Kevin Smith torna alla regia di The Flash con Killer Frost, episodio che imprime una svolta alla trama orizzontale della terza stagione…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Flash (Grant Gustin) è in balia di Savitar, che trascina l’eroe da un capo all’altro di Central City e gli dice di essere il sovrano della Speed Force. Cisco (Carlos Valdes) fatica a localizzarlo, è come se si teletrasportasse da un punto all’altro. H.R. (Tom Cavanagh) suggerisce che lui e Caitlin (Danielle Panabaker) intervengano per aiutare l’amico, quindi Cisco apre un portale che li conduce direttamente da Savitar, proprio nel momento in cui sta per uccidere Flash. Non possono vederlo, ma Caitlin riesce a congelarlo con i suoi poteri e a metterlo in fuga.
Wally (Keiynan Lonsdale) viene trasferito negli S.T.A.R. Labs, avvolto in un bozzolo. Joe (Jesse L. Martin) è molto preoccupato, e interroga uno dei seguaci di Dr. Alchemy per rintracciare il criminale. Caitlin, intanto, sta cedendo al suo lato oscuro, perché l’utilizzo dei suoi poteri per salvare Flash sta facendo emergere Killer Frost. Anche lei vuole trovare Alchemy, nella speranza che possa invertire il processo, quindi rapisce Julian Albert (Tom Felton) per costringerlo a scrivere un algoritmo che l’aiuti a trovare gli adepti dell’alchimista. Flash interviene per fermarla, ma lei gli rinfaccia di aver sempre rovinato le vite di chi gli sta vicino, compreso Cisco, il cui fratello era vivo prima di Flashpoint; poi lo ferisce a una gamba e scappa.
Barry torna alla base, dove trova Cisco – che ha ascoltato tutta la conversazione – furioso con lui. Caitlin irrompe in casa di un altro seguace, ma la squadra aveva previsto la sua mossa, e Cisco la affronta. Arriva anche Flash, ma Caitlin per poco non lo assidera con un bacio glaciale, poco prima che Cisco riesca a tramortirla con un’onda d’urto. Caitlin viene rinchiusa nell’acceleratore.
Barry è distrutto, ma Iris (Candice Patton) gli dice che deve smetterla di prendersi tutte le colpe. Joe, disperato per suo figlio, rompe il bozzolo, da cui Wally esce con i poteri di un velocista; purtroppo, però, la sua mente non è ancora allineata con il corpo, quindi si trova in una sorta di “coma attivo”, e sfreccia via. L’unica che può trovare una soluzione è Caitlin. Barry va da lei e apre la cella: le dice che può andarsene, ma prima dovrà ucciderlo, lui non opporrà resistenza. Caitlin lo minaccia con una stalattite di ghiaccio, ma Barry non demorde, e insiste che lei dovrà guadagnarsi il suo nome (Killer Frost) se vuole andarsene. Di fronte a questa prospettiva, Caitlin rinsavisce e abbraccia l’amico, poi sintetizza un siero che aiuterà Wally. H.R. chiede a Joe di usare il suo istinto per capire dove sia andato suo figlio: a Keystone City, nella sua casa natale. Joe e Barry lo raggiungono, gli iniettano il siero e lo riportano in stato di coscienza. In seguito, Wally comincia ad allenarsi con l’ipervelocità, mentre Cisco dice a Barry che non è sicuro che fra loro la situazione possa tornare come prima.
Barry chiede a Julian di non dire nulla su Caitlin, e lui acconsente, ma solo a patto che Barry si dimetta dal Dipartimento di Polizia: non può accettare di lavorare con qualcuno che antepone l’amicizia alla giustizia. Barry onora il patto e si licenzia.
Di notte, Julian sente il richiamo di Savitar, che ha ancora bisogno di lui: Julian non vuole, ma alla fine si arrende e indossa il costume di Alchemy…
Da un grande potere…
È ormai palese che Kevin Smith non venga chiamato per caso: anche Killer Frost, come The Runaway Dinosaur, è un episodio fondamentale nel percorso narrativo di The Flash, poiché imprime una brusca svolta alla trama orizzontale della terza stagione, giusto una settimana prima del cross-over. Il cuore della puntata è rintracciabile nell’eponima supervillain: dopo più di due anni, Caitlin cede al suo destino fumettistico e si trasforma – seppur momentaneamente – in Killer Frost, emulando il suo Doppelgänger di Terra-2.
L’idea alla base dell’episodio è vincente perché paradossale: proprio quando Savitar annuncia la sua minaccia e ci sarebbe maggior bisogno di unità, la squadra si frantuma, vittima del rancore che Caitlin e Cisco nutrono verso Barry. The Flash tocca così un tema fondamentale nel fumetto supereroistico, obbligando l’eroe a confrontarsi con il suo senso di responsabilità: come insegna un illustre collega della concorrenza, un grande potere è inscindibile dalle responsabilità che gli derivano, soprattutto quando è in grado d’influenzare lo spazio-tempo. Barry ha usato i suoi poteri egoisticamente, e le conseguenze ricadono sulle persone che ama. In tal senso, il copione di Killer Frost riesce a tratteggiare in modo graduale la metamorfosi di Caitlin, pur all’interno di un singolo episodio – ovvero 45 minuti scarsi – che deve gestire numerosi protagonisti e molte sfaccettature (con passaggi talvolta inverosimili). Impossibile non empatizzare con lei, donna brillante e dolcissima che ha già perso molto, e che ora cerca di riprendere il controllo della sua sorte. Danielle Panabaker, complice l’azzurro glaciale dei suoi occhi “mutati”, coagula i conflitti interiori del personaggio in un’interpretazione più convincente del solito, dove la sofferenza viene spesso mascherata da una rabbia ammaliante.
Stavolta Kevin Smith è alle prese con un episodio più variegato rispetto a The Runaway Dinosaur, poiché l’intimismo – comunque presente – si mescola ad alcune scene molto spettacolari, nonostante gli scontri fra Killer Frost, Flash e Vibe siano piuttosto limitati; Savitar, in compenso, sfoggia tutta la gloria dei suoi poteri divini e trascina il Velocista Scarlatto in una corsa forsennata da un capo all’altro di Central City, dove le inquadrature si fanno vagamente “metafisiche”. In questi frangenti, peraltro, la CGI ha il fiato corto, ma i limiti dei budget televisivi non sono certo una novità, e la realizzazione grafica del supercattivo è piuttosto buona (considerando tali carenze).
La soluzione dello scontro è intelligentemente emotiva, non fisica: solo mettendosi a nudo di fronte all’amica, rendendosi vulnerabile al suo cospetto, Barry può farla tornare in sé. La sceneggiatura ha anche il merito di legittimare la presenza di H.R. (alias Wells), che altrimenti si ridurrebbe a una macchietta priva di senso: in questo episodio, invece, emerge la sua capacità di ispirare il prossimo e di riconoscere il valore altrui, riportando Joe in primo piano e sollecitando le azioni di Cisco con alcune intuizioni determinanti. Meno curata è invece la gestione della metamorfosi di Wally, che si risolve frettolosamente nell’epilogo grazie all’intervento di Caitlin, ormai rinsavita. Infine, non stupisce affatto – e non tenta nemmeno di farlo – la rivelazione circa l’identità di Dr. Alchemy, che poteva essere soltanto Tom Felton; interessante, però, l’idea che Julian sia recalcitrante davanti alle richieste di Savitar, e che quindi la sua caratterizzazione sia più sfumata rispetto a quella del velocista divino, ben più monolitico. Staremo a vedere.
La citazione:
«Perché non ti ho semplicemente seguita dentro casa?»
Ho apprezzato:
– La metamorfosi di Caitlin
– Il tema della responsabilità
– L’interpretazione di Danielle Panabaker
– Il ruolo di H.R.
– Le scene con Savitar
Non ho apprezzato:
– La CGI altalenante
– La gestione frettolosa della trasformazione di Wally
– Alcune svolte narrative sono inverosimili
[widget/serietv/586-the-flash]
[widget/artist/42516,47384,48255,46820,7693,28298,1329]