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La mia vita da Zucchina – La recensione da Lucca 2016

Pubblicato il 30 ottobre 2016 di Marlen Vazzoler

Il libro di Gilles Paris, La mia vita da Zucchina, prende vita nell’opera prima del regista svizzero Claude Barras una pellicola in stop-motion che si è già portata a casa il premio del pubblico e il Cristal per il miglior lungometraggio animato all’Annecy International Animated Film Festival, ed è stata selezionata come rappresentante della Svizzera nella categoria per il miglior film straniero agli Oscar 2017.

La vincita ad Annecy non sempre viene riconfermata con una nomination agli Oscar, dobbiamo tornare indietro al 2014 per trovare un altro nominato Il bambino che scoprì il mondo (candidatura agli Oscar 2016) a al 2010 per il bellissimo Fantastic Mr Fox.

Il film racconta la storia del piccolo Icaro (preferisce farsi chiamare Zucchina, il nomignolo datogli dalla madre), un bambino di nove anni che vive con la mamma alcolizzata e depressa dopo la morte del padre. Ben presto la sua vita cambia quando accidentalmente provoca la morte della genitrice e viene mandato in una casa famiglia abitata da altri bambini che come lui non hanno più una casa o sono stati abbandonati dai propri genitori.
Nei pochi mesi coperti dal film assistiamo all’evoluzione del piccolo protagonista, grazie all’amicizia stretta con gli altri bambini e all’arrivo di Camille, una bambina che nasconde un tetro passato.

Il regista Barras ha scelto un design particolare per i pupazzi usati per la stop-motion, dal punto di vista dell’animazione la pellicola non riserva grosse sorprese, ma in alcuni punti del film gli occhi dei personaggi riescono a trasmettere la scintilla della vita, permettendo un maggior coinvolgimento da parte del pubblico.
La scenografia di Ludovic Chemarin è semplice, essenziale e molto dettagliata e ben si presta a questa storia dove le espressioni dei faccioni dei piccoli protagonisti sono uno dei perni su cui si basa la pellicola.

La caratterizzazione dei bambini è ben delineata, oltre a Zucchina emerge la figura di Simon (il mio personaggio preferito) che da bullo presto si trasforma in un amico fidato, il suo ruolo è quello del fratello maggiore che veglia sugli altri bambini anche se con dei modi spesso rudi.

Una delle scene che vi rimarrà più impressa vede Zucchina e Camille mettere a nudo i propri sentimenti, sotto un cielo stellato.  La delicatezza della sua messa in scena rendono questa sequenza una delle migliori del film.

Il punto di forza della pellicola è la sceneggiatura della francese Celine Sciamma, che tratta con un’incredibile tatto temi difficili come l’abuso sui minori, l’abbandono, il rimorso, la depressione, il primo amore e il sesso (le scene in cui i bambini parlano di questo argomento vi strapperanno più di una risata).

Il film non è perfetto, uno sviluppo maggiore di alcuni elementi sarebbe stato apprezzato, ma la sua visione è consigliata, in 66 minuti vi farà riflettere, divertire e scioglierà il vostro cuore.

La mia vita da Zucchina verrà distribuita nelle nostre sale dal 24 novembre 2016, da Teodora Film.

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