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Feff18 – Gli incontri con Go Morita e Keisuke Yoshida, protagonista e regista di Himeanole

Pubblicato il 13 maggio 2016 di Marlen Vazzoler

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Il cantante e attore Go Morita e il regista Keisuke Yoshida sono stati ospiti della 18a edizione del Far East Film Festival dove hanno presentato in anteprima mondiale il thriller Himeanole basato sull’omonimo seinen manga (Himeanoru 6 volumi nell’edizione standard, 4 nell’edizione bunkoban) di Minoru Furuya (Himizu, Ciguatera e Boku to Issho).

Mark Shilling ha moderato la conferenza stampa del film che si è tenuta durante il Festival a cui hanno partecipato i due ospiti, in cui si è parlato del ruolo dell’assassino Morita e del cambio di registro della pellicola.

Keisuke Yoshida: L’idea del cambio dalla commedia al thriller mi è venuta in mente osservando quello che accade nell’attuale società giapponese. I fatti di cronaca accadono anche in Giappone e i giapponesi li guardano attraverso la televisione come se fosse qualcosa che non li riguarda. Questi fatti di cronaca e la vita quotidiana sono divisi da un muro sottile, volevo trasmettere questo messaggio della pericolosità del mondo che viene eroso dai feroci fatti di cronaca.

Keisuke Yoshida: Sono un regista da 10 anni, però prima di diventarlo sono sempre stato un direttore della fotografia, e questo è sicuramente un mio punto di forza rispetto agli altri registi. Quello a cui ho puntato molto è mostrare la realtà, mostrare questa atrocità dei fatti, volevo mostrare le scene come se fossero state registrate da una telecamera di sorveglianza.
Per quanto riguarda la musica, a circa metà film diventa molto più invadente e molto più rilevante. Normalmente la tecnica impiegata dagli altri registi è di intensificare la musica, ma non volevo fare come gli altri perché mi stanco subito nel fare delle cose normali, ed ho voluto cambiare. Per questo motivo ho fatto un fade-out della musica verso la fine.

Go Morita: Per assumere il ruolo di Morita nel film, non l’ho considerato un uomo cattivo e malvagio. Ho preso in considerazione la sua storia personale, la sua esperienza nell’infanzia, il bullismo subito ma anche l’ambiente famigliare, che non appare nel film, era in realtà così malinconico. Quindi non lo considero un cattivo, ma una persona davvero triste. Avendo questa idea ho potuto immedesimarmi con lui.

Go Morita: Tra il teatro e il cinema non cambia nulla quando si assume un ruolo che non ci assomiglia. Forse cambia leggermente come si spendono le proprie energie. Per quanto riguarda la mia interpretazione del protagonista Morita, è stato difficile rendere questo personaggio una persona normale. Il maestro Yoshida mi ha mostrato la sua bravura nel mostrare la debolezza delle persone.
Per me è stato difficile ma al contempo mi sono divertito molto, ho cercato di rendere il tutto in mondo realistico nonostante le difficoltà.

Di seguito la nostra intervista con il regista Yoshida:

Come mai nelle sequenze del flashback non ha usato degli attori più giovani per i ruoli di Okada, Morita e Wasu, ma gli stessi attori che li interpretano nel tempo presente?

Per quanto riguarda il protagonista Morita, fa delle scene molto violente, per questo motivo volevo che sperimentasse lui stesso la violenza subita dalle altre persone. Faccio un esempio, la pistola ad aria era vera, sentiva davvero il dolore quando veniva colpito, volevo che lui stesso sperimentasse questo dolore per capire che cosa si prova, come persona che subisce delle violenze.

Il montaggio alternato della scena in cui Morita uccide Wasu e la sua fidanzata, e il primo rapporto tra Okada e Yuka. Come è nata l’idea di scrivere questa sequenza e come è stato metterla in scena.

Il tema principale del film è che i fatti di cronaca, di violenza quotidiana accadono spesso in Giappone, ma la gente li guarda attraverso le immagini televisive. Forse era proprio questo su cui volevo puntare la mia attenzione, mettendo in scena questa violenza. Perché l’omicidio è la massima rappresentazione della violenza.
Con soltanto una porta, una parete, nella stanza attigua, contemporaneamente c’è un atto di grande felicità, perché l’atto sessuale esprime la massima felicità di due persone.
Quindi c’è questo collegamento tra le gente che si sente felice e le violenze che accadono. La gente normalmente non si accorge nella propria quotidianità di questo fatto, lo considera come qualcosa che non c’entra nulla con la loro vita. Invece c’è questa contemporaneità, per cui volevo che la gente si accorgesse che accadono anche i fatti di violenza quando si è felici.
Nella realizzazione di questa scena ho utilizzato la voce. Nel momento del sesso la voce della donna in un primo momento è di piacere, e mano a mano diventa la voce di chi soffre, mentre invece la ragazza che viene uccisa contemporaneamente fa dei versi striduli di paura, di sofferenza, ma la sua voce man mano che passa il tempo esprime piacere, in questo modo nella scena non si capisce più niente, in questo miscuglio di felicità e infelicità.

Alla fine Okada muore o è solo svenuto?

E’ svenuto.

La sequenza finale che vediamo nel film, in cui vediamo prima dei paesaggi e poi Morita e Okada che giocano insieme (ai tempi delle superiori), è un ricordo dei bei tempi passati di Okada oppure questa scena ha un altro significato? Perché questa conclusione?

Con quella sequenza di scene volevo dimostrare che anche un personaggio così violento, un serial killer disumano, ha avuto un infanzia normale, ha passato del tempo come tutti gli altri. Nel film ho voluto respingere questo personaggio ma alla fine ho voluto dimostrare che anche lui ha vissuto una vita normale come tutti gli altri.
Inoltre c’è un’altra cosa, se lui avesse avuto la possibilità di continuare a vivere questa vita normale, forse il suo percorso sarebbe stato diverso e questo era un altro aspetto che volevo mostrare. Infine forse ricorderete che ho messo volutamente un cane. L’immagine del cane è stata messa perché Morita è il personaggio di cui tutti hanno paura mentre invece il suo cane è il solo essere a cui ha voluto bene fino alla fine della sua vita.

Quindi quando vede il cane ricorda il suo, e per questo motivo viene provocato l’incidente?

Diciamo che Morita rappresenta il male assoluto, ma anche il male assoluto ha delle volte un riflesso incondizionato, che diventa un gesto positivo. Viceversa una persona che si considera buona può compiere un atto violento con un gesto improvviso. Questo è quello che rappresenta quella scena.

Le sue ultime due opere sono degli adattamenti cinematografici di due seinen manga: Silver Spoon e Himeanole. Cosa l’ha spinto a scegliere di adattare queste opere a fumetti e per il suo prossimo film tornerà a dirigere un opera originale oppure realizzerà un altro adattamento?

Questa è la mia settima opera dal mio debutto, cinque sono dei prodotti originali e due sono ispirati ad altre fonti, in questo caso dei manga. Io ho sempre lavorato contemporaneamente a due progetti, sia originali che a degli adattamenti, e li ho sempre mandati avanti in parallelo.
Ma quando lavoro a degli adattamenti, se non viene raccolto il budget necessario il progetto viene interrotto mentre invece con i progetti originali, anche se non ci sono soldi a sufficienza, posso rivolgermi ad altri produttori. Per questo motivo solo due opere hanno trovato i fondi necessari e le ho potute realizzare.
Anche in futuro farò lo stesso, porterò avanti prodotti originali e adattamenti

Può dirci i titoli degli adattamenti manga che non sono andati in porto?

Purtroppo non posso citare nessun titolo perché diventerebbe una scorrettezza nei confronti delle altre persone ma posso asserire che sono stati in tutto 8 progetti, tra adattamenti di manga e di romanzi, di cui avevo già completato i casting, che non sono andati a buon fine.

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