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Fuocoammare – La recensione da Berlino del nuovo film di Gianfranco Rosi

Pubblicato il 14 febbraio 2016 di Andrea D'Addio

Lampedusa ha un’estensione di 20km quadrarti. Dista 70 miglia dalla costa africana e 150 da quella Siciliana“. Inizia con questa semplice didascalia Fuocoammare, il nuovo film di Gianfranco Rosi, reduce dal Leone d’oro al Festival di Venezia 2013 per Sacro Gra.

Notte. La guardia costiera viene raggiunta telefonicamente dalla chiamata di alcuni naufraghi. Cercano aiuto, ma non riescono ad indicare la propria posizione. Nel frattempo, sull’isola, un bambino cerca il ramo giusto di un albero da tagliare per trasformarlo nella Y di una fionda. Un’anziana signora ordina la casa. Alla radio un dj canticchia le vecchie canzoni italiane che ha messo in rotazione. Qualche chilometro più in là, in alto mare, si stanno effettuando le operazioni di soccorso. Del loro esito non vedremo nulla, sarà la radio, qualche secondo dopo, a renderci noti il numero dei morti e quello dei superstiti.

La quotidianità di Lampedusa è composta da una circolarità di persone ed eventi così lontani, così vicini. Il tormentato medico che esegue l’autopsia dei cadaveri è anche colui che visita, sorridendo, il bambino che pensa di avere allergie. Le acque dove muoiono centinaia di persone l’anno, le stesse da cui i pescatori dell’isola, e le loro famiglie, traggono di che sostentarsi. La natura è tanto piena di contrasti, quanto apparentemente “normale” se si pensa alla regolarità con cui reitera i suoi paradossi. Gianfranco Rosi riesce a documentare e ricostruire (c’è anche fiction) rendendosi apparentemente invisibile. Nessuna voce fuori campo, nessuna inquadratura che voglia sottolineare, in maniera “palese” ciò che pensa o vuole dire l’autore, solo il monologo del medico lega direttamente le immagini ad un giudizio, il resto è apparentemente lasciato allo sguardo dello spettatore. Nessuna accusa, se non alla situazione. Nessun colpevole, solo eroi. Il già citato medico, la guardia costiera, chi lavora sulle imbarcazioni salvando vite che non si può non volere salvare. Non saremmo uomini se così non fosse. Il film, presentato alla Berlinale, è destinato a mietere riconoscimenti. Se c’è un cinema che vale vedere e sostenere che non sia solo legato all’intrattenimento, Fuocoammare ne è il primo rappresentante.

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