Il 21 gennaio 2016 arriverà nelle sale italiane Se mi lasci non vale, la nuova commedia diretta e interpretata da Vincenzo Salemme. Prodotta da Fulvio e Federica Lucisano in collaborazione con Warner Bros., la pellicola è stata scritta dal comico napoletano in collaborazione con Paolo Genovese e Martino Coli.
Salemme torna a parlare di amore e di equivoci, ma questa volta ad essere centrale è il tema della vendetta per amore, una vendetta innocua come i due simpatici protagonisti interpretati dallo stesso Salemme insieme al bravissimo Paolo Calabresi. Insieme a loro, alcuni storici collaboratori del regista napoletano: Carlo Buccirosso, Serena Autieri e Tosca D’Aquino
Abbiamo incontrato Salemme e i protagonisti della commedia in un incontro con la stampa avvenuto oggi a Roma, e siamo riusciti a comprendere meglio tematiche e aneddoti sul nuovo film di uno dei più prolifici autori comici italiani.
Quanto vi siete ritrovati nei personaggi che interpretate nel film? Avete mai realizzato nella vita reale una vendetta amorosa?
SALEMME: No, non mi sono mai vendicato, non mi piacciono le vendette. Ho scoperto solo facendolo che questo film, più che un film sulla vendetta, è sull’amicizia, lo sto rivalutando. L’amore crea troppi problemi, rancore, gelosie… Consiglio a tutte le coppie che si mettono insieme per amore di fare amicizia. […] È un sentimento più nobile. L’amore fa paura… ed essere lasciati lo vivi come un fallimento, una sconfitta.
CALABRESI: Nemmeno io mi sono mai vendicato. Non ci sarei mai riuscito, sono un pappamolla. La vendetta che i protagonisti del film tentano di fare è ridicola, adolescenziale. Sono strani personaggi che si buttano in un’operazione improbabile, e per questo si disilludono facilmente. Si rivaluta il rapporto tra Vincenzo e Paolo, visto che all’inizio io sono un suo giocattolino, mi faccio coinvolgere in questo strano piano, faccio molti errori… ma poi si trovano, si scoprono, e finalmente diventano uomini.
D’AQUINO: Vendicarsi è sbagliato, e non ne ho mai avuta l’occasione. Forse i due protagonisti del film meritavano di essere lasciati… ma non è detto, perché a volte ci sono incontri con persone fantastiche, e non funzionano, altre volte ma gli incontri funzionano. Trovo però molto belle le parole di Vincenzo sull’amicizia, e le condivido. L’amicizia vince sempre, la vendetta non paga mai. A volte sento cose terribili… è follia.
AUTIERI: Non mi sono vendicata nemmeno io, vorrei poterlo dire, per non sembrare buonista. Speriamo non mi succeda mai! Sara prova molto dolore nello scoprire che era tutto finzione, una messa in scena, ma l’incontro finale è molto poetico. Splendida l’idea del travestimento, e Paolo in quella scena è straordinario, fa sentire tenerezza. Fa capire l’amore vero nei confronti di quella donna.
BUCCIROSSO: Ai tempi del liceo ci siamo vendicati di un nostro compagno che aveva troppo successo con le donne. Per un mese, mese e mezzo una ragazza l’abbiamo mandata a sedurlo per illuderlo. Lui è impazzito per lei, e al suo primo appuntamento arrivammo noi! […] Questo meccanismo del film mi ricorda molto “Delitto per delitto” di Hitchcock. L’idea di avere moventi diversi, mi piaceva molto questa idea: due uomini che si incontrano, e Vincenzo è quello che costringere il dubbioso ad attuare il piano. In quel caso era una vera vendetta, questa è più tenera e innocente.
Ha immaginato anche una versione teatrale per questo testo? Perché non sono sposati?
SALEMME: L’idea è di Paolo Genovese, ed è nata per il cinema, non per il teatro. Inizialmente è nata per protagonisti più giovani, ma innalzando la loro età, abbiamo pensato più a come due scapoloni, che non vogliono assumersi responsabilità. Funzionava di più. Uomini e donne sono due mondi troppo diversi…
D’AQUINO: Mi piace ritenere che loro da giovani forse si sono sposati. Abbiamo tutti abbiamo avuto forse un matrimonio che non ha funzionato…
SALEMME: Difficilmente l’uomo si sposa consapevolmente… viene trascinato, quasi obbligato, e non si chiede il motivo!
Ha fatto un passo laterale rispetto alla farsa. Qui i personaggi sembrano molto più realistici…
SALEMME: Ci sono film con idee molto forti ma paradossali. Io credo che al cinema il paradosso non si regga bene, perché tutto deve essere sempre verosimile. Al cinema no, mentre a teatro il paradosso funziona di più. Lo schermo ti dà la possibilità di vedere tutto il mondo, mentre a teatro ci si focalizza su un unico punto. È l’arte del racconto, mentre il cinema è l’arte dell’immagine. Lo spettatore è protagonista totale e legge la vicenda. Tu puoi solo presentargliela, mentre a teatro la racconti.
Salemme e Buccirosso: qui assistiamo ad un inedito scambio di ruoli. Quanto la vostra amicizia ha influenzato i due personaggi?
SALEMME: Dal punto di vista drammaturgico, nel film Carlo fa l’attore, e ad un certo punto dice “Sto godendo com un pazzo” proprio perché cambia ruolo in continuazione, e gioisce come fa un vero attore. Vincenzo subisce invece il cambio questa volta, ed è un po’ una novità, che secondo me giova al film. Non sono più io il carnefice e lui la vittima, quindi questo cambiamento ha rinfrescato il nostro rapporto.
BUCCIROSSO: C’è un momento del film, quando Federica accetta l’invito a cena di Alberto, dove effettivamente questo scambio avviene. Da quel momento costringe i due all’effettivo cambio, e da quel momento costringo Vincenzo a fare quello, per la prima volta, quello che dico io. Qualcosa di inedito!
Quanto la vostra provenienza teatrale si è riflessa sul film?
SALEMME: Certo, perché a teatro si impara realmente a recitare. Poi come regista devi essere in grado di utilizzare questi talenti in uno schema che non sia teatrale. Qui certo, si percepisce il teatro forse perché siamo tutti attori che si sono preparati in teatro, ma nulla di più.
Da romano, com’è stato ritrovarsi in questo contesto partenopeo?
CALABRESI: Un po’ di timore inizialmente ce l’avevo. Entrare in un modo con regole comiche sue, ero preoccupato. In realtà sono state solo paranoie da attore. Vincenzo è un regista grandissimo, ancora più grande di quanto sapessi. Noi come attori non dobbiamo preoccuparci di dar vita a cliché, perché tanto poi ci pensa la regia a dare il giusto colore. Il nostro mestiere è fatto per essere credibili in tutte le situazioni, noi dobbiamo essere veri.
Le due protagoniste sono molto diverse: una è attratta dai soldi, l’altro si innamora di uno che la fa ridere. Quanto c’è di vero, quanto vi somigliano? Le donne vanno conquistate solo in questo modo?
D’AQUINO: A me ha divertito moltissimo interpretare Federica. Mi ha dato la possibilità di vestire i panni di una donna fortem, manageriale. Le donne che sono penalizzate molto sul lavoro, spero hanno una vita sentimentale disastrata. Esteriormente lei sembra molto attaccata ai soldi, ma non è così. Perché le devono piacere i poverelli, i miserabili? A quale donna piacciono i disperati? Essere fissate solo sui soldi, assolutamente no, ma è bello avere a fianco un uomo di grande personalità, che allo stesso tempo ti coccoli.
AUTIERI: Sara è chiusa nel suo mondo. È vegana, le sue fisse, la sua musica, i libri. Se si va fuori da quello schema, sei un cretino. In realtà poi si innamora di un uomo che è completamente l’opposto. È la cosa tenera e divertente, come lo è l’amore stesso.
Il 21 gennaio 2016 arriverà nelle sale italiane Se mi lasci non vale. Per ulteriori informazioni consultare la scheda del film sul sito Warner Bros.
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