I Medici – La recensione dei primi due episodi del serial RAI

I Medici – La recensione dei primi due episodi del serial RAI

Di Marco Lucio Papaleo

Agli inizi del quindicesimo secolo Firenze è una Repubblica all’apice del progresso, nella penisola italica, e sta per dare vita al cosiddetto Rinascimento: buona parte del merito va ai Medici, dinastia tra le più celebri della storia del nostro Paese, capace di dare nuovo afflato alla rinascita sia economica che cultural-artistica di tutto il centro Italia (e oltre). Il capofamiglia è Giovanni, uomo di sani principi e di grande modestia, in grado di creare un’ingente fortuna dal nulla, andando a porre le basi di un potere economico (e politico) in breve tempo e formare una stirpe che avrebbe fatto molto parlare di sé per i secoli a venire. In seguito al suo assassinio, a reggere le sorti della famiglia sarà il figlio Cosimo, che dovette mettere da parte le sue velleità artistiche per portare avanti il lavoro del padre insieme al fratello Lorenzo. I Medici racconta proprio l’ascesa di Cosimo ai vertici della vita politica e imprenditoriale della Toscana del 1400, sullo sfondo del giallo relativo alla sorte di Giovanni e degli accadimenti socio-politici dello stivale dell’epoca, tra la Roma papale e i vari principati e granducati.

medici family

Un punto di svolta?

E venne infine il giorno in cui la fiction RAI si svecchiò. Rimaniamo sempre e comunque in affanno rispetto a certe produzioni d’oltreoceano e d’oltremanica, proprio in un periodo in cui assistiamo a cose come Westworld, ma i paragoni risultano decisamente fuorvianti se pensiamo che fino all’altro ieri le grandi produzioni Rai ci “viziavano” al massimo con fiction a carattere religioso di dubbio valore e il massimo della spendibilità sul mercato internazionale erano Il Commissario Montalbano e Braccialetti Rossi.

L’idea, palesemente, è quella di ispirarsi nei toni a serie con basi storiche ma altamente romanzate come I Borgia e Tudors, oltre che strizzare l’occhio (anche più del dovuto) a Il Trono di Spade, a partire da certe soluzioni sceniche e parte del cast. È un animale raro, I Medici, poiché coniuga elementi poco riusciti a spunti genuinamente interessanti.
Certe cose lasciano perplessi: la ricostruzione scenografica, per quanto varia, non è decisamente all’altezza della bellezza abbacinante che dovrebbe risaltare tra costumi, arte, architettura e paesaggi, complice una CGI spesso poco credibile; così come poco credibile è l’aspetto degli attori, poco efficacemente ringiovaniti o invecchiati a seconda delle esigenze scenico-temporali. A farne le spese, il più delle volte, è proprio il protagonista Richard Madden, troppo maturo per le scene flashback e, invece, troppo poco vissuto per quelle del Cosimo adulto, a dispetto del banale lavoro svolto sulla capigliatura e sul trucco. Lui tenta di ripiegare sul carisma, ma non sempre è la scelta migliore quando per rubarti la scena non serve Dustin Hoffman ma bastano Guido Caprino e Alessandro Preziosi.

cosimo - MADDEN

C’è da dire, però, che la romanzatura della storia prende piede coi tempi giusti, complici anche buoni dialoghi (rovinati in parte da un doppiaggio stranamente fuori tempo massimo) e un afflato fanta-storico che di italiano ha ben poco. E la carta vincente è sicuramente questa: saper sfruttare il meglio della fascinazione storica per accalappiare il pubblico, al netto delle numerose sbavature in fase tecnica o recitativa, che si mantengono invece su di una generica mediocrità ben mascherata.

Alla conclusione della prima serata e delle prime due puntate, quindi, le vicende dei Medici ci hanno incuriosito e appassionato, e siamo curiosi di vedere come procederà la serie: l’importante è mantenere le aspettative a freno e godersi lo spettacolo per come ci è stato proposto. La buona volontà, da parte dei produttori, è del resto evidente (lo show è addirittura visionabile in 4K sul digitale terrestre, oltre a essere visionabile in streaming su RAI PLAY) ed è stata ricompensata da un boom di spettatori. Ora bisogna vedere se il successo resterà stabile, ma viste le premesse e i risultati medi di produzioni ben peggiori che siamo, tuttavia, abituati a vedere sul piccolo schermo italico, rimaniamo fiduciosi in merito.

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