Starman di John Carpenter, Incontri ravvicinati del terzo tipo ed E.T. l’extra-terrestre di Steven Spielberg: sono queste le fonti di ispirazioni del Midnight Special del cineasta Jeff Nichols, come lui stesso rivelato in fase di lavorazione e ribadito alla Berlinale dove il film è stato presentato nel concorso principale
Il telegiornale annuncia il rapimento di un bambino di otto anni per mano di un uomo di cui è disponibile solo una vecchia foto in bianco e nero. Davanti al televisore, a commentare la notizia, c’è il leader di un’ambigua setta cristiana. È lui il padre adottivo del ragazzino e sta dando ordine a due dei suoi collaboratori di mettersi alla ricerca del figlio. Cambio di scena. Ecco il rapito. Ed ecco anche il rapitore, o meglio, i rapitori. Sono infatti in due. Con lui c’è – lo scopriremo più avanti – un suo vecchio amico d’infanzia, peraltro ex poliziotto. È notte. Stanno per abbandonare il motel in cui hanno passato la giornata. Il bambino non sembra spaventato. Del resto uno dei due adulti è suo padre. Non vogliono fargli del male, ma salvarlo. Dietro quegli occhialini da nuotore che indossa continuamente c’è infatti uno sguardo da tenere sotto controllo: è in grado di illuminare tutto ciò che gli è intorno se non addirittura di distruggere. È un alieno? No, o almeno non sembra. Però è normale che tutti lo cerchino…
Fino ad ora Jeff Nichols aveva firmato solo di film indipendenti (i bei Shotgun Stories, Take Shelter e Mud). Midnight Special è la sia prima grossa produzione, ben 18 milioni di dollari di budget. Del passato il regista statunitense, classe 1978, si porta le suggestioni di una catastrofe imminente (come Take Shelter) ed il suo attore feticcio, Michael Shannon, sempre presente nei suoi lavori precedenti. L’idea del film è nata dalle sensazioni provate dalla sopraggiunta paternità del regista: “cosa sono disposti a fare dei genitori per proteggere il proprio figlio”. Ecco allora la fuga, l’omicidio, il sacrificio, un’ansia crescente che, purtroppo, non si accompagna bene all’ambientazione fantascientifica della storia, troppo “banale” e già vista per fare emergere il cuore drammatico (ed umano) della vicenda. E così, per quanto Nichols riesca ad immergere subito lo spettatore nell’angoscia dei protagonisti con un perfetto utilizzo di musica, luci e costruzione scenica delle sequenze (come quella notturna sulla strada di provincia su un’auto senza abbaglianti), la scoperta dei superpoteri del ragazzino porta la storia su di un registro narrativo piuttosto banale e fuorviante rispetto gli obiettivi dichiarati del cineasta. È così più volte si ha la sensazione di girare a vuoto, che date le premesse non si abbia ben chiaro dove andare se non affidarsi alla più prevedibile delle conclusioni. Buono è comunque l’utilizzo degli attori principali: gli occhi sofferti e scavati di Michael Shannon raccontano la storia più di ogni battuta e questo fin da quando lo si vede muoversi di notte mentre un’appositamente imbruttita Kirsten Dunst entra in scena a metà film dandogli nuova linfa vitale in un momento abbastanza piatto dal punto di vista narrativo. Sottoutilizzato, soprattutto a causa di ruoli solo abbozzati, risultano invece Joel Edgerton e Sam Shepard, mentre Adam Driver recita il nerd anni ‘80 che sembra passato lì per caso. Nonostante la comune ambientazione fantascientifica, da Star Wars a Midnight Special il passaggio, per lui, non è stato di certo in meglio.
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