Supergirl – La recensione di Medusa, prima parte del cross-over Invasion!

Supergirl – La recensione di Medusa, prima parte del cross-over Invasion!

Di Lorenzo Pedrazzi

Medusa dà inizio al mega cross-over del DC TV Universe, ma i suoi legami con la minaccia dei Dominatori sono molto limitati: si tratta infatti di un “canonico” episodio di Supergirl, dove soltanto la coda finale fa da ponte per il cross-over…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Kara (Melissa Benoist), Alex (Chyler Leigh), Eliza (Helen Slater), Winn (Jeremy Jordan), James (Mehcad Brooks) e Mon-El (Chris Wood) si ritrovano a pranzo per il Ringraziamento. James vorrebbe confessare a Kara di essere Guardian, mentre Alex vorrebbe fare coming out con sua madre, ma entrambi desistono dal loro intento perché un portale interdimensionale si apre sulle loro teste e poi sparisce. Nessuno ha la minima di come sia successo.
In seguito, Mon-El trascorre la serata presso il bar degli alieni, dove Hank Henshaw (David Harewood) piazza un dispositivo sotto al bancone. Mon-El lo scambia per J’onn e lo segue fuori, ma viene prontamente attaccato da lui. Nel bar, il dispositivo rilascia una nube che uccide tutti gli alieni, mentre Hank si dilegua. Il D.E.O. si mobilita per indagare, ed Eliza scopre che si tratta di un virus progettato specificatamente per gli alieni. Kara si rende conto che il suo sangue è stato usato da Henshaw per entrare nella Fortezza della Solitudine, dove il criminale ha rubato la formula del suddetto virus, Medusa, che fu progettato dal padre di Kara per uccidere i non-kryptoniani in caso di invasione. Mon-El, esposto al virus, è in quarantena e rischia la vita; temendo di morire, dice a Kara che è bellissima, e la bacia.
Per utilizzare il virus su vasta scala come un’arma, CADMUS ha bisogno di un isotopo sperimentale della L-Corp, e Hank irrompe nella sede della società per rubarlo. Supergirl lo affronta e, complice una nuova apparizione del portale interdimensionale, riesce a scacciarlo, ma Maggie Sawyer (Floriana Lima) resta ferita. Alex medica la sua ferita, e le dice che si sente pronta ad abbracciare la sua nuova vita: Eliza, infatti, ha intuito da sola che Alex voleva confessarle di essere gay, ed è stata ben felice di accettare il suo orientamento.
Dopo il fallimento di Henshaw, Lillian Luthor (Brenda Strong) si reca da sua figlia Lena (Katie McGrath) per farsi consegnare l’isotopo. Lei accetta, apparentemente irritata per la diffidenza che Supergirl mostra nei confronti della sua famiglia.
Un razzo viene armato con il virus, ed è proprio Lena ad attivarlo. Mentre J’onn si trasforma in Marziano Bianco per combattere contro Henshaw, Kara si lancia all’inseguimento del missile, che però esplode sui cieli di National City. Kara torna indietro ad aiutare J’onn, travolgendo Henshaw per metterlo al tappeto. Il virus però non ha effetto: Lena aveva solo finto di allearsi con sua madre, e ha reso l’isotopo inerte perché fosse inoffensivo. Lillian viene arrestata, ma Henshaw riesce a scappare. Eliza sintetizza una cura partendo dal virus, e salva la vita di Mon-El; inoltre, blocca la metamorfosi di J’onn in Marziano Bianco, restituendogli la sua vera natura.
Maggie fa visita ad Alex e le confessa che gli eventi recenti le hanno fatto cambiare prospettiva sulla loro relazione: le due donne si baciano. Nello spazio, un gruppo di misteriosi alieni dà la caccia a Mon-El e a qualunque daxamita sopravvissuto. Intanto, nell’appartamento di Kara si materializza un altro portale, da cui escono Barry Allen (Grant Gustin) e Cisco Ramon (Carlos Valdes). Kara immaginava che fosse il suo amico Flash la causa di quei portali. Barry le chiede aiuto per qualcosa che sta succedendo sulla sua Terra, e lei non ci pensa due volte…

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Un evento in tre serate
Realizzare un cross-over supereroistico tra quattro serie tv – nello specifico Supergirl, The Flash, Arrow e Legends of Tomorrow – è un progetto ambizioso, anche perché tenta di riadattare per il formato televisivo una consuetudine molto diffusa nei fumetti (le miniserie-evento che riuniscono quasi tutti gli eroi di un determinato universo narrativo) e ora anche al cinema (grazie al successo del Marvel Cinematic Universe); purtroppo, però, Invasion! non parte con i migliori auspici, poiché Medusa intrattiene un legame molto sottile con il cross-over, e il coinvolgimento della Ragazza d’Acciaio risulta abbastanza disorganico. Invece di concepire una macrotrama che riguardi anche l’universo di Supergirl, i produttori Greg Berlanti, Andrew Kreisberg e Marc Guggenheim sembrano concentrare la minaccia solo su Terra-1, e Kara viene “chiamata alle armi” semplicemente perché Flash ha bisogno del suo aiuto. Se si escludono le apparizioni del portale dimensionale nel corso della puntata (peraltro senza alcuna spiegazione circa la mancata apertura del passaggio), il collegamento con Invasion! è quindi tutto concentrato nell’epilogo, e si risolve in un paio di minuti: troppo poco, soprattutto se consideriamo le promesse di “un evento in quattro serate”.

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Per il resto, Medusa è un episodio che s’inserisce perfettamente nella media di Supergirl, correndo sul doppio binario dell’avventura e del melò. Una media che, purtroppo, tende verso il basso: la sceneggiatura dell’episodio è funestata da buchi narrativi molto evidenti, e non si preoccupa di spiegare per quale motivo proprio gli umani – oltre ai kryptoniani – siano immuni al virus; inoltre, si dimentica completamente di James Olsen e del suo alter ego, Guardian, che spariscono dopo il prologo. Anche l’azione non ha molto da dire, e talvolta si risolve in modo ben poco sensato. Hank Henshaw alias Cyborg Superman mette in seria difficoltà sia Supergirl sia Martian Manhunter, ma alla fine viene atterrato da un intervento fugace della Ragazza d’Acciaio come se fosse un nemico qualsiasi, dissipando il potenziale climax dello scontro. I dialoghi dozzinali, poi, non aiutano: impossibile non sorridere quando il supercattivo esclama «Non sono Hank Henshaw, sono Cyborg Superman!», e Supergirl gli risponde «Sarai pure un cyborg, ma di certo non sei Superman». Sembra di essere tornati ai tempi di Smallville.

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Va un po’ meglio sul piano del melò, poiché tutto sommato i sentimentalismi non sono eccessivamente caricati né troppo invadenti. L’attrazione di Mon-El per Kara è sensata, frutto di una solidarietà tra rifugiati in un mondo straniero e spesso ostile, così come pienamente giustificato è il bacio fra i due (Mon-El pensava di essere in punto di morte, quindi ha voluto evitare qualunque rimpianto). La ritrosia del daxamita ha castrato la storia d’amore sul nascere, ma sicuramente riemergerà nei prossimi episodi. Alex, intanto, fa coming out con Eliza e vive l’inizio della sua relazione romantica con Maggie Sawyer, soluzione un po’ scontata che toglie drammaticità al suo personaggio, ma in compenso le dona un barlume di serenità. In tutto questo, Chyler Leigh si conferma un’interprete valida e garbata, mentre Melissa Benoist illumina ogni scena con la sua consueta dolcezza.

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Per Supergirl, comunque, si tratta del mid-season finale: nulla di sconvolgente sul piano della trama, ma per il momento la minaccia di Lillian Luthor sembra sia stata sventata, mentre nuovi nemici si profilano all’orizzonte, in cerca di Mon-El. Di sicuro CADMUS non è l’unica minaccia che grava su questa seconda stagione.

La citazione:
«Ti ricordi quando l’anno scorso ti ho aiutata e tu mi hai promesso che avresti fatto lo stesso?»
«Cosa dobbiamo affrontare?»

Ho apprezzato:
– La liaison tra Supergirl e Mon-El
– Le interpretazioni di Melissa Benoist e Chyler Leigh

Non ho apprezzato:
– I buchi narrativi nella sceneggiatura
– I dialoghi talvolta dozzinali
– I legami quasi assenti con il cross-over

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