Un gruppo di ragazze fa visita ad una zia di una di queste, nella sua casa di campagna, la donna però si rivelerà essere una strega mangiatrice di carne umana e cominceranno così una serie di avventure surreali e grottesche in questa casa stregata. House (Hausu) è il consiglio perfetto per la sera di Halloween, almeno per chi scrive, in apparenza un horror che però è allo stesso tempo anche una parodia del genere ed una continua sperimentazione visiva attraverso la quale Obayashi Nobuhiko, il regista, diverte e si diverte egli stesso. Il lungometraggio esce in giappone nel 1977, un periodo di cesura che si situa alla fine delle spinte libertarie e rivoluzionarie iniziate nei sessanta, ma anche in prossimità degli ottanta e del dominio incontrastato sull’immaginario della televisione. Obayashi riesce con una dose di anarchia strutturale che nelle opere successive non si ritoverà più, non a questi livelli comunque, a far collidere e saltare in aria non solo gli stilemi tipici del cinema dell’orrore e quelli della pubblicità televisiva da cui proviene, ma, è qui sta la sua genialità, in alcune scene di stampo dichiaratamente surrealista, riesce a far delirare l’immagine filmica in sé e a farla esplodere di gioia.
Hausu rimane, al di là di tutte le letture storiche ed estetiche, un film che diverte e che non ti fa staccare gli occhi dallo schermo, vuoi per le continue invenzioni visive, vuoi per i momenti WTF in cui sprofonda lo spettatore.
Obayashi è attivo durante i sessanta nel mondo della sperimentazione e dell’avanguardia giapponese, si dedicherà poi durante il decennio successivo all’emergente mondo delle pubblicità televisive. House è il campo di battaglia in cui questi due reami visivi si scontrano e si fondono, in parte, come si diceva, parodia horror, in parte presa in giro di certe serie televisive, il film è un mix letale e godibilissimo di colori pop, inquadrature e filtri impossibili, artificiosità dichiaratamente tale, musica pop zuccherosa e soprattutto di un montaggio ricco e fuori fase, evidente retaggio del passato sperimentale del regista.
Se vi interessa il genere camp e volete (ri)scoprire un film che è diventato in questi ultimi decenni un vero e proprio cult, Hausu è il film che fa per voi, ecco un assaggio:
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