The Exorcist: recensione del Pilot della nuova serie horror

The Exorcist: recensione del Pilot della nuova serie horror

Di Andrea Suatoni

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER

In occasione dell’anniversario dei 40 anni dall’uscita nei cinema del film L’Esorcista (nel 2013) la Morgan Creek Production, detentrice dei diritti di sfruttamento dell’opera letteraria da cui questo era tratto, iniziò a sottoporre a varie emittenti televisive una sceneggiatura scritta da Jeremy Slater (Death Note, Fantastic 4, The Lazarus Effect): il contratto venne siglato con la 20th Century Fox, che commissionò un Pilot (per la regia di Rupert Wyatt, conosciuto per L’Alba del Pianeta delle Scimmie) che piacque molto e portò alla creazione di una serie di 13 episodi.

Il Pilot in questione è andato in onda sul canale americano Fox venerdì 23 settembre (in Italia la vedremo a partire dal 31 Ottobre, la notte di Halloween, sul canale Fox di Sky), suscitando reazioni grossomodo positive: in effetti si tratta solamente di un antipasto rispetto a quello che vorrebbe (o dovrebbe?) essere la serie, ma per ora è bastato ad aumentare la già grande curiosità sul progetto.

RYAN MURPHY LEGACY

E’ indubbio: è stata la serie American Horror Story di Ryan Murphy ad aprire realmente le porte della TV al genere horror, fino a pochi anni fa quasi completamente snobbato dalle varie reti internazionali. Murphy ci ha mostrato invece che le dinamiche dell’horror, spesso difficili da riportare in un media seriale che vanta un minutaggio ben più ampio di quello cinematografico, sono passibili di reinterpretazione e di adattamento ad un sistema a più episodi. E proprio da Murphy quindi The Exorcist riprende una cura dei dettagli che, nella creazione di un’atmosfera come quella che si vuole far percepire in opere di tal genere, non può che essere superiore alla media: le pacate e dure scelte registiche, la fotografia vintage, cupa e delicata allo stesso tempo, ci mostrano un prodotto dalla fattura tecnica assolutamente non indifferente. Non si tratta però di una copiatura, perché The Exorcist, pur strizzando da lontano l’occhio ad American Horror Story, trova una sua dimensione personale perfetta per la storia che vuole raccontare.

Ad aiutare il comparto tecnico, intervengono una serie di caratterizzazioni e di attori indovinati alla perfezione, spaziando dalla bravura del premio Oscar Geena Davis, alla tecnica inglese dell’attore teatrale Ben Daniels fino alla bellezza stordente di Alfonso Herrera, che pure rimane credibile nei panni del sexy-sacerdote che non ha probabilmente messo completamente da parte i piaceri carnali.

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La scena si apre a città del Messico, 18 mesi prima delle vicende di cui tratteremo in seguito (ma lo scopriremo solo più tardi): Marcus (Ben Daniels), un prete esorcista non proprio ben visto dalla santa sede, sta cercando di esorcizzare Gabriel, un bambino che si sta pian piano spegnendo sotto la forza di un demone di nome Baptist.

Il nostro protagonista è invece Padre Tomas (interpretato dall’Alfonso Herrera di Sense8), un sacerdote forse non troppo convinto della sua vocazione, come afferma sua sorella (che lo crede innamorato di Jessica, una donna sposata non ancora comparsa sulle scene). La reale chiamata, per Tomas, arriverà proprio nel frangente in cui Angela (una stupenda Geena Davis) gli chiederà aiuto contro una inquietante presenza che aleggia in casa sua, e che sembrerebbe puntare secondo lei a Charlotte (Brianne Howey), una delle sue due figlie autoreclusasi nella sua stanza dopo un grave incidente d’auto costato la vita al suo fidanzato.

Gli strani incubi che disturbano le notti di Tomas, insieme a degli indizi dalle connotazioni oscure, lo porteranno a conoscere Padre Marcus, che lo metterà in guardia: non è solo dio ad agire in modi misteriosi, ed è probabile che il giovane sacerdote stia diventando la pedina di qualcosa di terribile. Ed infatti, tornato a casa di Angela, Tomas verrà per la prima volta davvero in contatto con una presenza demoniaca, che alberga in realtà non in Charlotte ma in sua sorella Casey, che sembra totalmente inconsapevole di ciò che si cela dentro di lei.

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PARTENZA LENTA (?)

Il dualismo fede/scetticismo vorrebbe essere reso al meglio nelle figure di Padre Tomas e Padre Marcus, ma la scrittura della trama non lo permette. Dal dubbio alla certezza il passo è troppo breve e viaggia su binari “troppo sovrannaturali” per risultare del tutto credibile, mentre le differenze di intenti, stati d’animo e caratterizzazioni dei due, se da principio sembrano ben definite, antitetiche e destinate a scontrarsi, ben presto si fondono senza soluzione di continuità, rendendo i due non più quella sorta di pilastri contrapposti su cui la serie vorrebbe reggersi, ma due semplici personaggi portatori ognuno delle proprie storie. Il risultato non è affatto da buttare, ma cogliamo chiaramente la perdita del concept originale in virtù di un susseguirsi degli eventi più mirato e meno metaforico (anche se concediamo il beneficio del dubbio nella riproposizione del problema nelle prossime puntate).

Uno dei più grandi difetti di The Exorcist è quello di voler mantenere generalmente l’impostazione del film originale: nulla di più sbagliato. Cadendo in un errore fortemente reiterato (soprattutto al cinema), ci si perde di fronte al fatto che lo spettatore non sappia di cosa si stia andando a parlare: è quasi ridicolo che il colpo di scena del finale del primo episodio sia la effettiva esistenza nello show di una possessione demoniaca, quando il titolo della serie è effettivamente evocativo di ciò che succederà, tanto più in un caso come questo che riprendendo l’opera cinematografica in un certo senso spoilera già parte della trama.

D’altro canto, questa consapevolezza si realizza poi in maniera totalmente sbagliata per gli showrunner: la famiglia di Angela ci viene mostrata in una sorta di consapevolezza della condizione in cui si trova, togliendoci il gusto di contrapporre i personaggi in un prima e un dopo l’evento demoniaco che non permette affatto di empatizzare con gli stessi. Il risultato è una trama tutto sommato quasi noiosa per gran parte dell’episodio, che non ci sentiamo di bocciare in toto (si tratta pur sempre di un episodio pilota, ed in quanto tale raggiunge tutti gli scopi che si prefigge andando solo un poco oltre il minimo sindacale in quanto a colpi di scena) ma che non riesce del tutto a coinvolgere fino agli ultimi minuti: quando udiamo il motivo Tubular Bells di Mike Oldfields, lo stesso che ben conosciamo grazie all’originale film del 1973, ci rendiamo conto di essere davvero entrati nel vivo della serie ed assistiamo alla vera e propria manifestazione del maligno di fronte all'(ormai non più) incredulo Padre Tomas. The Exorcist inizia davvero solamente adesso.

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