…se l’intelligenza umana si impegnasse ad ideare tecnologie rispettose delle esigenze dei lavoratori, invece di fare il contrario, avremmo la soluzione. Oggi si presenta un problema inverso: come adattare agli essere umani un sistema tecnologico ideato per altri obiettivi, e cioè perché ne benefici unicamente la produzione. Sono convinto che se si facesse quel che dico, di lavoro sporco ce ne sarebbe molto meno di quanto Lei afferma. E comunque sia, è evidente che abbiamo due sole alternative: la prima è quella di distribuirlo equamente; la seconda è obbligare una parte della popolazione a fare i lavori sporchi, pena morire di fame….
Noam Chomsky, La società anarchica
Vivono nella foresta, mangiano solo la carne di animali che cacciano, studiano di notte con la luce del falò e quando c’è da celebrare qualcosa, non si tratta di feste come il Natale, ma del Noam Chomsky Day. Sono i membri della famiglia di Ben, il padre di famiglia più progressista che si sia visto al mondo, il Captain Fantastic del titolo. Sono cinque i figli, più lui. La mamma si è allontanata da qualche mese, anzi no, ecco che arriva la notizia che è morta, suicidata, era bipolare e forse di quella vita così austera e selvaggia ne aveva abbastanza. Il padre di lei vorrebbe celebrare un funerale cristiano vicino alla loro residenza in New Mexico non tenendo conto del testamento in cui lei ribadiva di essere buddista e rigettare ogni forma di religione.La missione, per Ben e i suoi ragazzi diventa ora evitare che le ultime volontà della donna siano disattese. Per farlo salgono tutti sul pullman di famiglia. Li aspetta un viaggio di cinque giorni per il sud degli Stati Uniti che li cambierà per sempre…
Come vivrebbe chi, coerentemente a quanto dice di pensare, mettesse davvero in atto una vita lontana dal capitalismo e da qualsiasi suo prodotto suo derivato? Matt Ross, a lungo attore prima di passare dietro la macchina da presa (questo è il suo secondo film dopo 28 Hotel Rooms) ce lo racconta in due fasi, prima quella da eremiti, la seconda da “cosa succede quando gli eremiti vanno in città”. L’elemento di partenza è drammatico, la morte di un genitore/moglie. La malinconia ammanta l’intera pellicola, no solo il lutto, ma anche il confronto con la società moderna visto con gli occhi di ragazzi abituati a ben altro si rivela difficile da accettare per dei figli che non hanno scelto il proprio stile di vita. Hanno solo seguito il padre, non c’era alternativa. Ross alleggerisce il tutto con momenti e dialoghi colmi di una tale candore e genuinità che ci vuole un attimo per affezionarsi a tutta la famiglia. Non ironizza mai su di loro, ma con loro. Ne mette a nudo le esagerazioni, ma senza prenderne le distanze. Il processo di maturazione, elemento caratteristico per i road movie (quello che più si avvicina a Captain Fantastic è Little Miss Sunshine), coinvolge tutti i personaggi, ma senza per questo rivoltarne completamente le convinzioni. Forse il finale è un po’ lungo e naif, ma la presenza scenica di Viggo Mortensen, in un ruolo che sembra cucito su misura (chi scrive l’ha intervistato più volte ed è esattamente come nella pellicola, compreso il rapporto con i figli) giustifica anche quelle scene in più che si potevano tagliare senza il timore di essersi dimenticati di dire che fine fanno tutti i protagonisti.
P.S.: Captain Fantastic è stato presentato il settimo giorno del Festival di Cannes, sezione Un Certain Regard. Al momento, per noi, è il migliore film passato sugli schermi assieme a La pazza gioia di Paolo Virzì. Peccato nessuno dei due sia in concorso.
GUARDA IL TRAILER DI CAPTAIN FANTASTIC
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