Lo sguardo di un gatto d’appartamento è fisso su quella che, dalle voci, la scena avviene fuori campo, immaginiamo sia una scena di sesso selvaggio, se non violento tra un uomo e una donna. Ecco, hanno finito. Taglio. Ora guardiamo con gli occhi del gatto. L’uomo, completamente vestito di nero, si scosta dal corpo di lei. Ha una maschera sul viso. Non era sesso, era stupro. Lui si allontana. Lei rimane ancora sul pavimento per qualche secondo. Poi lentamente si ricompone, va a farsi una doccia, raccoglie i cocci delle porcellane rotte in salone, sembra che voglia fare come se non fosse successo nulla. Non denuncia alla polizia, lo dice solo ad una coppia di amici. Sa bene cosa succede quando uno scandalo del genere arriva ai media. Lavoro, amicizie, vita privata: viene tutto spazzato via. Le è successo quando aveva dieci a anni e suo padre fu arrestato dopo un’inspiegabile strage in un paesino vicino Nantes…
Da anni aspettavamo il migliore Paul Verhoeven. Quello capace di unire thriller e commedia giocando sulle perversioni dell’animo umano. Ci riesce con Elle, adattamento cinematografico del romanzo OH… del francese Philippe Djian. Al centro di tutto, come può suggerire il titolo, c’è Elle, Lei, la donna attorno a cui si muove tutto il resto. Non conta l’età: Michelle (ovvero Isabelle Huppert) ne ha più di 60. Tutti la desiderano: l’ex marito, il vicino di casa, il ragazzino che lavora nella sua azienda di videogames, il marito della socia in affari e la stessa socia in affari. E lei non si tira indietro, gioca con il rischio perché è così che è abituata a fare e, in definitiva, le piace. Forse è perché alle sue spalle c’è un trauma mai superato, forse perché ha realizzato che l’unico modo per superarlo è vivere senza tabù ciò che sente di volere fare. Pensa e agisce fuori dagli schemi. Eppure in maniera logica, che possiamo comprendere. La suspense è continua così come la violenza comune a tutti i personaggi (la più subdola, la compagna del figlio), la narrazione non cerca un epilogo nell’individuazione dell’assassino, ma si rinnova come le sfaccettature della protagonista, una Isabelle Huppert eccezionale, forse l’unica attrice capace di emanare una sensualità tale da giustificare tutto e tutti. Che sia un discorso al lavoro, una rivelazione all’amica o una masturbazione con il binocolo: la sua stessa presenza immette tensione nella scena. Guardando la 69esima edizione Festival di Cannes, dove Elle è stato presentato in concorso, viene normale pensare che meriterebbe un premio per la sua interpretazione. Se non lo sarà (o lo sarà stato, caso mai leggiate questa recensione dal 23 maggio 2016 in poi) è solo perché premiare chi già ha dimostrato più volte di essere eccezionale, sarebbe troppo semplice.
CHI VINCERA’ DOMANI LA PALMA D’ORO?
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