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The Night Of – La recensione del pilot con John Turturro

Pubblicato il 04 luglio 2016 di Lorenzo Pedrazzi

The Night Of è la nuova miniserie di HBO creata dal premio Oscar Steven Zaillian (Schindler’s List, Millennium) e da Richard Price (The Wire), versione americana dell’inglese Criminal Justice. I protagonisti sono Riz Ahmed (Four Lions, Nightcrawler, Rogue One) e John Turturro, che ha sostituito lo scomparso James Gandolfini. L’attore italo-americano – che figura tra i produttori esecutivi – aveva molto a cuore questo progetto: lo show è stato realizzato in suo onore, e il primo episodio ne dimostra le grandi potenzialità…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Nasir “Naz” Khan (Riz Ahmed) è uno studente universitario di origini pakistane che vive nel Queens, a New York, e fa da tutor a un giocatore della squadra di basket. Invitato a una festa dove spera di incontrare qualche ragazza, Naz viene lasciato a piedi da un suo amico, e prende il taxi del padre per andarci lo stesso. Non è in grado di spegnere l’insegna, quindi una misteriosa ragazza, Andrea (Sofia Black D’Elia), sale a bordo e gli chiede di portarla alla spiaggia. C’è qualcosa di enigmatico in lei, e Naz decide di rinunciare alla festa per assecondarla. Le compra da bere in una stazione di servizio (dove viene inquadrato da numerose telecamere di sorveglianza, e notato dall’autista di un carro funebre che rimprovera Andrea per aver gettato in terra una sigaretta accesa), e poi la porta sul fiume Hudson. Lei gli offre una pasticca, e lui – dopo il rifiuto iniziale – l’accetta. Andrea lo guida fino a casa sua, in una zona signorile di Manhattan, dove due ragazzi li vedono e se la prendono con Naz perché musulmano.
In casa, Andrea gli offre da bere, e anche della cocaina. Naz non è abituato a certe cose, è un ragazzo tranquillo che non trasgredisce le regole, ma questa strana ragazza è troppo affascinante per resisterle. Non si capisce bene quali problemi abbia, sembra tormentata da qualcosa, e vuole stordirsi per dimenticarla. Comincia a giocare con un coltello: lo afferra e lo conficca su un tavolino di legno, fra le dita aperte della sua mano; poi chiede a Naz di fare lo stesso. I due hanno già bevuto e hanno tirato una striscia di coca, quindi Naz è stordito, e senza volerlo la ferisce sul palmo. Lei non sente alcun dolore, anzi, sembra felice, e comincia a baciarlo. Ben presto si ritrovano in camera di lei a fare l’amore.
È ancora notte quando Naz si risveglia, disteso in salotto. Torna in camera e le dice che deve andare a casa, ma quando accende la luce vede che la ragazza è stata assassinata: il suo cadavere giace sul letto, trafitto da numerose coltellate, e il sangue è dappertutto. Preso dal panico, Naz scappa fuori, ma dimentica le chiavi del taxi e deve tornare indietro. La porta non si apre, quindi è costretto a rompere un vetro, attirando l’attenzione di un vicino che chiama la polizia. Porta con sé il coltello che hanno usato per il loro gioco, imbrattato di sangue, e lo nasconde nella tasca interna della giacca. Sale sul taxi e guida senza prudenza, tant’è che una pattuglia della polizia lo ferma per un controllo. I due agenti capiscono che è sconvolto, ma non danno troppo peso alla cosa, e quando ricevono una chiamata lo portano con loro. La chiamata, ovviamente, li conduce a casa di Andrea. Naz resta in macchina, mentre gli agenti raccolgono la deposizione del vicino. Entrano in casa insieme ad altri due poliziotti, e trovano il cadavere della ragazza. Interviene il detective Dennis Box (Bill Camp), che raccoglie la testimonianza di uno dei due giovani che se l’erano presa con Naz (il quale, però, è ancora in macchina, e nessuno lo vede).
Portato alla centrale, si rende conto di avere ancora il coltello in tasca, ma non sa come liberarsene. Cerca di contattare la sua famiglia, ma i genitori dormono. Arriva la poliziotta che l’ha fermato, e dopo un’accurata perquisizione trova il coltello. La lama corrisponde all’arma del delitto, mentre Naz corrisponde alla descrizione fatta dall’uomo che ha chiamato la polizia. Anche il ragazzo che lo aveva insultato lo riconosce. Box lo interroga, ma Naz riesce solo a dire frasi brevi e frammentarie sul suo incontro con Andrea e il successivo rapporto. Ciononostante, mette ripetutamente in chiaro che non l’ha uccisa lui, e che non ricorda cosa sia successo. Viene spogliato e analizzato, dopo aver dato il suo consenso.
Lasciato in cella, viene notato da Jack Stone (John Turturro), un avvocato dall’aria vagamente stralunata che visita la centrale per procacciarsi clienti. Jack gli comunica i suoi diritti, intimandogli di non parlare più con nessuno e di fare la telefonata cui ha diritto. Infine, l’avvocato va dall’agente di guardia per informarsi sulle accuse che pendono sul suo nuovo cliente, scoprendo che si tratta di omicidio e che il detective Box sta indagando sul caso. Entrambe le notizie lo preoccupano.
Naz chiama i genitori e spiega loro la situazione. Il padre si precipita in strada, ma ovviamente il suo taxi non c’è.

The night belongs to lovers
Sono ben 77 minuti, praticamente un lungometraggio, ma il regista Steven Zaillian e lo sceneggiatore Richard Price li spendono benissimo: il pilot di The Night Of si prende una libertà che il cinema – in quanto narrazione circoscritta – non potrebbe mai permettersi, e calibra la sua intera durata sulla notte fatale dell’omicidio, impostandone gradualmente le premesse, lo svolgimento e le immediate conseguenze. Il risultato è un episodio dai ritmi dilatati, avvolto dalle tenebre di Manhattan e immerso in quel tipo di solitudine che domina le ore notturne, dove la ricerca disperata di un contatto umano caccia nei guai persino un ragazzo tranquillo come Nasir.

Zaillian e Price hanno effettivamente il merito di avvicinarsi al nucleo della trama in modo ragionato e progressivo: le prime scene servono a delineare il protagonista (un giovane studioso, giudizioso, un po’ timido e impacciato), giustificando in tal modo il suo comportamento successivo, sia la bravata con il taxi del padre (la festa era imperdibile per un ragazzo impopolare come lui) sia la decisione di assecondare le richieste di Andrea, troppo bella e misteriosa per non desiderare di starle al fianco, soprattutto quando si è abituati a non apparire nemmeno per sbaglio sul radar dell’altro sesso. Certo, la premessa è un po’ artificiosa e stereotipata: il cinema è pieno di ragazze affascinanti che aiutano i timidi a uscire dal guscio, ma si tratta di un cliché poco credibile, nato da fantasie maschili inverosimili. Eppure, in questo caso risulta utile per valorizzare la condizione precaria di Naz rispetto all’omicidio, o il suo essere “come un vaso di terracotta costretto a viaggiare con molti vasi di ferro”, per citare l’immagine manzoniana. Poco propenso agli eccessi, e ancor meno abituato all’attenzione femminile, Naz viene “punito” per quell’unica trasgressione alle regole, anche se ovviamente la vera vittima è Andrea. L’episodio, però, concentra l’attenzione interamente sul ragazzo, come se impiegasse un narratore a focalizzazione interna; di conseguenza, il suo blackout corrisponde a un’ellissi temporale che ci lascia all’oscuro dell’accaduto, portandoci inevitabilmente a dubitare di tutto, persino dello stesso Naz: e se il colpevole fosse proprio lui, preda dell’alcol e delle droghe? Suona improbabile (anche perché da uno show come The Night Of ci si aspetta un intreccio più vasto), ma i sospetti permangono.

D’altra parte, ogni indizio punta su di lui. Il lungo antefatto dell’omicidio non fa che accumulare un gran numero di prove – ma anche di testimoni oculari – ai danni del protagonista, fra telecamere di sorveglianza, incontri coi passanti, tracce ematiche, impronte digitali e molto altro: tutto, insomma, dimostra che Naz e Andrea hanno trascorso del tempo insieme, hanno assunto droghe e consumato un rapporto sessuale burrascoso (ma non coercitivo), dove l’arma del delitto è stata usata dal ragazzo per un giochino sadico a cui peraltro non voleva nemmeno partecipare. Zaillian e Price distribuiscono questi elementi come se fossero i pezzi di una scacchiera, ben consapevoli – insieme al pubblico più smaliziato – che ognuno di essi riemergerà sia durante le indagini sia nel corso del processo. Di fatto, questo pilot mette in scena il delitto prima ancora che accada, giocando con le aspettative del fruitore e preparando il terreno per ciò che seguirà.

Alcuni sviluppi sono paradossali, soprattutto per quanto riguarda l’accumulo inusitato di indizi e il comportamento irrazionale di Naz, che va nel panico e peggiora la sua situazione; ma il regista e lo sceneggiatore sono abili a sfruttare queste premesse per generare la suspense, il cui apice è rappresentato dalla perquisizione del ragazzo alla centrale di polizia, dove il ritrovamento del coltello è solo una questione di secondi. La forza centripeta delle inquadrature fa convergere gli sguardi su di lui, mentre il resto dell’azione si sviluppa intorno, e le voci diventano un mormorio indistinto. L’andamento del racconto è greve, spiazzante, quasi contemplativo, anche perché l’assenza di colonna sonora lascia spazio ai rumori ambientali: i dialoghi sommessi e gli echi della strada sono le uniche eccezioni al silenzio della notte, a parte la canzone Into Dust di Mazzy Star – presumibilmente diegetica – che accompagna il momento d’intimità fra Naz e Andrea. I toni si alleggeriscono soltanto con l’entrata in scena di John Turturro, difensore istrionico e solo apparentemente scalcagnato, ma che sa fare il suo lavoro e conosce bene le strategie dei detective. Dennis Box incarna il lato più subdolo della legge, ed è chiaro che The Night Of intenda illuminare anche le lacune del sistema giudiziario americano, con le sue carceri e i suoi tutori: non a caso, questo primo episodio evidenzia i metodi bruschi o ambigui con cui gli agenti di polizia si rapportano a un sospettato, dalla fase dell’arresto a quella delle analisi. Alla fine si resta con il desiderio di saperne di più, e per un prodotto seriale non potrebbe esserci un esito migliore.

La citazione:
«Ciò che faremo quando avremo finito qui, giusto perché tu lo sappia, è effettuare dei test. Sai perché? Perché tu sei una scena del crimine, Nasir. Proprio come la casa, il taxi e Andrea. E il nostro lavoro è raccogliere tutto ciò che possiamo da una scena del crimine.»

Ho apprezzato:
– L’andamento greve e ragionato nella costruzione dell’intreccio, con ritmi dilatati
– La predilezione per i rumori ambientali rispetto alla colonna sonora
– La tensione diffusa
– La focalizzazione sul protagonista
– L’atmosfera notturna
– John Turturro

Non ho apprezzato:
– Il cliché un po’ abusato della premessa narrativa
– Il palese eccesso di indizi accumulati nella premessa

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