Black Mirror – La classifica dei migliori episodi

Black Mirror – La classifica dei migliori episodi

Di Lorenzo Pedrazzi

GUARDA ANCHE: Il trailer della nuova stagione di Black Mirror

Non c’è dubbio che Black Mirror sia in assoluto una delle migliori serie tv degli ultimi anni: grazie a un intelligente formato antologico (che rende gli episodi totalmente autonomi gli uni dagli altri, sul modello di The Twilight Zone e Alfred Hitchcock Presents), lo show sfrutta gli strumenti della fantascienza, della distopia e della satira sociale per esplorare le problematiche relative all’invadenza della tecnologia nella nostra vita quotidiana, offrendo sempre un punto di vista inedito sul presente, ma traslandolo in forma allegorica. La serie è stata creata su Channel 4 da Charlie Brooker, già autore di Dead Set, ma la terza stagione è stata rilevata da Netflix, che domani ne pubblicherà i primi sei episodi.

In attesa di scoprirli, ripercorriamo le puntate delle prime due stagioni (più lo speciale natalizio), sempre caratterizzate dall’originalità dei soggetti e dall’assenza di retorica. Qui di seguito vi propongo la mia personale classifica, ma è necessario fare una premessa: anche gli episodi che ho collocato nelle ultime posizioni meritano di essere visti, poiché la qualità media è talmente alta che persino i “peggiori” – se così li vogliamo definire – sono comunque notevoli.

7 – VOTA WALDO (THE WALDO MOMENT)

Regia: Bryn Higgins
Cast: Daniel Rigby, Tobias Menzies, Jason Flemyng, Chloe Pirrie, Daniel Tatarsky

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Vota Waldo, terzo episodio della seconda stagione, racconta la storia di Jamie Salter, un comico fallito che usa la tecnica del motion capture per animare un orsetto blu di nome Waldo, molto popolare per le sue interviste ai politici e ad altre figure autorevoli. Il produttore Jack Napier suggerisce scherzosamente che Waldo partecipi alle elezioni straordinarie della cittadina di Stentonford, ma lo scherzo si trasforma in realtà, e Jamie si ritrova ad animare l’orsetto nella campagna elettorale. Disgustato dalla politica, il comico abbandona il lavoro, ma Waldo prosegue sulla sua strada: la sconfitta elettorale non ha importanza, quando si esercita un’influenza così forte sulla popolazione.

Anche Vota Waldo offre alcune intuizioni molto valide, ma nel complesso la sua satira politica si rivela un po’ troppo banalizzante e populista, soprattutto quando mette sullo stesso piano un ridicolo pupazzo animato e i candidati in carne e ossa (come a dire: non c’è differenza, sono tutti pupazzi). Il contesto, però, influisce moltissimo: un episodio del genere risulta più efficace per il pubblico inglese, meno disilluso dalla politica rispetto a quello italiano, già molto abituato all’idea di vedere un comico – o altri personaggi dello spettacolo – alle prese con la “cosa pubblica”. Per certi versi, la satira grottesca di Vota Waldo è fuori tempo massimo, poiché ampiamente superata dalla realtà.

6 – ORSO BIANCO (WHITE BEAR)

Regia: Carl Tibbetts
Cast: Lenora Crichlow, Michael Smiley, Ian Bonar, Tuppence Middleton

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Orso bianco, secondo episodio della seconda stagione, ci immerge nel punto di vista di Victoria Skillane, giovane donna che si sveglia su una sedia e non ricorda niente della sua vita. All’esterno viene circondata da persone che la filmano con il cellulare, senza ascoltare le sue richieste d’aiuto, e presto Victoria scopre cosa sta succedendo: un trasmettitore chiamato chiamato “Orso Bianco” emette un segnale che trasforma le persone in zombie ossessionati dall’idea di riprendere tutto con il proprio smartphone, mentre gli individui immuni – come lei – vengono inseguiti da “cacciatori” armati di fucile. Al termine della sua fuga, Victoria deve affrontare la verità: la storia dell’Orso Bianco è tutta una farsa organizzata ai suoi danni, come pena del contrappasso per un crimine orribile.

Tra gli episodi di Black Mirror, questo è uno dei più didascalici: la satira della società moderna – dove tutto si trasforma in spettacolo grazie alla proliferazione dei sistemi di ripresa – è meno arguta e imprevedibile rispetto alle altre puntate, nonché leggermente retorica. Ma le buone intuizioni non mancano nemmeno qui, soprattutto nella costruzione della suspense.

5 – BIANCO NATALE (WHITE CHRISTMAS)

Regia: Carl Tibbets
Cast: Jon Hamm, Rafe Spall, Natalia Tena, Oona Chaplin, Janet Montgomery, Rasmus Hardliker, Zahra Ahmadi, Robin Weaver

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White Christmas è un lungo speciale natalizio (dura circa 73 minuti) che si può idealmente suddividere in tre parti, collegate fra loro da una cornice narrativa. In un futuro imprecisato. Matt Trent e Joe Potter vivono da cinque anni in una casupola isolata dal mondo, immersa nel bianco abbacinante della neve. Non sappiamo quale sia il loro incarico. Il giorno di Natale, Matt decide di preparare un pranzo speciale, e racconta a Joe la sua storia per spronarlo ad aprirsi. Così, prima di scoprire la vera natura del contesto in cui vivono i due uomini, insieme alle ragioni del loro isolamento, assistiamo a tre storie diverse, ma legate dal medesimo filo conduttore: i cosiddetti “Zed Eyes”, un impianto oculare che permette di condividere le proprie esperienze, attraverso i propri stessi occhi, con gli altri utenti che possiedono il medesimo impianto. Gli Zed Eyes uniscono le risorse di un dispositivo mobile (telefono, navigazione in rete, fotografie ecc.) con quelle di un social network… al punto che si possono persino “bloccare” le altre persone.

Quello di White Christmas è un Natale davvero terrificante, ricco di intuizioni narrative che mettono in luce il nostro rapporto deviato con la tecnologia: il nostro cinismo (e, per certi aspetti, il sadismo) è direttamente proporzionale alla complessità dei dispositivi che abbiamo a disposizione, secondo una visione cupa e anti-positivista. Gli stessi “Zed Eyes” esprimono – e portano all’eccesso – l’ansia della condivisione e della connessione perenne, l’idea di fondere l’individuo in una rete globale cui accedere direttamente con i propri occhi. Mentre oggi ci sforziamo di applicare i codici della vita reale ai social network, il futuro immaginato da Charlie Brooker ribalta la prospettiva, e ci racconta un mondo che funziona in senso opposto: le logiche e le consuetudini dei social network vengono applicate alla vita reale, al punto che si possono addirittura “bloccare” le persone, senza curarsi delle conseguenze emotive e psicologiche che questo gesto comporta (proprio come accade su internet, spesso considerato un “porto franco” per atteggiamenti intimidatori e discriminatori).

4 – TORNA DA ME (BE RIGHT BACK)

Regia: Owen Harris
Cast: Hayley Atwell, Domhnall Gleeson, Claire Keelan, Sinead Matthews, Flora Nicholson, Glenn Hanning, Tim Delap, Indira Ainger

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Torna da me, primo episodio della seconda stagione, racconta la storia di Martha e Ash, giovane coppia che si trasferisce in una casa di campagna. Purtroppo, Ash muore in un incidente stradale poco dopo il loro trasferimento, e Martha, incapace di elaborare il lutto, decide di rivolgersi a un servizio on-line che permette di rimanere in contatto con i defunti. In che modo? Prelevando le informazioni da tutti i profili social che il caro estinto aveva su internet, comprese le conversazioni e altri materiali: con questo sistema, il servizio è in grado di simulare la personalità del defunto. All’inizio le comunicazioni tra Martha e “Ash” sono limitate ai messaggi testuali, ma la ragazza decide di approfondire il rapporto, e fornisce alcuni video che consentiranno al servizio di replicare anche la voce dell’amato. C’è però un passo ulteriore: caricare il servizio stesso (e quindi la “coscienza” simulata di Ash) in un corpo di carne sintetica.

Anticipando di qualche mese l’uscita di Her, Torna da me mette in scena l’impossibilità di elaborare il lutto in un’epoca dove le tracce di ognuno di noi si moltiplicano a dismisura, tra social network, registrazioni e messaggistica istantanea; ma, soprattutto, ci ricorda che i profili social non potranno mai essere esaustivi, poiché incapaci di restituire la completezza della persona in tutte le sue sfumature, in tutte le sue lacune e le sue imprecisioni.

3 – MESSAGGIO AL PRIMO MINISTRO (THE NATIONAL ANTHEM)

Regia: Otto Bathurst
Cast: Rory Kinnear, Lindsay Duncan, Tom Goodman-Hill, Donald Sumpter, Lydia Wilson, Allen Leech, Anna Wilson-Jones

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Messaggio al Primo Ministro è la puntata d’esordio della prima stagione, e anche quella che si allontana di più dal genere fantascientifico. Quando l’amatissima principessa Susannah (duchessa di Beaumont e membro della famiglia reale inglese) viene rapita, il Primo Ministro Michael Callow è sottoposto a uno scandaloso ricatto: se vuole che la ragazza torni a casa sana e salva, dovrà avere un rapporto sessuale completo con un maiale in diretta nazionale. La richiesta suona assurda, e Callow prende le contromisure per salvare la principessa con un’azione di forza, ma il fallimento della missione fa crollare i consensi dell’opinione pubblica, finché la rabbia crescente dei cittadini non obbliga il Primo Ministro a soddisfare la richiesta del rapitore.

Black Mirror si presenta agli spettatori così, con una satira politica feroce e grottesca che rievoca molti vizi della società contemporanea: la venerazione delle celebrità, il populismo dell’opinione pubblica, la morbosità dell’esposizione mediatica e l’ossessione per l’atto stesso di “guardare”, anche oltre il proprio senso del limite e del disgusto.

2 – 15 MILIONI DI CELEBRITÀ (15 MILLIONS OF MERIT)

Regia: Euros Lyn
Cast: Daniel Kaluuya, Jessica Brown Findlay, Paul Popplewell, Rupert Everett, Julia Davis, Ashley Thomas

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15 milioni di celebrità, secondo episodio della prima stagione, si svolge in un futuro distopico dove i cittadini vivono sepolti in una struttura senza finestre né altri sbocchi sull’esterno, vestiti con tute grigie “spersonalizzanti” e obbligati a pedalare su delle cyclette per generare energia. Ognuno di essi gestisce anche un avatar virtuale, che può essere – quello sì – personalizzato spendendo la valuta corrente, il “Merito”. Questo denaro virtuale è anche l’unico mezzo per saltare le pubblicità martellanti che continuano a interrompere i programmi televisivi, trasmessi dagli enormi schermi che fanno da pareti nelle stanze dei cittadini. Bingham “Bing” Madsen ha ereditato ben 15 milioni di Meriti, quindi può saltare le pubblicità e spenderli come vuole. Un giorno, in bagno, sente cantare una ragazza di nome Abi, e la incoraggia a partecipare a un talent show che, in caso di vittoria, promette successo e libertà. Affascinato dalla purezza della ragazza, Bingham esaurisce tutti i suoi Meriti per pagarle la tassa di partecipazione, ma le cose non vanno come entrambi sperano.

Quello che all’apparenza può sembrare un episodio più retorico, cela in realtà una satira caustica e affilatissima della società dello spettacolo e della reificazione dei corpi (soprattutto femminili, ma non solo), dove l’intrattenimento ha una funzione sedativa che anestetizza le coscienze. Un incubo colorato e scintillante, che include la sequenza più bella e straziante di tutta la storia di Black Mirror: senza più Meriti per saltare la pubblicità, Bingham è costretto a guardare la purezza di Abi che le viene strappata via, corrotta da un’illusoria promessa di libertà. Memorabile.

1 – RICORDI PERICOLOSI (THE ENTIRE HISTORY OF YOU)

Regia: Brian Welsh
Cast: Toby Kebbell, Jodie Whittaker, Tom Cullen, Jimi Mistry

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Ricordi pericolosi, terzo episodio della prima stagione, è ambientato in una realtà alternativa (o un futuro prossimo) dove la gran parte della popolazione mondiale ha impiantato dietro l’orecchio un dispositivo chiamato grain, che permette di registrare tutto ciò che una persona fa, vede e sente; è inoltre possibile rivedere queste registrazioni nella propria mente, riavvolgendole o fermandole come un nastro, e mostrarle agli altri attraverso qualunque schermo. Il giovane avvocato Liam Foxwell sospetta che sua moglie abbia una relazione con un altro uomo, e comincia a rivedere le vecchie registrazioni del grain per cogliere altri indizi sul tradimento.

Si tratta dell’episodio che esprime al meglio la “poetica” di Black Mirror: l’elemento fantascientifico è indispensabile alla trama (se non fosse per le possibilità offerte dal grain, Liam non svilupperebbe un comportamento ossessivo), e ciò che ne risulta è un quadro sconfortante di alienazione tecnologica, un riflesso del nostro rapporto con i social network e altri mezzi di comunicazione immediati. Di fatto, Ricordi pericolosi esemplifica la definizione della fantascienza che fu coniata dallo scrittore Damon Knight (mutuata in parte da Theodore Sturgeon), e che considera la science fiction come “una vicenda di esseri umani, con problemi umani, che non potrebbe verificarsi se non nelle circostanze espresse nei precisi assunti speculativi della vicenda stessa”. Ciò che ne deriva è uno dei migliori esempi di sci-fi matura che siano mai passati sul piccolo schermo.

Vi ricordo che tutti gli episodi di Black Mirror sono disponibili su Netflix. Fateci sapere qual è la vostra classifica personale!

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