Tra le icone più importanti nella storia dei videogiochi non possiamo non annoverare quell’intrepida e attraente archeologa che risponde al nome di Lara Croft. Dalla sua comparsa a metà degli anni ’90 ne è passata di acqua sotto i ponti e, come per tante altre serie che hanno intrapreso la stessa strada ultimamente, anche per la nostra eroina nel 2013 è arrivato il momento per un reboot con una ottima produzione firmata da Crystal Dynamics.
Visto che squadra che vince non si cambia, Square Enix ha deciso di puntare nuovamente sul team statunitense per il sequel disponibile almeno per quest’anno solo su Xbox One (la versione da noi testata) ed Xbox 360. Ritroviamo così una Lara Croft poco più che ventenne inseguire la ricerca più importante (e che ne ha causato pure il suicidio) di suo padre: le prove dell’esistenza dell’anima e della sua eternità.
Di fronte ad una impresa del genere ci aspetterà un avversario cattivissimo: una organizzazione segreta chiamata la Trinità che farà di tutto per fermare i piani di Lara. Per fortuna la nostra alter ego potrà contare su alleati inaspettati nel susseguirsi di emozioni che si dipaneranno prima a Londra, per un livello nella martoriata Siria e poi prevalentemente nella freddissima Siberia. Tra flashback e momenti “introspettivi” di Lara non ci si può affatto lamentare della narrazione che ovviamente può contare anche su tantissimi momenti di pura spettacolarità.
L’andamento del level design di Rise of The Tomb Raider è piuttosto simile al suo predecessore. E così l’inizio del gioco ha dinamiche decisamente survival, in cui la nostra Lara dovrà lottare con le unghie e con i denti per restare in vita: la vedremo ferita e sanguinante, costretta anche a procacciarsi il cibo cacciando (a parte quelle poche volte che sarà necessario per il proseguo dell’avventura, per gli animalisti all’ascolto se ne potrà fare fortunatamente a meno).
Superate però le prime ore di gioco il titolo entra su binari più “standard”, e si fa anche evidente la fonte di ispirazione, vale a dire Uncharted. In effetti, quasi fosse una versione femminile di Nathan Drake, Lara vedrà alternarsi fasi di sparatorie con altre più ginnico-esplorative ed in questo secondo caso dobbiamo sottolineare come le doti atletiche della nostra eroina siano superiori a quelle del protagonista di Uncharted, rendendo il titolo più divertente da giocare.
Successivamente però l’upgrade del rampino (che avviene ad 1/3 dell’avventura circa) renderanno Lara libera anche di volteggiare sulle aspre alture dei monti siberiani come quasi fosse una novella Batgirl aumentando ulteriormente l’elemento spettacolare dell’avventura.
Non mancheranno poi fasi stealth ed enigmi vari, alcuni davvero difficili da poter essere portati a termine. L’unico punto debole della produzione risiede sostanzialmente nella scarsa reattività e competitività dei nemici nei momenti shooter che trasformeranno le sparatorie in carneficine tanto da consigliarvi di iniziarlo a giocare sin da subito a livello hard se siete giocatori anche solo mediamente esperti.
Dal punto di vista tecnico Rise of The Tomb Raider fa bella mostra di sé, grazie soprattutto a degli effetti luce straordinari (tra i migliori visti in questa generazione di console) e alla realizzazione delle ambientazioni quasi sempre innevate, ricche di paesaggi mozzafiato e di scenari piuttosto diversificati tra loro. Più che buone le animazioni così come la fluidità a 30 frames al secondo quasi mai messa in discussione neppure nelle situazioni più caotiche di gioco.
Il sonoro è straordinario, con musiche d’atmosfera degne di un lungometraggio cinematografico ed un doppiaggio italiano ben recitato, decisamente al di sopra della media, in particolare per quanto riguarda la nostra Lara (bravissima Benedetta Ponticelli) e gli altri principali protagonisti.
Promozione a pieni voti per la longevità: con una scelta saggia, dopo la poco ispirata componente multiplayer del predecessore, Crystal Dynamics ha deciso di puntare esclusivamente sul singleplayer regalandoci un’avventura principale molto al di sopra della media in fatto di durata. Oltretutto la possibilità di crafting per armi, abilità e caccia potrebbe spingere molti giocatori a voler compiere le tantissime missioni secondarie che potremo portare a termine senza dimenticare la parte più “archeologica” in senso stretto con varie tombe da esplorare sempre come sidequest al filone narrativo principale. Non potevano ovviamente mancare vari elementi sbloccabili, altro aspetto che potenzialmente favorisce il possibile allungamento dell’esperienza di gioco.
Senza rivoluzionare quanto fatto nel reboot di due anni fa, Rise of The Tomb Raider è senza ombra di dubbio un kolossal videoludico da consigliare senza esitazioni a tutti gli amanti dei videogames action, oltre che ovviamente a tutti i fan di Lara Croft in versione sia digitale che filmica. Un gameplay solidissimo, una realizzazione audiovisiva pregevole, l’eccellente level design, l’alto tasso di spettacolarizzazione ed una trama ricca di spunti e ben strutturata sono le ragioni principali per attribuirgli un pienissimo nove e per considerarlo uno dei potenziali best seller di fine anno sulle console Xbox.
VOTO: 9