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True Detective, la recensione del terzo episodio: Maybe Tomorrow

Pubblicato il 07 luglio 2015 di Lorenzo Pedrazzi

Maybe Tomorrow, terzo episodio di True Detective, è una puntata fondamentalmente transitoria, ma utile ad approfondire i personaggi principali…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Tanto rumore per nulla: dopo aver visto suo padre in sogno (e un emulo di Conway Twitty che cantava sul palco del night club), Ray Velcoro (Colin Farrell) si risveglia nell’appartamento di Ben Caspere con qualche livido e due costole rotte, diretta conseguenza dei proiettili di gomma che l’hanno colpito. Ma chi è che se ne va in giro con una maschera da uccello e un fucile caricato a proiettili di gomma, peraltro in dotazione alla polizia? Ani Bezzarides (Rachel McAdams), quando scopre che Ray ha agito senza il suo supporto, gli ricorda che è lei il capo delle indagini, e gli dice di rintracciare la prostituta che gli ha fatto la soffiata. Dall’appartamento è stata sottratto l’hard drive con i video girati dalla telecamera nascosta.
Mentre Ray si fa medicare, Ani e Paul Woodrugh (Taylor Kitsch) proseguono le indagini presso la villa di Bel Air dove vive la famiglia del sindaco Austin Chessani, e scoprono che suo figlio organizza misteriose feste d’elite cui potrebbe aver partecipato anche Caspere. Inoltre, vengono a sapere che quest’ultimo era in stretti rapporti con la Catalyst, la neonata compagnia che si occupava di acquistare i terreni lungo il corridoio della nuova linea ad alta velocità. Paul incontra un vecchio commilitone, che cerca di rinverdire i loro trascorsi nell’esercito, quando ebbero una relazione omosessuale (o almeno così sembra); il poliziotto, però, non vuole sentirne parlare, e lo colpisce. In seguito, Paul mostra la foto della vittima alle prostitute che frequentano le strade di Hollywood, e ottiene il primo riscontro: un ragazzo gli dice che Caspere frequentava un club di lusso chiamato Lux Infinitum. Nel club, Paul scopre che Caspere aveva pagato un altro ragazzo e una prostituta di nome Tasha (la stessa della soffiata a Ray) per fare sesso davanti a lui. Ora, però, la ragazza è sparita: ha partecipato a una festa a nord, e non è più tornata.
Nella stanza di un ospedale, Frank Semyon (Vince Vaughn) viene stimolato sessualmente da sua moglie Jordan (Kelly Reilly) per raccogliere lo sperma e concepire un bambino, ma l’erezione tarda ad arrivare. I due litigano. Frank ristabilisce i contatti con i suoi vecchi colleghi del mondo criminale perché ha bisogno di soldi, e poi uno dei suoi luogotenenti viene ritrovato morto. Frank interroga Danny Santos e altri nel sotterraneo del Lux Infinitum, convinto che qualcuno stia cercando di dichiarargli guerra. Danny non vuole ascoltarlo, non prende più ordini da lui. I due uomini si battono, e Danny ne esce nettamente sconfitto: Frank gli sradica la dentiera d’oro dalla bocca.
Visitato dal medico, Ray si rende conto che deve limitare le sue cattive abitudini se vuole restare lucido e continuare a vivere. Va a trovare suo padre, che rinnega il suo passato alla polizia e se ne sta sul divano a guardare Detective Story di William Wyler. Poi, Ray ospita Ani a casa sua per un caffè, ma in quel momento arriva sua moglie che gli fa una proposta: accettare diecimila dollari per non opporsi alla richiesta di custodia esclusiva del figlio. Alcuni agenti le hanno fatto delle domande su di lui, ed è chiaro che sono vicini a incastrarlo per corruzione. Ray rifiuta. Lui e Ani si recano sul set di un film post-apocalittico per indagare sulla cadillac marrone che ha trasportato il cadavere di Caspere, e che appartiene alla produzione (Caspere aveva aiutato il film ad acquisire i permessi per le riprese, in cambio di un riconoscimento da co-produttore). L’auto è stata rubata una settimana prima dell’omicidio, e i due detective si recano dal giovane autista che era stato assegnato alla macchina. Il ragazzo si era preso un periodo di sosta per badare alla madre e guarire da un infortunio alla schiena. Improvvisamente, una colonna di fuoco si alza dietro alla casa: un uomo mascherato ha incendiato la cadillac che Ray e Ani stavano cercando. Quest’ultima si lancia all’inseguimento attraverso un accampamento di senzatetto, mentre Ray, dolorante per le ferite, arranca. Ani prende la mira e sta per sparare al fuggitivo, ma un camion fa per travolgerla, e Ray la salva spingendola via. Preoccupato per le indagini su di lui, Ray le chiede cosa sanno i suoi superiori, ma Ani risponde che non ne ha idea.
Frank torna a casa, è tarda notte. Jordan lo ha aspettato sveglia per fare la pace, e gli chiede se vuole parlare. «Forse domani» (Maybe Tomorrow) risponde Frank.

Le bizzarre notti di Los Angeles
Chinatown e i romanzi di James Ellroy sono stati citati come le maggiori fonti d’ispirazione per i nuovi episodi di True Detective, ma l’incipit onirico di Maybe Tomorrow evoca l’immaginario lynchano, poiché sembra attingere in egual misura da Velluto blu, Twin Peaks e Mulholland Drive: il night club, l’atmosfera straniante, la visione del padre, l’emulo del cantante pop/country Conway Twitty che intona The Rose con impegno melodrammatico… tutto rimanda a un clima losangelino che si nasconde fra le pieghe della notte, quando l’inquietudine scaccia ogni residuo di mondanità, e i locali semi-deserti sono frequentati dai relitti umani più disparati. È questa la nuova dimensione di True Detective, immersa nei fumi dell’alcol e nella lordura delle istituzioni corrotte. Ray Velcoro, emblema di tale umanità degradata e affranta, si risveglia dall’incubo con un paio di costole rotte e qualche livido, confermando i sospetti sul precedente cliffhanger: tutta una messinscena, ma per quale ragione? L’utilizzo dei proiettili di gomma e la volontà di non uccidere Velcoro fanno probabilmente parte del mistero, e di sicuro Nic Pizzolatto ha in serbo qualche spiegazione.

Al netto di questo intrigante prologo, Maybe Tomorrow è nel complesso un episodio transitorio e un po’ inconcludente, poiché non offre concreti sviluppi nelle indagini sulla morte di Caspere, ma si concentra più che altro sulle ombre dei singoli personaggi. Ray è sempre più esasperato dalla sua vita, e cerca finalmente di cambiare abitudini per restare lucido e «incazzato», mentre la ex moglie lo umilia con un’offerta di denaro per tenersi il figlio. Il rapporto con Ani Bezzarides, d’altra parte, si conferma ambiguo, ma il finale sembra lasciare intendere che la collaborazione fra i due sia destinata a diventare più stretta: fino a che punto la detective è disponibile a incastrarlo? Entrambi conoscono le missioni dell’uno e dell’altro, ma non sembrano propensi a seguire le direttive dei loro superiori.

In parallelo, Woodrugh svela una latente natura omosessuale che non è disposto ad ammettere, trincerato com’è dietro alle sue apparenze machiste. La reificazione della sua bellezza («Sfruttiamo un po’ il tuo aspetto» gli dice Ani) ribalta le consutudini del noir, dove di solito è l’avvenenza femminile a subire tale trattamento, e il personaggio di Woodrugh risulta interessante proprio per questo: come accade spesso quando una donna attraente incontra una mentalità sessista, Paul viene preso in considerazione soprattutto per il suo aspetto, e ogni personaggio femminile lo guarda con una scintilla di desiderio, a cui lui reagisce in modo lievemente ironico e distaccato. Anche se in superficie tenta di negarlo, non sono le donne a suscitare il suo interesse. D’altra parte, la stessa Ani non ha remore a trattare i suoi amanti come toy boy, ed è sin troppo chiaro che Nic Pizzolatto abbia voluto costruire una protagonista forte e indipendente per mettersi al riparo dalle ingiustificate accuse di sessismo che ha ricevuto nella prima stagione. La caratterizzazione, comunque, funziona: la bravura di Rachel McAdams aumenta lo spessore del personaggio, mentre il leitmotiv della sigaretta elettronica ne rinforza i tratti psicologici, prestando inoltre il fianco alle reazioni dei partner lavorativi («Is that a fucking e-cigarette?» le chiede Paul).

Semyon attraversa invece una crisi a trecentosessanta gradi, sia con la moglie sia con i suoi ex colleghi dell’ambiente criminale. Le frustrazioni coniugali si riflettono sul suo comportamento “da duro”, come se cercasse di recuperare mascolinità dopo aver fallito un’erezione con la moglie Jordan, e lo vediamo pestare Danny Santos prima di sradicargli dalla bocca la dentiera d’oro con scritto “Fuck You”. In ogni caso, gli sporadici sviluppi narrativi ci portano sulla pista delle misteriose orge d’elite a cui partecipava Caspere, la cui sobrietà ed eleganza sarà certamente pari all’arredamento delle sue abitazioni, o a quello della villa di Bel Air dove vive la famiglia del sindaco Austin Chessani. Tutta gente di gran gusto.

La citazione: «L’alcol tende a calmarmi, io voglio rimanere incazzato.»

Ho apprezzato: Le interpretazioni di Rachel McAdams, Colin Farrell e Vince Vaughn; le rivelazioni su Paul; il prologo lynchano; il rapporto ambiguo tra Ani e Ray.

Non ho apprezzato: La scarsità di sviluppi narrativi.

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