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Arrow, la recensione dell’episodio 4.20: Genesis

Pubblicato il 09 maggio 2016 di Lorenzo Pedrazzi

Genesis, ventesimo episodio della quarta stagione di Arrow, conferma il buon momento della serie, e introduce una nuova speranza nella battaglia contro Damien Darhk

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Damien Darhk (Neal McDonough) inaugura la fase finale di Genesis, e uccide gli ultimi leader dell’HIVE. Intanto, Oliver (Stephen Amell) riceve una dritta da John Constantine: dovrà recarsi a Hub City per incontrare qualcuno che può aiutarlo a combattere la magia di Darhk, e Felicity (Emily Bett Rickards) insiste per accompagnarlo. Al casinò incontrano Esrin Fortuna (Gabriella Wright), l’amica di Constantine, una donna immortale che conosce a menadito i poteri mistici governati dal supercattivo. Esrin rivela a Oliver che, per sconfiggere Darhk, dovrà attingere a forze diametralmente opposte: laddove Darhk sfrutta il terrore e l’oscurità, Oliver dovrà invece fare appello alla speranza e alla luce. L’addestramento però dura poco, perché Oliver sembra celare troppa oscurità dentro di sé, e questo non fa che rafforzare il suo nemico.
A Star City, Diggle (David Ramsey) fa visita a Lyla (Audrey Marie Anderson) e alla piccola Sara sul camion corazzato dell’ARGUS dove sono nascoste, sempre in movimento. Subito dopo, però, Andy (Eugene Byrd) viene riconosciuto da una telecamera, e Diggle si lancia all’inseguimento, ma viene catturato e torturato. Riesce a liberarsi, ma faceva tutto parte di un piano per seguirlo con un segnalatore fino al rifugio di Lyla, che viene preso d’assalto da Andy, Darhk e i soldati dell’HIVE. Lyla convince Diggle a fuggire con la bambina, inseguito da Andy, mentre Darhk aggredisce Lyla e le toglie il chip che si era fatta impiantare sotto pelle: si tratta di Rubicon, un dispositivo in grado di impedire il lancio di qualunque testata nucleare, creato per prevenire eventuali guerre atomiche. Il dispositivo, però, può essere corrotto perché assuma il controllo delle suddette testate, ed è proprio ciò che Darhk vuole fare: spazzare via il mondo che conosciamo per costruirne uno nuovo, salvando pochi “eletti” in una sorta di “arca”. Freccia Verde interviene, e Darhk fa per ucciderlo con la sua magia, ma Oliver riesce a incanalare un pensiero di speranza (grazie alla fiducia che Felicity ripone in lui) e respinge il nemico, mentre i suoi occhi brillano di un bagliore dorato. Darhk riesce comunque a fuggire con Rubicon, mentre Diggle affronta Andy, che minaccia di uccidere Lyla e Sara. John, esasperato, gli spara.
Parallelamente, Thea (Willa Holland) è partita per il fine settimana con Alex (Parker Young), ma si rende presto conto che c’è qualcosa di strano: si trovano in una cittadina deserta, dove splende sempre il sole e i rumori circostanti si ripetono in loop; inoltre, Alex prende le stesse pillole gialle che Darhk fa assumere ai suoi uomini per ottenere la loro obbedienza. Thea cerca di fuggire, ma il perimetro della città è circondato da un campo di forza invisibile a forma di cupola: è l’arca sotterranea che proteggerà gli “eletti” dalla fine del mondo…

Under the Dome
Al termine di una stagione poco brillante (ma comunque superiore alla terza), Arrow sembra aver trovato un equilibrio tra le esigenze dell’azione e del melodramma, anche grazie al recente trauma della morte di Laurel. Se Canary Cry era un validissimo episodio sull’elaborazione del lutto, Genesis torna a focalizzarsi in modo più canonico sulla trama orizzontale, e risulta ben più efficace rispetto al passato.

Il merito è delle tre linee narrative che scorrono in parallelo nell’arco dell’episodio, tutte legate alla minaccia di Damien Darhk. La più bizzarra è quella che riguarda Thea, protagonista di una disavventura che ricorda le atmosfere stranianti di The Twilight Zone o Wayward Pines, se volete un esempio più recente: il segmento è ben concepito, poiché riesce a costruire l’inquietudine nel giro di pochi minuti, lasciandola crescere progressivamente insieme alla consapevolezza che ci sia qualcosa di strano. Com’è arrivata in quella ridente cittadina? E cosa si nasconde dietro al sole perenne che illumina il cielo? La rivelazione giunge alla fine, quando scopriamo i piani di Darhk e il vero significato di Genesis, folle progetto utopista che intende distruggere il mondo per costruirne uno nuovo, sfruttando la suddetta cittadina come un’arca di Noè. Il suo perimetro è infatti circondato da una cupola impenetrabile, come in The Dome di Stephen King o il film dei Simpson.

Diggle, intanto, mette nei guai se stesso e la sua famiglia a causa della sua brama di vendetta, in un arco narrativo che rappresenta l’ossatura della puntata. Il tranello ai danni di John e Lyla mette a nudo le intenzioni di Darhk, e inoltre chiude tragicamente il conflitto con Andy: l’omicidio del fratello suona come una svolta reazionaria (più vicina alla “filosofia” di Oliver nella prima stagione), ma nasce dall’esasperazione e dalla paura, più che dalla rabbia o dal desiderio di vendetta, e Diggle non ci è arrivato a cuor leggero. Difficilmente troverà il modo di autoassolversi, almeno non in tempi brevi. Comunque sia, è raro vedere una soluzione del genere applicata a un membro della propria famiglia, negli show di questo tipo: si tratta di una scelta inattesa da parte degli autori, forse dettata dalla volontà di concludere definitivamente la questione.

Dal canto loro, Oliver e Felicity seguono una pista suggerita da John Constantine, e fa piacere che l’investigatore dell’occulto abbia sempre un ruolo nella serie, anche se in veste “latente”. Ogni spiegazione circa le forze mistiche governate da Darhk suona infantile e talvolta pretestuosa, ma siamo nel regime del fantastico puro, quindi ci può stare: di conseguenza, è accettabile anche il dualismo manicheo (luce contro oscurità, speranza contro terrore) che Esrin Fortuna offre come soluzione per sconfiggere il supercattivo, e che si rivela efficace nello scontro sul camion dell’ARGUS. Darhk assaggia finalmente una dose della sua stessa medicina, mentre Oliver ci offre un’anticipazione di come presumibilmente riuscirà a sconfiggerlo. Peccato solo che la scena venga risolta troppo in fretta, senza mostrare nemmeno un lampo dei pensieri luminosi che consentono a Freccia Verde di respingere la magia nera.

Genesis è quindi un episodio più che dignitoso, con buone scene d’azione e una suspense ben distribuita sulle tre linee narrative. Insomma, le premesse per il finale di stagione sono piuttosto buone.

La citazione:
«Rubicon è il suo diluvio universale.»

Ho apprezzato:
– L’alternanza fra le tre linee narrative
– Il segmento in stile The Twilight Zone
– Lo svelamento di Genesis
– Oliver che trova la forza interiore per battere Darhk

Non ho apprezzato:
– La gestione troppo affrettata dello scontro con Darhk

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