Home Again, quarto episodio della nuova miniserie di X-Files, vede il ritorno di un altro veterano dello show, Glen Morgan, che confeziona la puntata migliore di questo revival (almeno finora).
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
A Philadelphia è in corso lo sgombero di alcuni senzatetto per fare spazio a un nuovo complesso residenziale. Il dirigente comunale Joseph Cutler (Alessandro Juliani) è incaricato dello sgombero, che conduce con modalità molto brusche, ma viene ucciso nel suo ufficio da una misteriosa figura che viaggia dentro a un camion della nettezza urbana, una sorta di gigante con un cerotto sul naso. L’Uomo col Cerotto sul Naso aggredisce Cutler e gli strappa sia le braccia sia la testa.
Fox Mulder (David Duchovny) e Dana Scully (Gillian Anderson) si recano sul posto per indagare, ma Scully riceve una telefonata che la costringe a tornare a casa: sua madre (Sheila Larken) ha avuto un attacco cardiaco, e ora è in coma. Mulder continua le indagini e scopre un cerotto, ma le analisi sono inconcludenti: non ci sono tracce di sostanze organiche né inorganiche. La notte dell’omicidio, su un muro vicino all’ufficio di Cutler, è comparso un murales di un artista noto come Trashman (Tim Armstrong), paladino dei senzatetto, e Mulder capisce che quella può essere una pista. Intanto, però, l’Uomo col Cerotto sul Naso uccide due uomini avevano rubato un’opera di Trashman per venderla, e poi una donna che si era opposta al trasferimento dei senzatetto in un ospedale abbandonato.
La madre di Scully è sempre più vicina alla fine, e nel suo testamento biologico c’è scritto che non vuole essere tenuta in vita con le macchine. Mulder va da Scully per starle vicino, e la madre si risveglia per un momento, ma le uniche parole che pronuncia fanno riferimento a William, il figlio che i due agenti diedero in adozione per proteggerlo dai cospiratori. Poco tempo dopo, la donna muore.
Scully vuole tornare subito al lavoro per tenere la mente occupata, e Mulder la asseconda. Dopo aver individuato il nascondiglio di Trashman grazie alla vernice da lui utilizzata, gli agenti si ritrovano nel sotterraneo di un vecchio palazzo, abitato da strane figure che vagano per i corridoi. Trovano Trashman rintanato nel suo studio: l’artista spiega che l’Uomo col Cerotto sul Naso e le altre creature sono opera sua, nate dalla sua volontà e dal suo desiderio di punire gli oppressori, chi priva i senzatetto della loro dignità.
A questo punto, l’ultimo obiettivo del “mostro” è Daryl Landry (Daryl Shuttleworth), che lavorava con Cutler alla riqualificazione dell’area occupata dai senzatetto. Landry li fa trasferire nell’ospedale abbandonato, dove subisce l’aggressione dell’Uomo col Cerotto sul Naso, che sventra anche lui. Mulder e Scully non riescono a intervenire in tempo, e l’assassino sparisce nel nulla. Alla fine, Trashman lascia la sua cantina, mentre Scully spiega a Mulder che si sente responsabile per William, e che ha bisogno di credere che non l’hanno trattato come “spazzatura”.
Il Golem dei senzatetto
La nuova miniserie di X-Files ha avuto il merito di sperimentare un approccio diverso in ogni episodio, rileggendo la mitologia e i codici dello show attrverso le maschere della paranoia contemporanea (My Struggle), del dramma familiare (Founder’s Mutation) e della farsa autoreferenziale (Mulder and Scully Meet the Were-Monster). La quarta puntata, Home Again, verte invece sulla critica sociale e sull’approfondimento psicologico, rivelandosi come la più solida ed equilibrata fra quelle che abbiamo visto finora.
Il veterano Glen Morgan concepisce un “mostro-della-settimana” alquanto disturbante, senza il timore d’indugiare nel macabro e nello splatter. Torna, almeno a sprazzi, l’antica inquietudine che caratterizzava X-Files, dovuta in gran parte all’impossibilità di giungere a una soluzione definitiva: certi misteri non possono essere svelati, e se Home Again appare irrisolto, privo di una chiusura vera e propria, la ragione è rintracciabile nella frustrante modestia dei limiti umani. Laddove Mulder cerca risposte alle grandi domande, Scully è invece tormentata dai “suoi” misteri, meno globali ma più intimi, e forse persino più irrisolvibili: «Sono convinta che troverai tutte le tue risposte» gli dice nella disarmante scena finale, «troverai le risposte ai misteri più grandi, e io sarò lì con te quando ci riuscirai. Ma i miei misteri… non avranno mai una risposta». Home Again scorre quindi su due binari paralleli che si rivelano accomunati dallo stesso tema, ovvero le responsabilità della creazione.
D’altra parte, l’artista noto come Trashman non è altri che un moderno Pigmalione, ma la fonte del suo potere è ignota: Morgan sorvola sulle spiegazioni (forse persino troppo, poiché qualche dettaglio resta isolato), e ci chiede di accettare l’impossibile per ciò che è, lasciando che il fantastico trovi giustificazione in se stesso, proprio come accadeva nelle avventure di The Twilight Zone. L’Uomo col Cerotto sul Naso, creazione della fantasia di Trashman, è un moderno Golem che si fa paladino dei diseredati, radicalizzando le buone intenzioni di suo “padre” in una sanguinosa battaglia contro i privilegiati di Philadelphia, ansiosi di allontanare i problemi dalla loro vista per scaricarli altrove. Al contempo, Scully vive il dramma della perdita di sua madre, che acuisce il suo senso di colpa per aver abbandonato il figlio William quattordici anni prima (in realtà dato in adozione per proteggerlo). Le sue responsabilità materne la pungono nel vivo, spingendola a chiedersi se il bambino abbia mai avuto bisogno di lei, se abbia mai pensato a lei; e se, nel darlo in adozione, lei e Mulder non lo abbiano trattato come “spazzatura”, scaricando il problema su qualcun altro come fanno le vittime dell’Uomo col Cerotto sul Naso.
Pur non essendo impeccabile, Home Again resta un episodio molto valido nella sua capacità di amalgamare due linee narrative parallele sotto un unico tema. Piacevolmente insolite, poi, sono le dinamiche del racconto, con Mulder e Scully ridotti a “testimoni” di una minaccia inarrestabile che non affrontano mai direttamente.
LA CITAZIONE: «Scully, i “nostri tempi”… sono oggi.»
HO APPREZZATO: Le due linee narrative riunite sotto il tema della “responsabilità della creazione”; le performance di Gillian Anderson e David Duchovny; le concessioni al macabro; il parallelismo tra i misteri.
NON HO APPREZZATO: Alcuni dettagli si perdono nella narrazione.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di X-Files sul nostro Episode39 a questo LINK.
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