Non è infrequente che l’aquilotto più “debole” venga scacciato dal nido, come un bambino ritenuto estraneo dal suo stesso padre: Abel – il figlio del vento racconta proprio le avventure di due “cuccioli” rifiutati dalle rispettive famiglie, ma che si affidano l’uno all’altro per ritrovare una speranza nel futuro. Il risultato è un film dalla doppia identità, documentario e opera di finzione, ma anche fiaba naturalista e racconto formativo.
Il protagonista è il piccolo Lukas (Manuel Camacho), ragazzino trattato con freddezza da un padre ostile (Tobias Moretti) che lo incolpa per la tragica morte della moglie. Parallelamente assistiamo anche alle vicende di un aquilotto che viene allontanato dal fratello più forte, ed è costretto a sopravvivere da solo nei boschi di alta montagna. Quando Lukas lo trova, decide di prendersene cura e di chiamarlo Abel, vedendo in lui un compagno di sventure con cui può relazionarsi. Abel, privo della guida genitoriale, dovrà quindi apprendere le tecniche di volo e di caccia con l’aiuto di Lukas e del guardaboschi Danzer (Jean Reno), un uomo gentile che funge da surrogato paterno. Aquilotto e ragazzino impareranno a crescere insieme, anche di fronte alle difficoltà della natura e della vita familiare.
Non è un caso che la regia del film sia condivisa da Otmar Penker e Gerardo Olivares: il primo si è occupato delle sequenze documentaristiche (girate ancor prima di avere una sceneggiatura pronta), mentre il secondo è intervenuto per dare al progetto una forma narrativa, richiamando Manuel Camacho dopo l’esperienza di Among Wolves. Si nota una certa disparità tra le due anime del film, poiché il passato di Lukas viene soltanto accennato tramite flashback, mentre la storia di Abel è forse più compiuta; ciononostante, l’incontro fra i due rinnegati ha il pregio della sobrietà, e mantiene un ottimo equilibrio tra l’utopia della fiaba e il realismo del documentario. Non ci sono edulcorazioni eccessive, ma nemmeno immagini troppo crude: l’amicizia tra il ragazzo e l’aquilotto è rappresentata con naturalezza, attraverso quella complicità silenziosa che caratterizza il rapporto tra uomo e animale.
Formidabili le riprese delle aquile, che si stagliano davanti ai meravigliosi panorami del Tirolo austriaco e del Sud Tirolo italiano. Le spettacolari scene di volo utilizzano tecniche all’avanguardia per calare lo spettatore nel punto di vista del rapace: a tal fine, è stata creata apposta una speciale telecamera in miniatura e ad alta definizione, talmente piccola da poter essere montata sulla testa dell’aquila. Ancora più stupefacenti, però, sono le riprese naturalistiche che coinvolgono gli animali di montagna, e che raggiungono il vertice in un memorabile “piano sequenza” dove assistiamo all’estenuante lotta fra Abel e una potenziale preda, mentre rotolano da una scarpata. La natura sa essere brutale, ma Abel – il figlio del vento è soprattutto un film per famiglie che parla direttamente ai giovani spettatori per aiutarli a rafforzare la loro consapevolezza di sé, stimolandoli a determinare il proprio futuro con le loro scelte. Nello specifico, il percorso di Lukas e Abel li guida verso un orizzonte luminoso, che culmina in un epilogo dolcemente poetico: nel passaggio generazionale, la storia può ricominciare da capo.
Per maggiori informazioni potete consultare la pagina Facebook ufficiale del film. L’uscita è prevista per il 29 settembre, con distribuzione curata da Adler Entertainment.
#Abel #IlFiglioDelVento
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– L’intervista al protagonista Manuel Camacho per Abel – Il figlio del vento
– L’intervista al regista Gerardo Olivares per Abel – Il figlio del vento
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