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Feff18 – La recensione di Bakuman, il live action di One Hitoshi

Pubblicato il 26 aprile 2016 di Marlen Vazzoler

Il live action di Bakuman, tratto dal manga scritto da Tsugumi Ohba e disegnato da Takeshi Obata, vincitore alla 39a edizione degli Oscar giapponesi tenutisi ai primi di marzo nelle categorie: miglior musica (Sakanaction) e montaggio (Yasuyuki Ozeki) e del Popularity Award, è stato presentato al Far East Film Festival alla presenza del regista One Hitoshi.

Due studenti delle superiori Mashiro Moritaka soprannominato Saiko (Takeru Sato) e Akito Takagi detto Shujin (Ryunosuke Kamiki) vogliono diventare dei mangaka e lavorare per una delle più importanti riviste settimanali che pubblicano manga, il Weekly Shonen Jump. Il primo aveva deciso di abbandonare il suo sogno dopo la morte dello zio, un mangaka che ha lavorato per Jump morto per sovraffaticamento, il secondo uno degli studenti più bravi della scuola, che eccelle nella scrittura ha un punto debole, non sa disegnare. Shujin vorrebbe unire i loro talenti per scrivere manga, ma Saiko non ha alcuna intenzione, fino a quando scopre che la ragazza di cui è segretamente innamorato Miho Azuki (Nana Komatsu) vuole diventare una doppiatrice. Nella foga del momento Saito chiede ad Azuki ‘se il loro manga avrà successo e verrà adattato in un cartone animato, doppierà la loro eroina? E vorrà poi sposarlo?’. La ragazza accetta e così inizia il percorso dei tre giovani verso la realizzazione dei loro sogni.

Non sono moltissimi i live action giapponesi tratti dai manga, che possono essere considerati delle produzioni di qualità, e Bakuman è sicuramente un eccezione. Nella prima parte, il film ha un taglio molto documentaristico, che si appresta alla storia raccontata sia nell’opera originale che nella pellicola, ma è nella seconda parte che viene esaltato l’estro creativo di One Hitoshi, sia come sceneggiatore che come regista.

I due protagonisti stanno mirando alla conquista del primo posto nella classifica di gradimento dei lettori del Jump, contro il manga Crown di Eiji Niizuma interpretato da Shota Sometani (l’anno scorso l’abbiamo visto al Far East come protagonista dei due film live action di Parasyte). Eiji è un rivale che sprona con il suo talento i due protagonisti per superare continuamente se stessi. Ma nel film assume un taglio leggermente negativo, quasi da villain e questo lo si evince in particolar modo quando quest’ultimo va a fare visita a Saito, per aiutarlo con il suo manga. Nasce così una delle scene più forti della pellicola, grazie al pianto improvvisato di Satoh.

Di conseguenza le scene della seconda parte sono incentrate sulla creazione del manga, dal name (una sorta di story-board della storia) fino all’inchiostrazione e all’applicazione dei retini. Per non rendere noiose queste sequenze, One sfrutta sia tecniche digitali (CGI) che analogiche (projector mapping e non solo) per dare vita alle tavole trasformandole in vere e proprie immagini in movimento (il significato della parola manga) e facendo diventare la loro competizione una vera e propria battaglia, riprendendo così uno dei punta do forza delle pubblicazioni del Jump.

Altri due temi cari al Jump assumono grande importanza nel film: il concetto di nakama (compagni di avventure, amici) e il motto della rivista (mai svelato ufficialmente): amicizia, impegno, vittoria.

Una menzione particolare dobbiamo darla agli effetti speciali del film, che One Hitoshi riesce ad amalgamare sapientemente con il resto della pellicola.

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