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Anomalisa – Charlie Kaufman presenta il suo film d’animazione a #Venezia72

Pubblicato il 08 settembre 2015 di Lorenzo Pedrazzi

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Il Concorso Ufficiale della 72ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si accende all’improvviso con Anomalisa, il meraviglioso film in stop-motion di Charlie Kaufman e Duke Johnson, che lo hanno presentato ufficialmente nella giornata di oggi.

Il copione nasce in realtà come opera teatrale, ma Duke Johnson – regista del memorabile episodio natalizio in stop-motion di Community – racconta in conferenza stampa di aver ricevuto la sceneggiatura da Dino Stamatopoulos quando lavorava per Starburn Industries, e di averla ritenuta perfetta per un film di pupazzi animati grazie alle sue qualità oniriche ed emotive.

Ne ho parlato con Charlie [Kaufman] e lui si è dimostrato apertissimo all’idea.

Kaufman dichiara che l’animazione siè rivelata la scelta ideale, poiché si confaceva alle esigenze del film: a parte Michael e Lisa, gli altri personaggi hanno tutti lo stesso volto e la stessa voce, soluzione che sarebbe stata impraticabile in un’opera in live-action. La decisione di mostrare le cuciture sulle teste dei pupazzi nasce dal desiderio di conservare un alone di artigianalità, evitando un effetto troppo “patinato”, e Johnson aggiunge che le figure dovevano sembrare realistiche, ma senza nasconderne la parte costruttiva; inoltre, questo approccio consente di denudare la meccanicità delle persone, dei loro sentimenti e dei rapporti umani. Le facce sono costruite con una stampa 3D, strato su strato, con varie trame sovrapposte le une sulle altre. D’altra parte, lo stop-motion ha proprio il vantaggio della “matericità”: tutto reagisce alla luce e all’ombra in modo tridimensionale.

Sul significato del film, però, Kaufman non si vuole esprimere, poiché non gli piace imporre un’interpretazione univoca: rovinerebbe l’esperienza degli spettatori. L’autore si limita a sottolineare che l’ultima scena di Anomalisa è l’unica ad assumere un punto di vista diverso da quello di Michael, ma non vuole commentarne il senso. Quando scrive una storia, ci tiene a precisare, cerca di concentrarsi su quali elementi siano più adatti alla sua realizzazione, senza basarsi su concezioni prestabilite di se stesso e del suo lavoro (non vuole essere incapsulato nella categoria del “metacinema”, che in effetti è presente solo in due suoi lavori precedenti, non è una costante.). Comunque sia, entrambi i registi si dichiarano estremamente soddisfatti quando una giornalista afferma che, guardando il film, si era dimenticata che fosse in stop-motion. Non a caso, Kaufman dichiara che:

La nostra speranza era quella di coinvolgere il pubblico.

Jennifer Jason Leigh, ricordando l’esperienza del doppiaggio, racconta che nel film la situazione era più intima e privata rispetto allo spettacolo teatrale (cui ha partecipato in prima persona), ma è stato bello fare entrambe le esperienze. Un’intimità che si è fatta sentire anche nell’interpretazione delle scene di sesso, che sono risultate molto imbarazzanti nonostante lei e David Thewlis non dovessero toccarsi. La cosa più difficile è stata però cantare, sia in italiano (l’attrice canta una versione tradotta in italiano di Girls Just Wanna Have Fun) sia in giapponese. Leigh aggiunge inoltre che sentirsi timidi non è per lei un territorio sconosciuto, e in tal senso ha potuto relazionarsi facilmente con Lisa, di cui si subito è innamorata. La sceneggiatura era bellissima e le parole erano perfette, quindi lei e gli altri attori non hanno dovuto far altro che recitarle.

Infine, Johnson si sofferma sull’utilizzo del crowd-funding con Kickstarter per il completare il budget del film, sottolineando che i finanziamenti tradizionali sarebbero stati difficili da ottenere, e avrebbero comportato le ingerenze di qualche studios. Gli autori, però, non volevano compromettere il risultato finale, quindi hanno tentato con il crowd-funding, nonostante non sapessero cosa aspettarsi; poi, però, i fan di Kaufman e Stamatopoulos hanno risposto con entusiasmo, e l’iniziativa ha avuto successo.

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