Furtiva mano di un fantasma occulto
fra le pieghe del buio e del torpore
mi scuote, e io mi sveglio, ma nel cuore
notturno non trovo gesto o volto.
Un antico terrore, che insepolto
porto nel petto, come da un trono
scende sopra di me senza perdono,
mi fa suo servo senza cenno o insulto.
E sento la mia vita di repente
legata con un filo di Incosciente
a ignota mano diretta nell’ignoto.
Sento che niente sono, se non l’ombra
Di un volto imperscrutabile nell’ombra:
e per assenza esisto, come il vuoto.
Furtiva mano di un fantasma occulto, Fernando Pessoa
Una casale sperduto nella provincia francese. Si potrebbe dire abbandonato, se non fosse che al suo interno sembra vivere un fantasma. Capire se è buono o cattivo è compito di una giovane americana chiamata per l’occasione dalla coppia di potenziali acquirenti. Lei, come il fratello, morto qualche settimana prima per un attacco di cuore, sembra riesca a parlare con presenze sovrannaturali. Non è questa la sua vera professione però, è una personal shopper, lavora per una celebrità del jet set internazionale. Milano, Parigi, Londra: dovrebbe tornare alla routine quotidiana, ma quel fantasma sembra seguirla ovunque vada…
Olivier Assayas e Kristen Stewart: il binomio regista-attrice si ripete a distanza di due anni di Sils Maria e il risultato è sorprendentemente peggiore. Quando si decide di fare un film su/con i fantasmi ci sono due vie: la prima è quella del semplice intrattenimento, l’altra è di utilizzare l’espediente del paranormale per fare cinema d’autore. Assayas prevedibilmente sceglie questa seconda strada. E ciò che non gli riesce, paradossalmente, non sono le ambientazioni da horror che risolve con dignitoso mestiere in più situazioni, quanto l’intero intreccio e alcune scelte di sceneggiatura davvero discutibili. Si può, in un film, dedicare più di cinque minuti consecutivi ad una chat sullo smartphone? Domanda, risposta, domanda, risposta…e così via per un tempo che appare infinito e risulta quasi offensivo per chi, dal cinema, si aspetta un racconto per immagini e non di schermate da cellulare. Per non parlare del thrilling riguardo l’identità del (primo) fantasma che si risolve con una soluzione imbarazzante dal punto di vista narrativo (la soluzione cade dall’alto senza nessun precedente indizio) che registico con una ripetizione della scena da due punti di vista diversi che appaiono un esercizio di stile di uno studente di regia alle prime armi. Da parte sua Kristen Stewart fa quel che può. Il film è completamente caricato sulle sue spalle e lei, per ragioni di copione, si denuda e masturba anche. Non basta. Ci sarebbe voluto un altro film, senza fantasmi, non almeno se scritti da Assayas. A Cannes, dove è stato inserito in concorso, è stato sonoramente fischiato dalla stampa, in larga parte transalpina. Con buona pace di chi dice che i francesi sono nazionalisti a prescindere…
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