Manca poco all’arrivo di The Young Pope, la miniserie scritta e diretta dal premio Oscar Paolo Sorrentino che andrà in onda in Italia su Sky Atlantic dal 21 ottobre.
Co-prodotta da HBO, Sky e Canal +, la serie racconta in dieci episodi la storia di Lenny Belardo (Jude Law), alias Pio XIII, il primo Papa americano della storia.
Giovane e affascinante, la sua elezione sembrerebbe il risultato di una strategia mediatica semplice ed efficace del collegio cardinalizio. Ma, com’è noto, le apparenze ingannano. Soprattutto nel luogo e tra le persone che hanno scelto il grande mistero di Dio come bussola della loro esistenza. Quel luogo è il Vaticano, quelle persone sono i vertici della Chiesa. E il più misterioso e contraddittorio di tutti si rivela Pio XIII. Scaltro e ingenuo, ironico e pedante, antico e modernissimo, dubbioso e risoluto, addolorato e spietato, Pio XIII prova ad attraversare il lunghissimo fiume della solitudine dell’uomo per trovare un Dio da regalare agli uomini. E a se stesso.
Dopo aver presentato in anteprima i primi due episodi al Festival di Venezia qualche settimana fa, Sorrentino è sbarcato a Roma per presentare la serie insieme a Jude Law, Silvio Orlando, il produttore Lorenzo Mieli e alcuni membri del cast. Nella lunga conferenza stampa non solo ha svelato di essere già al lavoro sulla seconda stagione di The Young Pope, ma anche rivelato alcuni gustosi retroscena di quello che sembra essere uno dei prodotti seriali di maggior livello mai nati nel nostro paese. Non è un caso che sia stato venduto già in 110 paesi ancor prima della sua messa in onda.
Com’è stato passare dal cinema ad una serie tv?
Sorrentino: “Il lavoro è stato monumentale, una produzione molto impegnativa, realizzatasi grazie allo sforzo di Sky. Devo davvero ringraziare la mia troupe, per una dedizione e sacrificio non comuni, il cast splendido, un gruppo di attori non soltanto eccellente, ma su un piano umano particolarmente straordinario. Non è una cosa scontata in questo lavoro, ed è stato essenziale per collaborare per sette mesi. Ringrazio anche gli attori con ruoli minori, che sono stati decisivi. […] Questa meravigliosa opportunità, data attualmente a molti registi, consente di fare un cinema d’autore lunghissimo e poderoso, che non si poteva più fare da molto tempo. Ci viene data questa possibilità, di spostare quest’ambizione in tv. Il tutto grazie all’intelligenza e alla disponibilità dei committenti, che hanno reso possibile due condizioni necessarie: la libertà creativa e una disponibilità economica importante.”
Com’è stata costruita questa sfida? Siete orgogliosi del risultato?
Lorenzo Mieli di Wildside: “Il modello produttivo è stato un ottimo modello di lavoro. Con Paolo abbiamo deciso di svilupparla sulla base della sua idea condivisa. La scala era importante, l’ambizione e la natura abbiamo subito capito sarebbero stati grandi. Volevamo costruire una struttura produttiva di cast e ampiezza importante. Il primo partner a cui ci siamo rivolti è stato Sky, con cui avevamo rapporti di lunga data, ma ne dovevano servire altri e abbiamo proseguito per mettere insieme i migliori giocatori del campo: Sky, HBO e Canal Plus. Tra l’altro HBO mai aveva realizzato una produzione europea. Tutto questo avveniva già mentre Paolo scriveva. Le sfide sono state molte, ma questa la più significativa.”
Andrea Scrosati, Sky: “Ogni anno vengono prodotte 450 serie, e noi cerchiamo di comprare il meglio. Questa è completamente diversa in termini di linguaggio, visione, struttura produttiva. Già il primo giorno era evidente, quando Paolo e Lorenzo sono venuti a proporcelo. Era qualcosa di unico, e l’idea era talmente originale che ci han convinto immediatamente.”
Come hai fatto a costruire la gestualità del potere? C’è un misto di incoscienza e consapevolezza in Lenny/Pio XIII. Come hai lavorato?
Jude Law: “Il mio istinto iniziale è stato quello di cercare di capire, di studiare la storia del Vaticano e dei diversi papati. Comprendere gli effetti che hanno avuto i diversi pontefici sulla fede cattolica. La prima reazione è stata di panico, poi è arrivata la consapevolezza: non riuscivo a trovare alcuna indicazione chiara su chi dovesse essere questo Papa nel mondo creato da Paolo. Mi sono quindi fatto guidare da lui come regista, perché questa era la strada più chiara, per riuscire a tratteggiare un personaggio che fosse più completo, che fosse Lenny. Sono tornato quindi alla sceneggiatura, seguito indicazioni di Paolo, per costruire un uomo che fosse credibile, che a 47 anni potesse effettivamente essere Papa. Stabilendo una serie di regole, su chi era pronto ad accogliere, e chi era pronto ad escludere. Lui vuole che la gente si interroghi su cosa gli sta passando per la testa, come se fosse un gioco. […] Per quanto riguarda i gesti e la postura, devo dire che tutto è condizionato dall’abito in senso letterale. Mi ero interrogato sul perché i pontefici tenessero sempre le mani conserte, ma il fatto è che non sai mai dove metterle con tali abiti (conserte o dietro). Ho continuato a farlo anche quando non giravo. Per il linguaggio corpo, ho voluto lavorare sull’essenzialità, su gesti che potessero dare potenza. La mia impostazione è stata minimalista.”
Il Cardinal Voiello maschera impassibilità e scaltrezza, è tifoso del Napoli quanto di Dio. Come è stato interpretarlo?
Silvio Orlando: “Quando ho finito la serie mi sono sentito un po’ come la Cristoforetti. È stata un’impresa durissima e capisco che nessuno si aspettasse nulla da me, tra l’altro recitando in inglese! Sono orgoglioso di essere in qualcosa di così bello. Ai miei tempi, ricerca bellezza sembrava quasi una cosa volgare. Paolo ha cambiato tutto, ha cercato la bellezza nelle immagini, senza paura di estetismi. Sono frastornato e felice di questo nuovo inizio per me, e per il vero laboratorio audiovisuale di oggi che è la televisione, in particolare grazie a questi canali di pay tv. Spero si ristabilisca quella dialettica che c’è sempre stata tra produttori e registi, ed è quello che è successo in questo caso. Spesso ci si sbilancia o in un caso o nell’altro, ed escono fuori progetti che non appartengono a nessuno.”
Tra i personaggi c’è anche Sofia Dubois, il responsabile marketing del Vaticano, che ha subito un bel confronto con sua Santità.
Cécile De France: “Anch’io come Silvio ho dovuto impegnarmi lingua, ma sono fortunatissima ed orgogliosa di aver partecipato ad un progetto cosi importante, che è stata esperienza fantastica. Sono partita con un certo grado di tensione, poi sparita grazie all’incoraggiamento di Paolo. Anche Jude è stato fonte di ispirazione infinita, ho potuto entrare a far parte di questo mondo. Paolo ama e rispetta gli attori, riesci a stimolarli per garantire il massimo risultato. Ad ognuno viene permesso di esprimersi, e tutti possono contribuire al risultato finale.”
Ludovine Sagnier è invece Ester, una donna sposata con una Guardia Svizzera che non riesce ad avere figli, e stabilità un rapporto molto particolare con il Papa.
Ludovine Sagnier: ” È una donna sterile che desidera un figlio, crescerà nei prossimi episodi. Ha una triade di valori: bellezza, innocenza, fede. lavoro personaggio “Il Vaticano è pieno di anime perse che non hanno vissuto”. Anche Ester è cosi, non è un’integralista, ma una donna che ha una concezione antica della fede. Desidera ardentemente una cosa che non riesce ad avere, prova senso di colpa, e quando ascolta il discorso del Papa si identifica immediatamente perché capisce di non meritare quello che desidera.”
Il Cardinale Dussolier, il personaggio che conosce di più il Papa perché ci ha vissuto insieme in orfanotrofio, è interpretato dall’attore Scott Shepherd, visto anche ne Il Ponte delle Spie.
Scott Shepherd: “C’è una battuta iniziale, che per me è stata un punto di partenza. Il mio personaggio dice che in Vaticano sente odore di “Incenso e morte, mentre io preferisco merda e vita”. Ho lavorato su questo per distinguermi da Lenny, il mio personaggio vede il ruolo della Chiesa in modo più umile. Per Lenny invece è un meccanismo con leggi e restrizioni che provengono dall’alto. In una delle scene in arrivo si vedono i due ragazzi uscire dall’orfanotrofio, lui vuole tornare, Lenny gli dice “D’accordo” e continua sulla sua strada. Ha chiaro senso di meta da seguire, e sono due personaggi che hanno una fede profonda, ma con dubbi che li lacerano. Affrontano la realtà in maniera molto diversa.”
Javier Cámara (Parla con Lei) è il Cardinal Gutierrez: incarna il volto candido e ingenuo della fede. È così o ci sono sorprese in arrivo?
Javier Cámara: “Non sono candido, ma sono l’immagine della felicità. […] Vorrei dire a Paolo che è una sensazione incredibile essere qui, nel centro della spiritualità, con cast incredibile. Per me è un sogno realizzato. Questo personaggio è molto spirituale, sembra che parli con Dio, ed è stato splendido interpretarlo. Paolo lavora con la teatralità, con emozioni e la bellezza. Sembra estetico ma non lo è, solo per alcune alcune inquadrature. Le sue opere sono piene di emozioni. Non è stato semplice, ma bellissimo: un sogno!”
Ha ascoltato le parole di Papa Francesco mentre era a Roma?
Jude Law: “Ho ascoltato una discorso di Papa Francesco all’inizio, ma così come accaduto con altri buoni propositi (come imparare l’italiano ogni mattina), non sono riuscito a tornare a sentirlo, troppi gli impegni. In generale ci siamo trovati davanti ad una sceneggiatura chiarissima, con una chiara portata e una visione netta, ci dava un materiale molto articolato, su cui potevamo metterci a lavorare. Sin dall’inizio è stato semplice comprendere la visione, e la chiarezza con la quale veniva esplicitata. Il compito di ogni attore è fare ciò che vuole il regista, è il mezzo per un regista, e sul set parlavo molto per cercare di capire perfettamente quello che voleva Paolo, per soddisfarlo.”
La confezione è perfetta, ma il messaggio in alcuni casi ha il sapore del deja-vu. Qual è il messaggio che voleva comunicare?
Paolo Sorrentino: “Spero di non aver 40 milioni di euro per un packaging. Quello che volevamo dire lo volevamo realizzare diversamente. Il clero è sempre stato rappresentato nella sua infallibilità o nella sua malvagità, in particolare nei film americani. Abbiamo voluto raccontare il clero per quello che è, con i suoi pregi e difetti. In realtà non crediamo sia mai stato fatto davvero, e ci auguriamo di essere riusciti a farlo. La serie non ha un aspetto provocatorio e nemmeno è piena di di luoghi comuni. È difficile in realtà stabilire luoghi comuni sulla chiesa, in particolare su una rappresentazione che è sempre stata falsa.”
Siamo al Rinascimento della serialità televisiva italiana?
Andrea Scrosati “Oggi stiamo portando sul palco l’esempio perfetto, e stiamo lavorando su molto altro. Il budget è stato speso quasi tutto qui in Italia, ma per l’80% è arrivato dall’estero. Questo inverte un trend, e ora c’è un sistema produttivo che permette di realizzare le visioni dei registi ache qui, non solo oltreoceano. Questo è importante anche per termini di contenuto del prodotto, perché il punto di vita che abbiamo qui non può essere lo stesso che se raccontato all’estero.”
IL NUOVO TEASER TRAILER DI THE YOUNG POPE.
The Young Pope andrà in onda dal 21 ottobre ottobre su Sky in cinque Paesi (Italia, Regno Unito, Germania, Irlanda e Austria), e in Francia su Canal+. Nel cast figurano anche Silvio Orlando (Cardinal Voiello), Scott Shepherd (Cardinal Dussolier), Cécile de France (Sofia), Javier Cámara (Cardinal Gutierrez), Ludivine Sagnier (Esther), Tony Bertorelli (Cardinal Caltanissetta) e James Cromwell(Cardinal Michael Spencer).
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