Game of Thrones: Recensione dell’episodio 6×04, “Book of Stranger”

Game of Thrones: Recensione dell’episodio 6×04, “Book of Stranger”

Di Andrea Suatoni

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Finalmente un episodio che entra nel vivo della vicenda e che regala ai fan di Game of Thrones una moltitudine di momenti densi di epicità e tensione; inoltre, con le apparizioni sullo schermo di Loras Tyrell, Robin Arryn e Petyr Baelish (il machiavellico Ditocorto) il cerchio dei protagonisti si chiude rivelandoci la posizione di tutti i personaggi principali all’interno della sesta stagione.

BOOK OF STRANGER

L’episodio si apre in maniera inaspettata: tutti eravamo convinti che l’incontro fra Sansa e Jon sarebbe stato posticipato almeno di qualche puntata (o che non sarebbe mai avvenuto), mentre invece i due riescono a riabbracciarsi aprendo la strada a nuovi scenari, che ci mostrano una Sansa più che mai battagliera e pronta a riprendersi ciò che è suo.
Ma l’incontro/scontro più affascinante e denso di significato alla Barriera è forse quello fra la coppia Melisandre e Davos (che solo ora si accorge di non aver chiesto nulla alla sacerdotessa rossa riguardo a Stannis…?) e Brienne. La convivenza dei vari personaggi alla Barriera si fa sempre più tesa.

Ditocorto si prepara a tornare prepotentemente sulle scene di Westeros, tenendo ormai in pugno il giovane erede delle Valli Robin Arryn: la guerra è alle porte e Baelish, dopo averla dato in pasto a Ramsay Bolton, vuole schierarsi dalla parte di Sansa.

A Meereen vediamo Missandei e Verme Grigio diventare due reali personaggi: i due manifestano, oltre a idee personali, anche una determinata caratterizzazione che seppure rimane a fare da sfondo alla totalizzante presenza in video di Tyrion Lannister/Peter Dinklage (che con un misto di oratoria e prostitute pare salvare la situazione Meereenese) aggiunge un reale significato all’istituzione del Concilio Ristretto della regina.

Troviamo spazio anche per Margaery Tyrell, il cui ruolo nella sesta stagione è stato finora solamente quello di comparsa: è probabile che per amore di suo fratello Loras, ormai spezzato dagli adepti del culto dei sette dei dell’Alto Passero (fra cui spicca l’onnipresente e fanatica Septa Unella) anche la regina si appresti a percorrere la Marcia della Vergogna. Una ipotesi che Olenna Tyrell non vuole neanche considerare, accettando di scendere a patti con Cersei e Jaime pur di evitare il destino della nipote. Anche se dovesse costare una sanguinosa guerra civile.

Nel frattempo Theon Greyjoy è arrivato senza fatica alle Isole di Ferro, dove viene duramente accolto da Yara: ma a dispetto di quanto lei creda, il suo ritorno a casa non è dovuto ad alcuna pretesa sul Trono di Sale, che Theon crede spetti di diritto alla Sorella.

A Grande Inverno, chi vedeva nella bruta Osha una rivale d’alto rango per lo psicopatico Ramsay si è dovuto presto ricredere: la donna viene tolta di mezzo in una scena che rende ben poca giustizia al personaggio cresciuto e sviluppato nelle stagioni passate, che evidentemente non è riuscito a trovare un posto nelle trame attuali se non quello di scomoda presenza da eliminare al più presto. Sulla sorte di Rickon Stark possiamo solamente sperare e rabbrividire, soprattutto dopo l’inquietante lettera che Lord Bolton ha spedito alla barriera intimando a Jon Snow di restituirgli Sansa.

Ma i momenti più epici dell’episodio sono quelli cuciti sul personaggio di Daenerys: dalla presa di coscienza delle potenzialità delle vedove del Dosh Khaleen all’arrivo di Jorah e Daario intenti al salvataggio della Madre dei Draghi, finendo con l’incendio che ucciderà l’intero concilio dei Khal lasciandola, di nuovo, illesa e sostanzialmente deificata davanti all’intera popolazione Dothraki: Daenerys, nuovissima Khaleesi di tutti i Khalasar, ha acquisito degli alleati preziosissimi nelle guerre a venire ed è pronta a tornare a regnare su Meereen… E non solo.

Margaery_opt

RITROVAMENTI

Il legame familiare fa da padrone in questo episodio, dove fratelli e sorelle si ritrovano l’un l’altro suscitando fortissime emozioni nello spettatore per una puntata che manifesta un’assenza quasi totale di difetti (per citarne uno, sarebbe forse stato meglio, arrivati alla quarta puntata, lasciare ad un’immaginario off panel il confronto fra Melisandre ed un Davos che solo ora pare aver ritrovato la ragione). Margaery riabbraccia finalmente Loras, che appare spezzato e che influirà forse nel cambiare la stoicità della regina; Yara si riunisce a Theon, che aveva rifiutato di essere salvato ma che è ora tornato a casa con lo scopo di aiutarla a salire sul trono; Sansa arriva finalmente alla Barriera, dove trova uno Jon Snow in piena crisi esistenziale.

La parte femminile è estremamente preponderante nella risoluzione di tutti gli incontri (ai quali potremmo aggiungere anche il ritrovamento di Daenerys con Daario e Jorah, seppure fuori dal legame strettamente familiare), per una puntata che va in effetti ad esplorare tutti i diversi aspetti del girl power focalizzandosi su quattro diverse “regine” (strano in effetti che Ellaria Sand ed il suo entourage non abbiano trovato spazio nella scrittura di Book of Stranger, ma forse per i piani di Dorne è ancora presto).

La regina Margaery rifiuta di cedere, ma forse il suo rapporto con il fratello Loras la farà tornare sulla sua decisione. Scopriremo cosa conta davvero per lei?
Yara è decisa a regnare sulle Isole di Ferro, dovendo lottare per una posizione che reputava sua di diritto e proprio per questo essendo impreparata a farlo.
Sansa, sempre più vicina a quel titolo di Queen of the North che sembrerebbe essere stato sibillinamente profetizzato nei libri di Martin, ritrova tutta la sua sicurezza ed è decisa a marciare su Grande Inverno e probabilmente anche a vendicarsi di Ramsay.
Infine Daenerys, l’incarnazione della potenza in ogni sua forma. Sfrontata, sicurissima di sé, autoritaria e crudele. E forse, come aveva ipotizzato il compianto Sir Barristan, sempre più vicina a quella pazzia che nella famiglia Targaryen potrebbe essere tramandata di generazione in generazione così come la resistenza al fuoco.

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DETTAGLI DI STILE

Il libro dello straniero, il Book of Stranger del titolo dell’episodio, è uno dei testi sacri dei sette dei di Westeros, per la precisione il settimo, quello dello Sconosciuto: la divinità legata alla morte. Margaery ne ha imparato dei versi tramite le severe “lezioni” di Septa Unella, ed è forse grazie a questo che ottiene il permesso di vedere Loras.

E’ importantissima la scelta di Jon di abbandonare Grande Artiglio, la spada in acciaio di Valyria donatagli dal Lord Comandante Mormont. La sua guardia è finita, ed il suo senso dell’onore gli impone di lasciarla indietro, così come aveva fatto quando aveva tentato la diserzione per unirsi all’esercito del fratello Robb.

Notevole è il cambiamento di Sansa, che esce infine rafforzata da tutte le sevizie e sfortune subite. Battagliera, altera, decisa, Sansa ricalca sempre più il carattere di sua madre Catelyn, arrivando in questo episodio fin quasi ad essere irriconoscibile ma estremamente credibile ed all’interno del proprio tridimensionalissimo personaggio.

Così come è da notare come vada a quadrare in maniera inaspettata il cerchio della storyline di Daenerys. Dai suoi timidissimi esordi al raggiungimento del potere quasi assoluto il passo è stato talmente breve che la Khaleesi aveva iniziato a paventare una sicurezza di sé fin troppo sfacciata. La sua cattura da parte dei Dothraki sembrava abilmente suggerire un cambiamento verso una Madre dei Draghi finalmente equilibrata e matura, ma la risoluzione delle vicende porta invece Daenerys ancor più verso la convinzione della propria sfrontata invincibilità, stavolta senza neanche l’ausilio degli onnipresenti draghi.

E in realtà, ormai sta quasi iniziando a convincere anche noi.

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