FlixFling, Yoga Hosers è stato subito tolto dal free trial per eccesso di click, quindi, che piaccia o meno, ha vinto in ogni caso).

Il problema vero è che non riesce mantenere le promesse base che ogni film, a seconda del genere in cui lo si colloca, dovrebbe mantenere. Non fa ridere nei momenti divertenti, non è avvincente quando dovrebbe esserlo, non ha dei personaggi in grado di suscitare un minimo di interesse (a parte i Bratzis che strappano qualche sorriso per la loro genuina idiozia). Ciononostante prova continuamente a conquistare il pubblico, citando da un lato, facendo l’occhiolino dall’altro e, proprio come un comico alla disperata ricerca di una risata, alla fine risulta solo patetico.

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