Loki + Dr. House = The Night Manager

Loki + Dr. House = The Night Manager

Di Andrea Suatoni

A partire dal 21 febbraio The Night Manager ha iniziato ad appassionare i telespettatori del canale inglese BBC one con una serie in 6 episodi tratta dall’omonimo best seller di John le Carrè e che vanta nel cast due star assolute: Tom Hiddleston, il Loki dei cinecomic Marvel, e Hugh Laurie, divenuto celebre come protagonista della serie Dr. House.

L’ANTI JAMES BOND

La fama di le Carrè, scrittore britannico di fama internazionale (ma anche ex agente del Secret Intelligence Service, ovvero l’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna, più comunemente conosciuta come MI6), si deve principalmente ai numerosi romanzi ambientati nel mondo dello spy-system: il protagonista abituale della maggioranza di questi è George Smiley, interpretato in varie trasposizioni cinematografiche e televisive, tra gli altri, da Gary Oldman e Alec Guinnes.
Smiley è descritto come una persona estremamente intelligente e carismatica, ma fisicamente (è basso, grasso, lento) lontanissimo dallo stereotipo della spia affascinante che le spy story più celebri, come ad esempio la saga di 007, ci hanno spinto ad immaginare: le Carrè descrive il mondo delle spie in una salsa molto meno glamour (e quindi più realistica), quasi criticando l’archetipo alla James Bond o alla Black Widow, inserendo nelle storie dei risvolti esistenziali e filosofici che vanno ad intrecciarsi con gli eventi storici realmente accaduti, traendone una sorta di morale e delle ambigue metafore (fataliste) per il futuro.

The Night Manager rientra a pieno titolo nel filone e prende le mosse dalla rivolta popolare egiziana del 2011, a cui seguirono le dimissioni di Mubarak. Il protagonista è un uomo più o meno comune (ok, stavolta per esigenze di scena si tratta non di un uomo poco piacente ma di un più che affascinante Tom Hiddleston) che si trova invischiato in un enorme traffico di armi; la visione di fondo “sporca” e thriller irrompe però abbastanza tardivamente sulla scena, ricalcando agli inizi invece proprio quegli stereotipi da James Bond (la bella femme fatale che funge da iniziale deus ex machina e che finirà inevitabilmente a letto con il nostro direttore di notte) per poi decontestualizzarli e demolirli.

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GLI ATTORI CHE FANNO LA SERIE

La sensazione iniziale che ci coglie mentre guardiamo The Night Manager è che la sceneggiatura si sia cullata un pò troppo sulla bravura del cast principale. Non siamo ai livelli di American Horror Story, per quanto Hiddleston e Laurie reggano il confronto con Jessica Lange o Sarah Paulson, ma in effetti si poteva, e si doveva, dare di più.

Il ritmo della narrazione è scostante e a tratti confuso, richiamando un pò gli sfasamenti cervellotici alla Christopher Nolan ma senza quella stessa verve e quello stesso stile, senza la cura necessaria per passare dal geniale al confusionario. La sperimentazione (sempre però costruita sul tradizionale) è chiara e a tratti godibile, ma sembra quasi un esercizio di stile personale della regista Susanne Bier (premio Oscar per Un Mondo Migliore) alla ricerca di una propria dimensione sul piccolo schermo. E’ una regia comunque estremamente raffinata ed influenzata allo stesso tempo sia dall’eleganza inglese che dall’esuberanza americana, in un mix molto curato che, a volerle trovare un difetto, indugia troppo sul bisogno di funzionalità alla storia quando invece dovrebbe trovare il coraggio (ricorrendone tutte le premesse) di percorrere una direzione unitaria e personale. Anche le splendide ambientazioni sono usate in modo impeccabile dalla regista, che è per forza di cose obbligata (a ragione) a ricorrere ad un’ampia quantità di campi lunghi e riprese aeree.

I primi 30 minuti del primo episodio sono dominati dalla staticità. Tom Hiddleston è il protagonista incontrastato di tutta la puntata ed è solo grazie a lui se la traballante impalcatura iniziale riesce a tenersi in piedi, portandoci verso un secondo episodio dove il puzzle comincia a comporsi e ad incastrarsi meglio. E dove finalmente Hugh Laurie riesce ad essere qualcosa più che una semplice comparsa.

Il personaggio femminile principale (che in realtà era un uomo nel romanzo originale) è interpretato da Olivia Colman, bravissima attrice inglese (osannata per la sua Hannah In Tyrannosaur di Paddy Considine) che nulla ha da invidiare alla coppia di stelle maschili, ma che inasprisce quella percezione di lassismo autoriale che andrà probabilmente a permeare l’intero show, con la rilevante eccezione dei dialoghi: brillanti, mai fuori luogo, soppesati in maniera eccellente. Ed è chiaramente l’altra faccia della medaglia: nomi così importanti non possono scadere in dialoghi sciocchi o disfunzionali, la cura del particolare è dovuta palesemente al volto dell’attore che dovrà pronunciare le (ricercate) parole scritte nella sceneggiatura.

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IL MOTORE DELLA NARRAZIONE

L’aspetto a prima vista più debole della serie è quello che va a insistere sulla motivazione del protagonista: la storia essenzialmente parla di un direttore d’albergo, ex soldato, che venuto per caso in contatto con dei documenti scottanti inizierà un persorso che lo porterà ad infiltrarsi, aiutato da una branca autonoma dei servizi segreti inglesi, in un’organizzazione di trafficanti d’armi a livello internazionale. Tutto ciò in funzione della morte di una donna quasi sconosciuta, di una vendetta a distanza di anni che ha perso tutto il sapore della credibilità.

Andando avanti con la vicenda, capiamo però che l’intento della storia non è soltanto quello di smascherare il trafficante d’armi Richard Roper (Laurie), ma anche quello di svelarci i retroscena psicologici di Jonathan Pine (Hiddleston), delle sue motivazioni, di cosa davvero lo spinge a mettere in gioco tutto. Ed ecco che dal thriller e allo spionaggio passiamo al dramma psicologico, che si riflette non solo su Pine ma anche su altri personaggi, come testimoniato dalla splendida scena della telefonata di Jed (giovanissima fidanzata di Roper, interpretata da Elizabeth Debicki) a sua madre.

Fosse anche soltanto per l’ottima prova del cast (o sostanzialmente per la scelta dello stesso), The Night Manager meriterebbe la visione. E’ però difficile immaginare l’eventuale successo della serie; l’impianto di base non è accessibile ad un largo spettro di telespettatori: la lentezza a tratti estrema, l’ambiguità e l’intelligenza dei dialoghi, la mancanza di esplosivi colpi di scena creano uno show d’élite che mira più ad ingraziarsi la critica che ad irretire il pubblico. Riesce ad essere magnetico ma allo stesso tempo potrebbe annoiare, a seconda della portata di chi si trova davanti allo schermo. In sostanza, una serie un po’ snob, la cui ricercatezza potrebbe rappresentare sia il suo più gran difetto che la sua più grande forza.

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The Night Manager è in onda dal 21 febbraio sulla rete inglese BBC one, ed arriverà in Italia su Sky Atlantic a partire dal 20 aprile. Nel Cast Tom Hiddleston nei panni del protagonista Jonathan Pine, Hugh Laurie in quelli dello spietato Richerd Roper, Olivia Colman in quelli dell’agente Angela Burr.

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