In voga qualche anno fa, il genere dei survival horror (quelli “puri”) sembra aver perso parte del proprio appeal sulle masse videoludiche e le uscite ormai si contano sulla punta delle dita. Forse proprio per questo Tecmo Koei e Nintendo hanno pensato bene di rispolverare in esclusiva per Wii-U, una delle serie più amate dai fan, un classico della vecchia generazione, Project Zero. Questo nuovo capitolo perde la numerazione ufficiale ed ha come sottotitolo l’inquietante Maiden of Black Water.
Per chi non conoscesse la serie, diciamo sin da subito che il gameplay è basato sull’esplorazione di ambienti in terza persona e su combattimenti in prima tramite l’utilizzo di una macchina fotografica. Quest’ultima è in dotazione sin dall’inizio dell’avventura ed ha il potere di catturare gli spiriti: un escamotage poco accattivante dal punto di vista concettuale ma decisamente funzionale dal punto di vista delle atmosfere visto che il giocatore si troverà appunto ad osservare i fantasmi tramite l’inquadratura dell’obiettivo.
Su Wii-U poi con il gamepad munito di touch screen e sensore di movimento, il controllo della macchina fotografica è veramente riuscendo aumentando notevolmente l’atmosfera rispetto ai già riuscitissimi precedenti capitoli. Come ogni survival horror vecchia scuola che si rispetti, i controlli sono macchinosi e lenti per una voluta scelta concettuale che da sempre ha contraddistinto questo genere.
La trama di Project Zero Maiden of Black Water racconta di Yuri, Miu e Ren, tre anime i cui destini stanno per collidere in modo inesorabile. Attirati dal misterioso Mount Hikami, dove si annida una forza oscura, hanno una sola certezza: nessuno di loro riuscirà a fuggire. L’intreccio delle loro storie ci porterà ad esplorare appartamenti abbandonati, tortuosi sentieri nella foresta e santuari spettrali, dove la paura è sempre al nostro fianco e le ombre seguono ogni nostro passo. Impossibile non citare The Grudge e The Ring (gli originali nipponici) per farvi comprendere quali siano le coordinate delle atmosfere che si respirano nel videogame.
Sul fronte della longevità, Project Zero Maiden of Black Water si completa in circa 14-15 ore visto che la storia è divisa in quattordici capitoli ed il tempo di completamento è all’incirca pari ad un’ora. Tra i tanti elementi sbloccabili (tra cui un livello di difficoltà aggiuntivo) va segnalata una missione bonus in cui potremo utilizzare Ayane, noto personaggio della serie di Dead or Alive.
Ultime considerazioni infine per la realizzazione tecnica. I modelli dei personaggi sono maniacalmente dettagliati strizzando anche un pò l’occhio all’eros grazie ad alcune trovate per mettere in luce le curve dei nostri alter ego digitali. Discrete le ambientazioni sufficientemente solide e piene di particolari e dettagli. E’ il caso da dirlo, il sonoro è da urlo, con rumori ambientali realizzati in maniera strepitosa e voci dei fantasmi agghiaccianti e disturbanti al punto giusto. Il titolo purtroppo non può contare sui sottotitoli in italiano mentre i dialoghi possono essere fruiti sia in inglese che in giapponese. In questo secondo caso il labiale è assolutamente perfetto e ci sentiamo di consigliarvi caldamente questa alternativa.
In conclusione, Project Zero Maiden of Black Water indubbiamente non è un titolo per tutti, sia per la totale assenza della lingua italiana nel gioco, sia per il suo richiamarsi alle radici del genere dei survival horror. Se fate parte della schiera della “vecchia scuola“, indubbiamente il titolo di Koei Tecmo fa proprio al caso vostro e la penuria di nuove uscite nell’ambito di appartenenza, lo rende un acquisto quasi obbligato per soddisfare la fame di orrore videoludico “old school”…
VOTO: 8