Il Giffoni Film Festival è il festival di cinema per ragazzi più importante del mondo, e non poteva esserci un’occasione migliore per presentare Abel – il figlio del vento, fiaba di amicizia e libertà che Adler Entertainment distribuirà nelle sale italiane dal 29 settembre. Si tratta di un delicato racconto formativo che coinvolge un ragazzino e un aquilotto: protagonista è infatti il piccolo Lukas (Manuel Camacho), trattato con freddezza da un padre ostile (Tobias Moretti), che lo incolpa per la tragica morte della moglie; così, quando Lukas trova un aquilotto in difficoltà, decide di prendersene cura e di chiamarlo Abel, vedendo in lui un compagno di sventure. Abel è stato scacciato dal nido da suo fratello maggiore, quindi ora deve imparare a cavarsela da solo, con l’aiuto di Lukas e del guardaboschi Danzer (Jean Reno).
Il film è stato realizzato attraverso un amalgama di finzione e riprese documentaristiche, grazie alla collaborazione tra i registi Gerardo Olivares e Otmar Penker. Il giovane interprete, Manuel Camacho, aveva già lavorato con Olivares in Among Wolves, e quell’esperienza ha spinto il cineasta ad affidargli il ruolo di protagonista in Abel – il figlio del vento. L’anteprima di Giffoni ci ha permesso di chiacchierare con Manuel, che ci ha parlato del film e del suo lavoro sul set.
Come hai imparato a lavorare con le aquile? È stato difficile?
Per me è stato facile, anche perché avevo già fatto un’esperienza simile con i lupi. Certo, anche le aquile sono animali selvaggi, quindi può essere pericoloso, ma sono uccelli: questo li rende ovviamente diversi – ad esempio – dai lupi o da altri tipi di animali. Erano molto imprevedibili, non si poteva sapere cosa avrebbero fatto… ma alla fine è andata bene.
A tal proposito, Manuel ha dovuto affrontare un’accurata fase di preparazione, allenandosi in una falconeria sotto la custodia di Franz Schüttelkopf, per imparare a gestire i rapaci. L’insegnante di recitazione Mercedes Almarcha ha insegnato al giovane attore alcune tecniche per recitare insieme alle aquile e interagire con loro in modo naturale. D’altra parte, Manuel è molto bravo a stabilire legami con gli animali, e Olivares se n’era già accorto sul set di Among Wolves.
Com’è il tuo rapporto con gli animali nella vita reale? Ti piacciono? Hai animali domestici?
Sì [ride], ho avuto molti animali in casa mia, fra cui uno scoiattolo. Ora non non ne ho, ma ne ho avuti molti.
Nel film, il rapporto tra Lukas e Abel costituisce l’ossatura della storia: sono entrambi dei “cuccioli” che devono imparare a volare da soli, come ha dichiarato il regista. Entrambi devono capire quando arriva il momento di emanciparsi da tutto il resto ed essere liberi, contando sull’affetto che nutrono reciprocamente.
D’altra parte, l’ambientazione alpina ha comportato alcuni problemi logistici, fra temporali repentini e le insidie del terreno. In alcuni casi, il cast e la troupe di Abel – il figlio del vento sono stati costretti addirittura a rifugiarsi nelle stalle dei contadini per ripararsi dalle intemperie, mentre il trasporto dell’equipaggiamento e delle persone ha richiesto l’utilizzo di fuoristrada, funivie ed elicotteri.
È stato complicato girare ad alta quota, con il brutto tempo?
Con il cattivo tempo, sì, è stato difficile girare, perché a volte rimanevamo bloccati. Non potevamo sapere come sarebbe cambiato il tempo. Quindi sì, è stato difficile ma, sai, ce l’abbiamo fatta! [Ride]
So che talvolta siete stati costretti a rifugiarvi nei fienili di alcuni contadini del posto, nel Sud Tirolo…
È vero! È stata dura.
Come detto in precedenza, si tratta del secondo film dove Manuel Camacho lavora con il regista Gerardo Olivares, che in lui ha visto qualcosa di speciale: fra loro si è stabilita una connessione di fondamentale importanza, al punto che Olivares lo considera quasi come un figlio, e gli basta uno sguardo per intendersi.
Ti è piaciuto lavorare per la seconda volta con Gerardo? Cosa hai imparato da lui?
Sì, è stato fantastico lavorare ancora con Gerardo, perché lo conosco molto bene. È un uomo delizioso, lavorare con lui è davvero semplice. Non tutti i registi sono così, ma lui riesce a stabilire un legame di amicizia con gli attori con cui lavora. Per me è stato un piacere. Ho imparato molto da lui, perché ha una grande esperienza: ha viaggiato in tutto il mondo per i suoi progetti.
Nonostante Manuel Camacho abbia già ampiamente dimostrato le sue capacità sul set, lavorare con due attori veterani come Tobias Moretti e Jean Reno gli è stato di grande aiuto. Quest’ultimo funge anche da voce narrante, e la sua notorietà internazionale ha certamente il merito d’impreziosire l’intera produzione.
Com’è stato lavorare con due attori di grande esperienza come Jean Reno e Tobias Moretti?
Per me è stato davvero facile, perché loro fanno sembrare tutto molto semplice, anche se magari stanno interpretando una scena complessa. Da loro si impara molto. È stato un piacere lavorare con Jean Reno, è veramente un grande attore… e inoltre questo era solo il mio secondo film, quindi è stato incredibile!
Insomma, Abel – il figlio del vento è una fiaba che unisce diverse generazioni (adulti e bambini) per raccontare una parabola di solidarietà fra “cuccioli”, fondata sul rispetto della natura e sull’amore per il prossimo: adatta per tutta la famiglia, come si suol dire.
Per maggiori informazioni sul film potete consultare la pagina Facebook ufficiale del film. #Abel #IlFiglioDelVento
LEGGI ANCHE: L’intervista al regista Gerardo Olivares per Abel – Il figlio del vento
Vi invitiamo a scaricare la nostra NUOVA APP gratuita di ScreenWeek Blog (per iOS e Android) per non perdervi alcuna news sul mondo del cinema, senza dimenticarvi di seguire il nostro canale ScreenWeek TV per rimanere costantemente aggiornati.
[widget/movie/32391]