Batman v Superman: Dawn of Justice – La recensione di Roberto Recchioni

Batman v Superman: Dawn of Justice – La recensione di Roberto Recchioni

Di Roberto Recchioni

ATTENZIONE: LA RECENSIONE NON CONTIENE SPOILER

Dunque, se fossi il Roberto Recchioni che ero, mi divertirei a fare a pezzi Batman v Superman: Dawn of Justice nella maniera più corrosiva e divertente possibile. Prima di tutto perché è più facile. Secondo poi perché le recensioni negative fanno più visualizzazioni e condivisioni di quelle positive.

Ma chi vi scrive è un uomo nuovo. Un uomo migliore. Un uomo che è riuscito a scrivere di Episodio VII senza sentire la necessità di tirare in mezzo nel discorso la mamma di Abrams.

Quindi, vi parlerò dell’ultima fatica di Zack Snyder nella maniera più misurata e sobria possibile: se i fratelli Lumière avessero saputo che un giorno la loro invenzione sarebbe servita per partorire un’opera come Batman v Superman: Dawn of Justice, si sarebbero gettati nell’acido per il bene dell’umanità. Perdonatemi: è un’iperbole. Probabilmente non si sarebbero gettati nell’acido. Ma sono ragionevolmente certo che avrebbero passato un lungo periodo di depressione.

Comunque sia, andiamo con ordine e facciamo un salto indietro nel tempo di un paio di anni. Torniamo cioè a Man of Steel, il film dedicato a Superman scritto da Goyer e diretto da Snyder e che, nelle intenzione della Warner avrebbe dovuto rilanciare il personaggio e fare per il formaggione azzurro quello che Nolan aveva fatto per il Cavaliere Oscuro.

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Come sappiamo, le cose non sono andate come la Warner sperava. A fronte di un budget medio-alto, il film guadagnò poco (nel rapporto costi-ricavi) e, soprattutto, venne criticato ferocemente sia per dei problemi strettamente legati alla scrittura, alla regia e alla messa in scena, sia per la maniera in cui veniva reinventato l’ultimo figlio di Krypton. La visione di Snyder, infatti, portava sullo schermo un Superman decisamente poco umano e molto alieno, capace di combattere sopra i cieli di Smallville e Metropolis senza badare alla morte e alla distruzione che le sue azioni provocavano e, soprattutto, pronto ad uccidere.

Un personaggio molto, molto, lontano dalla sua natura originale. Ora, chiariamoci: per quanto non di mio gusto, quella di Goyer e Snyder era un’interpretazione autoriale del tutto lecita. Ma non era quella che i fan volevano. Se per Batman andava benissimo il trattamento grim & gritty operato da Nolan, perché tutto sommato affine allo spirito del personaggio, per Superman, no. Per riparare al danno e cercare di iniziare a costruire davvero un universo DC cinematografico, la Warner provò quindi a a correre ai ripari: Man of Steel 2 venne cancellato e dalle sue ceneri nacque Superman v. Batman che poi, in piena frenesia da rincorsa sugli Avengers e sui crossover Marvel, si trasformò in Batman v Superman: Dawn of Justice, pellicola che avrebbe dovuto portare avanti le vicende narrate in Man of Steel, presentare il nuovo Batman e farlo scontrare con Superman, far entrare in scena Lex Luthor e Doomsday, introdurre Wonder Woman, mostrarci Aquaman, Cyborg e Flash e mettere le basi per la genesi della Justice League. Facile, no?

Sorprendentemente, la pellicola di Snyder riesce a fare tutte queste cose.

Solo che le fa malissimo.

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Il film, nella sua prima ora, è tremendamente discontinuo. Si apre con le origini di Batman, passa nel racconto dell’attacco da parte dei kryptoniani a Metropolis visto dagli occhi di Bruce Wayne, poi si sposta su Lois e Superman nel tempo presente, poi su Lex, poi di nuovo su Batman, poi su Clark in relazione alle azioni del vigilante di Gotham, poi su Batman in relazione alle azioni di Superman, poi su un sogno che comincia a mettere le basi di qualcosa che verrà ma che non trova sviluppo nel film che stiamo vedendo… e via dicendo.

Nella sua seconda ora, le molte, molte, molte, premesse, trovano il loro sviluppo e le trame cominciano a confluire tutte in un solo flusso narrativo, confuso e poco coerente ma, almeno, unico.

Nella sua terza ora vediamo Cyborg, Flash e Aquaman per, più o meno, cinque secondi ciascuno.

Nella quarta ora si arriva allo scontro finale.

Nella quinta ora c’è l’arrivo di Wonder Woman.

Nella sesta ora c’è il secondo scontro finale.

Nella settima ora c’è il primo finale.

Nell’ottava ora c’è il secondo finale.

Nella nona ora c’è il controfinaletto.

Fortunatamente, non ci sono scene dopo i titoli di coda, oppure la mia famiglia avrebbe denunciato la Warner per rapimento.

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Come avrete capito, il film è decisamente lungo, zeppo di roba spesso infilata a forza e malamente, con una linea narrativa confusa, e un ritmo zoppicante dall’inizio alla mai troppo vicina fine.

Quello di BvS: Dawn of Justice è un cinema pensato e costruito da un ufficio marketing che si è reso conto di stare perdendo il “treno dei soldi degli universi supereroistici” e che ha costretto sceneggiatori e regista a mettere troppa carne al fuoco. Il risultato è che qualche bistecca è stata bruciata e qualche altra servita cruda.

A questo aggiungiamoci che Snyder e Goyer ci hanno messo anche del loro a peggiorare le situazione e il disastro è fatto. Perché non solo il film è privo di senso, ma è pure noioso a vedersi. La Metropolis e la Gotham del film (che sono due città sostanzialmente adiacenti e identiche) sono un’unica macchia indistinta e grigia. Grigia è la tuta di Batman. Grigio-blu e grigio-rosso sono i colori di Superman e Wonder Woman. Grigio è Doomsday. Grigia la tecnologia kryptoniana. Persino il deserto sotto il sole è grigio-giallo. E quando le cose non sono grigie, sono nere. Ad un certo punto, ci si comincia a convincere che tutto il film sia ambientato in una specie di futuro parallelo in cui i colori sono stati banditi per legge. E se non bastasse un lato visivo assolutamente irrilevante (non entro del merito di un CG comprata al discount del Signore degli Anelli solo per non infierire), c’è anche un umorismo involontario che arriva al suo apice quando, al punto più alto della tensione narrativa di tutta la vicenda, un personaggio si salva da morte certa grazie a un semplice caso di omonimia (non posso spiegarvela meglio perché è un spoiler bello grosso ma dopo aver visto il film tornate qui, pensate a quel Nome, e ridete assieme con me).

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Insomma, un brutto pezzo di cinema che non si salva nemmeno sotto il punto di vista nerdico.

Perché Superman rimane quello di Man of Steel, senza alcuno sviluppo o comprensione profonda delle conseguenze delle sue azioni. Batman invece, è sostanzialmente, una versione ancora più esasperata di quello immaginato da Frank Miller nel suo Ritorno del Cavaliere Oscuro, con la sostanziale differenza che quello di Miller era un vecchio incattivito e costretto ad arrivare a misure estreme a causa dei tempi e sella situazione attorno a lui, mentre quello di Snyder è ancora un giovanotto che, semplicemente, non si fa scrupolo a usare armi da fuoco, sfigurare e uccidere. Non è una differenza da poco.

Quindi, tutto da buttare?

No. Ci sono delle cose buone.

Il costume di Bats è bellissimo e Affleck è convincente nel ruolo. Inoltre il pipistrello si muove e combatte come nei videogiochi a lui dedicati, realizzati da Rocksteady, e questa è una cosa buonissima.

Anche Gal Gadot nei panni di Wonder Woman è notevole. L’attrice è bellissima e il film le ritaglia lo spazio necessario per far emergere il suo personaggio al punto da volerne di più. In più, il tema musicale dell’amazzone è la cosa più esaltante del film.

Bravo anche Jesse Eisenberg che nonostante sia costretto a interpretare una macchietta a mezza via tra Lex Luthor e Zuckerberg, riesce a imprimere a personaggio una fragile umanità (e non è difficile trovarsi a tifare per lui).

In conclusione, questo Batman v Superman: Dawn of Justice forse non è il peggiore dei cine-comics mai realizzati (Man of Steel, Green Lantern e Catwoman sono comunque molto, molto, peggio), ma di sicuro è il più confuso, pretenzioso e imbarazzante. Goyer e Snyder Strike Back.

batman v superman recchioni

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Batman v Superman: Dawn of Justice è ora nelle sale italiane. Per un quadro generale su tutti i cinecomic DC in uscita fino al 2020, vi rimandiamo alla nostra guida.

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