Masters of Sex, la recensione della premiere: Parliament of Owls

Masters of Sex, la recensione della premiere: Parliament of Owls

Di Lorenzo Pedrazzi

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La terza stagione di Masters of Sex ha debuttato su Showtime con il primo episodio, Parliament of Owls, dove ritroviamo William Masters (Michael Sheen) e Virginia Johnson (Lizzy Caplan) alla vigilia della pubblicazione del loro libro, con un salto temporale di quattro anni…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

1964. William (Michael Sheen) e Virginia (Lizzy Caplan) presentano il loro libro alla stampa, ma vengono subito accusati di cavalcare l’onda della rivoluzione sessuale, nonostante entrambi affermino che i loro studi siano iniziati nel decennio precedente.
Facciamo un salto indietro di quattro mesi, e vediamo Bill e Virginia che raggiungono Libby (Caitlin FitzGerald) nella casa al lago, dove ci sono anche i figli di entrambi. Henry, il primogenito di Virginia, sta frequentando una ragazza-madre, e inoltre vuole arruolarsi nell’esercito; Tessie, la secondogenita, è sempre più incuriosita dal sesso, e Virginia vuole che Bill le faccia un discorso al riguardo. Lui però è molto occupato con la revisione del loro libro, mentre Virginia vorrebbe prendersi quattro mesi di pausa per laurearsi. Intanto, Libby assume degli psicofarmaci per curare gli attacchi di ansia e depressione.
Una sera, Tessie si ubriaca, si denuda e poi cerca di baciare Bill. Johnny, il primogenito di quest’ultimo, vede tutto e s’infuria con lui, quindi prende tutte le pagine del libro e le getta nel lago. Bill lo afferra e minaccia di colpirlo, ma si ferma. Virginia parla di Henry col suo ex marito: anche lui non vuole che si arruoli, ma è disposto a firmare il consenso perché fra due mesi il ragazzo sarà maggiorenne, e potrà farlo da solo. Se gli vanno incontro, almeno potranno ragionare con lui, avere voce in capitolo. Alla fine del week-end, Libby parla a cuore aperto con Virginia, dicendole che desidera sicurezza per i suoi figli; poi le dà un bacio, poiché si era sempre chiesta cosa si provasse a stare con lei.
Torniamo alla conferenza stampa. Virginia e Bill hanno dei contrasti perché lei non è ancora riuscita a finire l’università, e non vuole che lui parli pubblicamente del suo “curriculum”. Nonostante lo scetticismo e le critiche dei giornalisti, uno di loro, Buckland, afferma che le richerche di Masters e Johnson possono davvero illuminare un campo per troppo tempo considerato tabù, paragonandole agli studi astronomici di Galileo. Soddisfatti per il riconoscimento, Bill e Virginia devono però affrontare nuovamente la realtà della loro vita privata: dopo la conferenza, lei si precipita in bagno per vomitare, e lui capisce che è incinta.

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«We are the sexual revolution»
Un’ellissi temporale di quattro anni per proiettare Masters & Johnson nel 1964, in piena rivoluzione sessuale: come abbiamo visto nelle precedenti stagioni di Masters of Sex, il lavoro di William e Virginia ha precorso i tempi, violando tabù secolari e affrontando verità che nessun altro avrebbe mai potuto confessare (come l’inessenzialità della penetrazione per l’orgasmo femminile), e riconoscendo al contempo l’importanza dell’erotismo indipendentemente dagli scopi procreativi. Ora che la società sta assimilando i dettami della rivoluzione, i due ricercatori vengono accusati di cavalcare l’onda, nonostante siano stati proprio loro ad anticiparla: «We are the sexual revolution» dice Virginia durante la conferenza stampa, mentre il suo impegno e la sua stessa individualità sono messe in discussione dai giornalisti e da William («Esiste un centimetro quadrato della mia vita in cui tu non ti sia insinuato?»).

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In effetti, Parliament of Owls è l’episodio dove il rapporto tra vita privata e professionale raggiunge il vertice dell’esasperazione, poiché i quattro anni trascorsi dal finale della seconda stagione hanno lasciato sedimentare tutti i conflitti irrisolti fra i due protagonisti. Ormai una coppia a tutti gli effetti, William e Virginia fanno parte di una famiglia allargata che include anche Libby e i loro figli, dove le due donne paiono condividere un livello di comprensione più intimo e profondo, come se avessero bisogno di solidarizzare contro l’egotismo nevrotico e spigoloso di Bill. La sua caratterizzazione è forse un po’ troppo monolitica, priva di sfumature, ma la sceneggiatrice Michelle Ashford ha l’accortezza di tracciare davanti a lui un percorso circolare: quando s’infuria con Johnny (che sembra aver ereditato la sua serietà e il suo atteggiamento riflessivo), Bill scopre di essere diventato la copia di suo padre, e si ferma poco prima di colpirlo. Anche Virginia attraversa un momento difficile con i suoi figli: Henry frequenta una ragazza-madre e vuole arruolarsi nell’esercito, mentre Tessie esplora i primi vagiti della sessualità e tenta di sedurre – da ubriaca – il sempre più insofferente William. Questi risvolti sono i meno convincenti, soprattutto perché rivelano qualche forzatura (l’arruolamento di Henry sembra più che altro un espediente per valorizzare il quadro storico della serie), oltre a un ricorso a cliché un po’ troppo logori (Tessie che diventa un’adolescente maliziosa e si “offre” alla figura più autoritaria della famiglia: poteva esserci qualcosa di più prevedibile?).

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Più efficace è invece l’alternanza tra i due piani temporali. Il “presente” della conferenza stampa si concentra sul potenziale rivoluzionario della ricerca (dove però non mancano alcuni lampi di vita privata: Virginia confessa di essere incinta), mentre il contesto del week-end lacustre ci introduce nella nuova situazione familiare di Bill e Virginia, con tutti i piccoli drammi che ne conseguono. La vittima principale è Libby: costretta a prendere psicofarmaci per lenire gli attacchi di ansia e depressione, ha accettato la relazione di suo marito con Virginia, ma di fatto è lei che deve sobbarcarsi la cura dei figli e la stabilità della famiglia, anche perché Bill si conferma un padre freddo ed evanescente. Nel lieve bacio tra Libby e Virginia c’è tutta la frustrazione di una donna che si sente esclusa dal “rapporto speciale” che lega i due ricercatori («Mi sono sempre chiesta cosa si provasse… con te»), e che ha dovuto rinunciare – unica del trio – a una vita sentimentale, sessuale e professionale realmente appagante. Lei e i figli sono le vittime collaterali della rivoluzione, l’ingombro che Bill ha dovuto scostare per raggiungere i suoi obiettivi. Il monologo di Buckland, alla fine, dimostra però che la rivoluzione ha avuto l’esito sperato, e la coppia Masters & Johnson – almeno sul piano del riconoscimento scientifico – avrà l’onore di ridere per ultima. Di fronte a tutto questo, ciò che accadrà nella loro vita privata resterà soltanto un vago rumore di fondo.

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La citazione: «Se pensiamo che i rapporti sessuali siano così sacrosanti da non essere indagati, dovremmo ricordarci che una posizione simile è stata sostenuta riguardo alle stelle ai tempi di Galileo. E possiamo affermare che è stato Galileo a ridere per ultimo.»

Ho apprezzato: Le interpretazioni di Michael Sheen, Lizzy Caplan e Caitlyn Fitzgerald; l’alternanza dei piani temporali; la circolarità nell’esistenza di Bill; il monologo finale di Buckland.

Non ho apprezzato: La caratterizzazione poco sfumata di Bill; l’evoluzione dei figli di Virginia.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Masters of Sex sul nostro Episode39 a questo LINK.

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