Feff18 – Roundtable con Takumi Saito di The Kodai Family e la produttrice Megumi Nishihara

Feff18 – Roundtable con Takumi Saito di The Kodai Family e la produttrice Megumi Nishihara

Di Marlen Vazzoler

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Le opere della mangaka Kozueko Morimoto sono ancora inedite in Italia, ma in Giappone è un’autrice molto conosciuta soprattutto per due manga Gokusen e Koudaike no Hitobito. Dal primo è stata tratta una serie televisiva di successo incentrata sulle avventure di Kumiko Yamaguchi, la nipote di un boss della yakuza che mira a diventare una grande insegnante. Sono state realizzate tre stagioni e un film, uscito nel 2009 che conclude le vicende della protagonista.
Dal manga Koudaike no Hitobito, ancora in corso in Giappone, è stato tratto invece un lungometraggio cinematografico The Kodai Family interpretato da Haruka Ayase e Takumi Saito, rispettivamente un impiegata che ama sognare a occhi aperti e il pupillo della famiglia Kodai dotato del potere della telepatia, ereditato dalla nonna.

Alla 18a edizione del Far East Film Festival abbiamo avuto il piacere di assistere alla conferenza stampa del film, a cui hanno partecipato Saito, attore e regista (ha partecipato al Festival del cinema asiatico in Giappone, ndr.), e la produttrice Megumi Nishihara.

Takumi Saito: Per me è stata una sorta di sfida assumere questo ruolo di ‘principe azzurro’, anche se sono giapponese perché finora con i registi Hideo e Sion Sono (Tag) il mio ruolo è sempre stato quello del personaggio che uccide o che viene ucciso o di adultero.
Megumi Nishihara è una bravissima attrice e produttrice.

Megumi Nishihara: L’attore Saito ha sempre interpretato personaggi sexy, ma tra gli attori giapponesi non credo che ci sia qualcuno così brillante come lui. Ho voluto che facesse un ruolo completamente diverso rispetto a quelli precedenti.

Takumi Saito: Aggiungo che per essere scelto come protagonista del film ho speso molti soldi. Sto scherzando, non scrivetelo.
Credo che il regista Takashi Miike abbia avuto un grande ruolo per quel che concerne la mia vita da pensionato. [l’attore fa riferimento a delle dichiarazioni in passato in cui aveva detto che sarebbe andato in pensione dopo Ai to Makoto]. Quando tornerò in Giappone mi aspetterà il ruolo di un personaggio spaziale. Ho prestato spesso la voce a intelligenze artificiali e a personaggi spaziali, quindi sto vivendo la mia vita da pensionato come uomo strambo.

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Takumi Saito: Il personaggio principale del film deve portare una croce per tutta la vita a causa di questa sua inusuale e straordinaria capacità, è un personaggio un po’ triste. L’incontro con questa bellissima ragazza riporta il colore nella sua vita, prima il suo viso era inespressivo, dopo averla incontrata riottiene la sua vivacità come essere umano, toccando con la telepatia il cuore di lei.
Questa storia è appropriata con questa società dei social media, è una storia fantastica e bellissima. Se potessi incontrare una ragazza simile, così pura di cuore, sicuramente non me la lascerei scappare e farei qualsiasi cosa perché possa essere felice.

Takumi Saito: Per questo personaggio, non rappresentato nei film del passato perché così contemporaneo, ho fatto una ricerca su internet per avere un’idea su come potessi interpretarlo. Ho cercato tra le persone che mi circondano, della nuova generazione, non del passato. Per questo motivo ho fatto molte ricerche sui social media, e questo mi ha dato un vantaggio: non vedere l’espressione delle persone dietro a queste voci.
Spesso e volentieri si considerano gli sms negativamente perché non c’è contatto umano, ma un contatto molto superficiale. Utilizzando questo strumento in modo adeguato, come viene fatto in Giappone durante ad esempio i disastri ambientali, si può incoraggiare e salvare altre persone. Gli sms non hanno dunque solamente un lato negativo, è ovvio che si tratta di uno strumento da cui è difficile ricevere calore, ma dipende da chi c’è dall’altra parte, perché si può ricevere anche del calore umano.

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Takumi Saito: Se dovessi scegliere tra i registi italiani, il mio preferito è Paolo Sorrentino. In Giappone sono anche un regista, e il mio sogno in questo momento sarebbe vedere nei titoli di coda solo il mio nome: casting, direttore artistico, regista, scenografia, sceneggiatura, tutto con il mio nome. Il budget di produzione sarebbe di conseguenza a costo zero, solo dell’invio degli sms o delle e-mail. Il mio grande sogno è di fotografare questi titoli di coda con il mio iPhone.
La mia idea per questo progetto è ambientata nell’era glaciale, tutte le celebrità riescono a sfuggire dalla Terra e andare sulla Luna mentre le persone che non hanno questa capacità devono rifugiarsi nei rifugi sotterranei. Lì ci sono due tipi di stanze: quelle singole per quelli che non vogliono fare figli, e delle stanze doppie per chi vuole fare dei figli. Ovviamente mi sceglierò una stanza singola in cui combatterò contro me stesso in solitudine.
Questa idea mi è venuta così ieri.

Roundtable con la stampa:

Abbiamo chiesto alla produttrice cosa ha richiesto a livello produttivo la realizzazione dei sogni ad occhi aperti della protagonista, e se può dirci quale è stato il più difficile. A Saito abbiamo chiesto qual’è stata la sua scena preferita.

Megumi Nishihara:

Le fantasie sono state realizzate principalmente mediante la computer grafica, mentre altre scene in cui è presente ad esempio l’FBI o sono ambientate nell’epoca Taisho, abbiamo usato i set tradizionali.
I momenti più difficili sono state le riprese delle gnomo col cappello a punta che cambiava le sue dimensioni nei vari sogni di Kie. Quello è stato l’aspetto più difficile.

Takumi Saito:

Per me il momento più divertente è stato quello delle fantasie, perché normalmente nel cinema per cambiarsi d’abito serve un oretta, mentre questa volta ci sono volute cinque ore. Quindi questa volta non solo ha potuto cambiare le mie vesti ma anche il personaggio da me interpretato.

Takumi Saito: Questo manga è diventato così popolare in Giappone grazie alle fantasie di Kie, i fan si aspettano dunque di ritrovare al cinema proprio queste scene. Per questo motivo è stato necessario essere molto fedeli al manga a scapito della nostra originalità.

Takumi Saito: Finora tutti quanti cercavano di ottenere un successo in Giappone, però il tempo è cambiato e gli stranieri riescono a cogliere più dei giapponesi il fascino del cinema giapponese. Dovremmo trasmettere questo entusiasmo del pubblico di Udine a quello giapponese.
Mi sono reso conto a Udine che per noi asiatici è difficile distinguere la nazionalità degli Europei e viceversa, gli Europei non riescono a distinguere tra il cinese, il giapponese e il coreano. Con questo voglio dire che siamo tutti unici e in questo momento dobbiamo creare più film in tutta la regione asiatica, e per questo motivo desidero creare dei film in Asia e non solo in Giappone.

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Takumi Saito: Non sono mai soddisfatto delle mie interpretazioni, perché rispetto a tutti gli altri registi che si trovano al top del Giappone, come ad esempio Kurosawa, sento sempre un grande divario tra me e questi registi molto famosi, ma allo stesso tempo mi da la forza di provare a esprimere me stesso. Potrebbe sembrare una sorta di autolesionismo, paragonarmi a questi grandi, io che ho appena iniziato ma in realtà come ho detto prima mi da forza.

Takumi Saito: Mentre recitavo nel film provavo ad aprire il mio cuore per capire quello che veniva detto, non mediante le parole ma con le espressioni.

Megumi Nishihara: Come avete visto questo è un lavoro abbastanza difficile, perché bisogna sentire la voce del cuore, e non è facile fare un sottotitolo perché non ci sono le parole. Per questo motivo abbiamo posto grande impegno nella realizzazione dei sottotitoli, e nonostante questa difficoltà abbiamo visto la reazione del pubblico italiano che rideva in alcune scene e questo ci ha dato molto felicità perché abbiamo visto che il film è stato accolto molto calorosamente.

Megumi Nishihara: Bisogna precisare che in Giappone c’è un incremento delle produttrici donne. I legami che sono riuscita a coltivare nel tempo con le persone che lavoravano con me e volevamo aiutarmi a crescere. Col passare del tempo facendo altri lavori ho conosciuto altri attori, imprese produttrici, persone che lavorano nel mondo del cinema. L’aver coltivato queste relazioni ed aver stretto dei legami con le persone giuste mi ha aiutato molto.

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