Emancipation, ventesimo episodio della terza stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., è il tie-in di Captain America: Civil War, ma funziona bene soprattutto come puntata a se stante…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER.
Coulson (Clark Gregg) mantiene la promessa di aprire le porte dello S.H.I.E.L.D. a Talbot (Adrian Pasdar), e lo accompagna in una visita alla base, dove il Generale conosce Lincoln (Luke Mitchell), Elena (Natalia Cordova-Buckley) e persino Lash (Matthew Willig). In seguito agli Accordi di Sokovia, Talbot insiste che gli Inumani dell’agenzia vengano registrati presso il governo, ma Coulson non è d’accordo perché lo ritiene troppo rischioso per un’organizzazione che agisce nell’ombra.
Intanto, Daisy (Chloe Bennet) si è introdotta nei sistemi di sicurezza dello S.H.I.E.L.D., e osserva Lincoln chiuso nella sua stanza. Fitz (Iain De Caestecker) sa bene che Daisy riesce a entrare nel sistema, e continua ad aggiornarlo per arginare le infiltrazioni, ma non basta. Anche Lincoln è consapevole di essere osservato da lei, e le chiede di contattarlo: è stanco della prigionia, si sente inutile, e vuole rivederla. Daisy organizza la sua fuga e lo aiuta ad aprire la porta della cella.
Parallelamente, Hive (Brett Dalton) e Hellfire (Axle Whitehead) rapiscono alcuni membri dei Watchdogs per sottoporli agli esperimenti del Dott. Holden Radcliffe (John Hannah), possibili grazie al sangue Kree che scorre nelle vene di Daisy. I soggetti, però, non si trasformano in Inumani, bensì in creature dal volto deforme che obbediscono al volere di Hive, e posseggono una forza sovrumana. Hive è soddisfatto così.
Nella base S.H.I.E.L.D., Lincoln si fa guidare da Daisy verso l’hangar dei Quinjet, mentre Simmons (Elizabeth Henstridge) rivela a Talbot la minaccia di Hive. Fitz si accorge che Lincoln non è più nella sua stanza, e Mack (Henry Simmons) si mette a cercarlo insieme agli altri. Lo trova nei pressi dei Quinjet e cerca di fermarlo, ma Lincoln lo colpisce con una scossa e sale sul velivolo. Daisy lo attiva in remoto e lo porta fino al nascondiglio di Hive… ma a bordo non c’è Lincoln, bensì Lash.
La fuga di Lincoln faceva parte di un piano concepito da lui e da May (Ming-na Wen) per attaccare Hive e salvare Daisy, e ha funzionato. Lincoln non ha mai lasciato la base, e si scusa con Mack per averlo stordirlo, ma è stato costretto a farlo per reggere il gioco. Lash, intanto, attacca Hive, che cerca di infettarlo con i suoi parassiti, ma è inutile: i poteri di Lash li neutralizzano. Il possente Inumano colpisce Hive con una scarica energetica che gli lascia un buco nello stomaco, ma non riesce a finirlo perché ostacolato dai Watchdogs. Se ne sbarazza facilmente, ma arriva Daisy che gli scarica addosso un’ondata di vibrazioni, salvo poi crollare a terra perché troppo debole. Lash usa i suoi poteri per estrarre ed eliminare l’infezione dal suo corpo, prima di adagiarla sul Quinjet. Purtroppo, in quel momento viene colpito alle spalle dalla catena infuocata di Hellfire, che lo trapassa da parte a parte. Daisy, rinsavita, spazza via Hellfire con le vibrazioni, e il Quinjet può partire. Lash muore poco dopo.
Daisy viene accolta dai suoi compagni alla base, ma la battaglia non è finita: Hive, infatti, ha rubato all’ATCU una testata che gli consentirebbe di diffondere il suo agente patogeno su tutto il globo nel giro di pochissimo tempo…
Inhuman War
Agents of S.H.I.E.L.D. ama intersecare il suo cammino con le trame dei film Marvel, e due anni fa gli eventi di The Winter Soldier scossero le fondamenta stesse della serie, imponendole una svolta brusca ma salutare. Meno significativi i collegamenti con Thor: The Dark World e Avengers: Age of Ultron (anche se Coulson e la sua squadra influirono sul prologo di quest’ultimo), mentre il tie-in di Captain America: Civil War si pone all’incirca sullo stesso livello: non epocale come quello di The Winter Soldier, ma utile per garantire un solido legame cross-mediale, ricordandoci che l’universo narrativo è sempre lo stesso.
Al di là dell’immancabile servizio televisivo di WHIH Newsfront dedicato allo scontro fra Cap e Iron Man, i riferimenti a Civil War si espandono nel confronto tra Coulson e Talbot, rispettivamente contrario e favorevole al controllo del governo sugli individui superumani. È curioso, però, che in Agents of S.H.I.E.L.D. il tema in questione sia più fedele al fumetto originale di Mark Millar: Talbot chiede infatti a Coulson di far registrare in un elenco protetto tutti gli Inumani che lavorano per lo S.H.I.E.L.D., esattamente come accadeva nella miniserie di Millar con il famigerato Atto di Registrazioni dei Superumani (nel film si parla invece di delegare la gestione degli Avengers alle Nazioni Unite, attraverso gli Accordi di Sokovia). Gli eventi della puntata sembrano giustificare le pretese del governo, ma l’ottimo colpo di scena svela che si trattava di un elaborato piano d’azione, ordito da May e Lincoln per salvare Daisy e colpire Hive.
Emancipation, in effetti, funziona bene come episodio a se stante, anche senza considerarlo un tie-in di Civil War. L’intreccio è costruito con cura, poiché affonda le radici nell’imprevedibilità di Lincoln (personaggio mai completamente a suo agio tra i ranghi dello S.H.I.E.L.D.) e nel suo affetto per Daisy: era quindi arduo prevedere che fosse un tranello, peraltro concepito alle spalle degli stessi agenti, i quali non ne sapevano nulla. Si arriva così al notevole climax dello scontro fra i due “titani”, Lash e Hive, dove il primo rivela la sua fedeltà alla squadra, o quantomeno alla missione che la Terrigenesi gli aveva affidato sin dall’inizio. Discutibile, però, la sua improvvisa dipartita per mano di Hellfire, soprattutto se consideriamo che Lash è sempre stato presentato come una forza inarrestabile. Evidentemente gli autori non volevano fornire a Coulson e compagni un alleato così potente nella battaglia risolutiva contro Hive.
C’è di buono però che Daisy è finalmente libera dal controllo del supercattivo, pur essendo debilitata per il salasso operato ai suoi danni. Il ritorno di Slingshot, apparentemente inutile perché non partecipa all’azione, serve in realtà per svelare la potenziale vittima del gran finale: si tratta di Mack, a cui Elena affida la catenina con la croce d’oro (la stessa che abbiamo visto fluttuare nello spazio, all’interno di un Quinjet alla deriva, circondata da sangue e detriti). Potrebbe essere un indizio sul sacrificio che Mack – o qualcun altro – dovrà compiere nell’epilogo della stagione, ma lo scopriremo la settimana prossima. Per il momento, limitiamoci a evidenziare l’infausta coincidenza della morte di Peggy Carter (compianta da Coulson in una scena dell’episodio) e della cancellazione del suo show, Agent Carter, che ABC ha deciso di non rinnovare: ci mancherà.
La citazione:
«Cap, l’Agente Carter… sono sempre stati i miei eroi, crescendo.»
Ho apprezzato:
– I riferimenti a Civil War che rimandano al fumetto di Millar
– Il colpo di scena del tranello
– Lo scontro fra Lash e Hive
– Il ritorno di Daisy
Non ho apprezzato:
– La morte di Lash
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