Rubriche roberto recchioni Recensioni
MINDFUCK.
Che tradotto significherebbe come un qualcosa che ti “f*tte il cervello” per quanto è intricata e elaborata, sorprendente e capace di condurti in un gorgo di elucubrazioni cervellotiche.
I Soliti Sospetti, Memento, Inception, sono delle opere “mindfuck”.
Sherlock, la serie della BBC creata nel 2010 da Moffatt e Gatiss, non lo era. Almeno, non lo era all’inizio. All’epoca della prima stagione, infatti, si trattava solo di una brillante rilettura delle avventure del più celebre inquilino di Baker Street, raccontate come se fossero accadute ai giorni nostri e portate sullo schermo televisivo da un cast in stato di grazia.
Poi qualcosa è cambiato. Più o meno alla fine della seconda stagione, per poi proseguire lungo tutto il corso della terza, i due sceneggiatori hanno impresso un’imprevista torsione alla loro narrazione, trasformando quella che era semplicemente la migliore serie televisiva inglese dai tempi di The Avengers (quelli con John Steed e Emma Peel, non il supergruppo made in USA), nel più elettrizzante e folle gioco di prestigio che sia mai stato portato sui piccoli schermi di tutto il mondo. Uno trucco magico così enorme, provocatorio, sfacciato e pericoloso, da essere quasi inimmaginabile. Nel 1983 il mago David Copperfield fece sparire la Statua della Libertà in diretta televisiva, sotto l’occhio di milioni di spettatori televisivi e di un ampio pubblico dal vivo.
Ecco, Moffatt e Gatiss hanno fatto la stessa cosa. Hanno fatto sparire lo Sherlock Holmes di Doyle e lo hanno sostituito con il loro, reinventandolo da capo e, nello stesso tempo, rimanendo del tutto fedeli al personaggio originale. Una cosa impossibile. Un trucco magico, appunto, con con lo speciale natalizio della Sposa Abominevole, raggiunge il suo momento clou.
Perché non contenti di aver fatto svanire la casa e di averla fatta riapparire nello stesso quartiere ma quasi centrotrentacinque anni dopo, gli autori decidono di riportarla indietro, al suo contesto originale. Come quando gli illusionisti prendono una donna, la segano in due per lo stupore del pubblico, e poi la uniscono di nuovo, mostrandoci che è tornata intatta. Non c’è trucco e non c’è inganno, gente. Solo che noi lo sappiamo che le cose non stanno così perché c’è sia il trucco che l’inganno e parte del gusto deriva proprio dal cercare di risolverli.
Per il resto, è tutto un gioco di specchi metatestuali. Lo Sherlock della BBC si riflette in quello di Doyle che, a sua volta, si riflette sulla sua versione diegetica scritta dal dottor Watson. E ogni Sherlock osserva la sua versione precedente sotto uno sguardo divertito, carico d’amore, ma anche spietatamente critico. E in tutto questo tourbillon di raffinatimi giochi narrativi, Moffatt e Gatiss trovano anche il tempo di mettere al centro della scena un tema forte e di strettissima attualità (che non posso rivelare causa spoiler) che pone questo Sherlock del tardo milleottocento nel pieno del nostro tempo. Il resto è straordinaria amministrazione con la solita regia piena di spunti mediamente inventivi, grande ritmo, eccezionali interpretazioni e un umorismo sublime.
L’attesa per l’avvio della quarta stagione non è mai parsa così lunga.
Che prevalga l’Inghilterra. Che prevalga Sherlock Holmes.

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Sherlock – L’abominevole sposa è andato in onda in Inghilterra e negli Stati Uniti il 1 gennaio 2016, mentre in Italia potremmo vederlo al cinema oggi, 12 gennaio, e domani 13 gennaio. (CLICCA QUI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLE SALE).
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