Televisione Bambini cartoni animati Disney
Il valore iconico delle principesse Disney si è evoluto nel corso del tempo, mostrando una sensibilità sempre maggiore verso le esigenze della diversità etnica: Elena di Avalor rappresenta un nuovo passo avanti in questo percorso, poiché l’eponima protagonista è la prima principessa latino-americana nella storia della Disney, e il suo creatore, Craig Gerber, ha ideato una serie che intende valorizzare la cultura del Sudamerica rielaborandone i tòpoi principali.
Attesa su Disney Channel a partire dal prossimo 5 novembre alle ore 14.00, Elena di Avalor è stata presentata oggi a Milano da Gerber in persona, che ne ha delineato le caratteristiche e ci ha mostrato il primo episodio in anteprima. Fra l’altro, il produttore/sceneggiatore vanta già molte esperienze presso la Casa di Topolino: è infatti il creatore di Sofia La Principessa, nonché autore dei film della saga Disney Fairies.
Gerber ci ha spiegato che, essendo cresciuto nella California del sud, è sempre stato a contatto con la cultura latino-americana, e il suo interesse per quel mondo è stato ulteriormente alimentato dai suoi viaggi in Sudamerica. La sua idea, quindi, è sempre stata chiara: riempire una palese “lacuna” dell’universo Disney con una principessa latino-americana… ma come? La chiave trovata dall’ideatore è parzialmente inedita per lo studio: raccontare la storia di una principessa che, pur essendo stata incoronata, non ha ancora l’eta per governare. Elena è infatti reduce da alcuni eventi che hanno sconvolto il suo regno, poiché una strega malvagia uccise i suoi genitori per governare Avalor al loro posto, mentre la ragazza fu salvata da un amuleto magico che le fu regalato per proteggerla. La descrizione ufficiale ci offre maggiori dettagli:
Elena è una giovane principessa temeraria e avventurosa, che si prepara a diventare regina imparando a governare il suo regno. È una ragazza sensibile e sicura di sé; e per anni è stata prigioniera dell’incantesimo di un amuleto che le ha conferito alcuni poteri magici. Nel corso delle varie puntate, Elena scoprirà anche i poteri del suo “scettro di luce” che le dona, fra l’altro, la capacità di “vedere ciò che non si vede”.
Dal canto loro, i nonni Francisco e Luisa furono salvati dal mago di corte, che li trasferì all’interno di un dipinto insieme alla sorellina di Elena, la brillante Isabel, inventrice che adora l’ingegneria e il disegno. Quarant’anni dopo, il mago riuscì a liberare tutti, ed Elena sconfisse la strega.
La serie comincia proprio da qui, e la première si svolge nel giorno dell’incoronazione. Gerber si è basato sul folclore latino-americano, e la prima avventura di Elena la porta a scontrarsi con i Noblin, sorta di piccoli folletti ispirati al mito cileno di Peuchen: i Noblin – capaci di trasformarsi in cani e di mutare in oro tutto ciò che toccano, rubano alcune navi dal grande porto di Avalor, ma la principessa si mette subito sulle loro tracce. Al suo fianco ci sono Gabe, giovane guardia reale che ha l’incarico di proteggerla; il cugino Esteban, arrogante e vanitoso; Naomi, la figlia del direttore portuale che incarna la voce del popolo; Mateo, l’apprendista mago di corte; e tre giagualati parlanti (ovvero giaguari alati) che rispondono ai nomi di Migs, Skylar e Luna. Tra i poteri di Elena c’è anche quello di vedere il suo animale spirituale, un coyote chiamato Zuzo, che le dà consigli tra una gag e l’altra.
I toni sono molto leggeri, e tutti i personaggi hanno un lato comico più o meno accentuato che alleggerisce ogni situazione. C’è poi la musica, elemento irrinunciabile di questi prodotti Disney: ogni episodio include almeno una canzone (nel primo è cantata dal nonno e da Elena, che suona la chitarra), e Gerber si è avvalso di Rene Camacho come consulente per la musica latina, mentre Tony Morales e Johnny Cavanaugh hanno composto i brani; i testi sono invece stati scritti dallo stesso Gerber, peraltro già vincitore di un Emmy Award per la sigla di Sofia La Principessa. Le musiche attingono da varie sonorità latino-americane, come il mariachi, il pop latino, la salsa, la banda e l’hip hop cileno.
La cultura latino-americana ha permesso inoltre di affrontare tematiche solitamente ignorate da questi prodotti: la festa messicana del Día de Muertos è molto importante nel regno di Avalor, e uno degli episodi sarà incentrato proprio su questa celebrazione dei defunti, quando Elena scoprirà di poter vedere i fantasmi nello stesso modo in cui vede il suo spirito guida. Non potrà mancare, inoltre, una puntata dedicata al Natale, ma con una coloritura diversa dal solito, grazie al folclore del Centro e Sudamerica. In tal senso, molti elementi tradizionali sono stati riletti alla luce di questa cultura: Mateo, ad esempio, non usa una bacchetta magica, bensì un tamburello che sprigiona grandi poteri, ispirato a uno strumento degli sciamani Mapuche del Cile. Su questo frangente è stata posta molta attenzione:
Per curare tutti gli aspetti dell’antica e affascinante cultura latino americana Disney si è avvalsa della consulenza di Marcela Davison Avilés, fondatrice del Chapultepec Group e co-fondatrice dell’iniziativa artistica internazionale latino americana Camino Arts, nonché direttore dei programmi umanistici della FDR Foundation presso la Harvard University oltre a Diane Rodriguez, direttore artistico associato del Centre Theatre Group nonché co-fondatrice del gruppo teatrale Latins Anonymous. Rodriguez di recente ha ricevuto la nomina, da parte del Presidente Obama, di membro del National Council on the Arts.
Naturalmente c’è spazio anche per gli antagonisti, uno dei quali farà capolino nella prima stagione, mentre all’inizio della seconda – attualmente in produzione – emergerà un vero e proprio big bad che renderà gli episodi meno autoconclusivi e più serializzati. Al centro c’è sempre il valore della famiglia, che influenza anche le azioni di governo: essendo troppo giovane, Elena deve infatti lavorare in sinergia con un consiglio reale che approva le sue decisioni, composto dai membri della sua famiglia (i nonni ed Esteban) e da Naomi, il cui pragmatismo riflette una visione più concreta, di origine popolare.
Insomma, Elena di Avalor si presenta come una serie adattissima per i bambini (grossomodo fino a 10 anni), dove la principessa incarna i valori dell’indipendenza, del coraggio e della compassione, favorendo l’empowerment femminile a scapito del romanticismo, giustamente accantonato per concentrarsi sul percorso formativo dell’eroina. Negli Stati Uniti ha avuto un tale successo che – stando a quanto raccontato da Gerber – a Disneyland e Disney World si vedono più bambine vestite da Elena che da Elsa, la co-protagonista di Frozen: non potrebbe esserci un segno di apprezzamento più cristallino di questo.
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