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Seth MacFarlane si rifugia nell’usato sicuro, e fa bene: se il primo Ted aveva dimostrato che l’umorismo dell’autore de I Griffin poteva applicarsi anche all’estensione del lungometraggio, Ted 2 non fa che rimarcare questo concetto, senza rivoluzionare la formula ma piazzando un concentrato di gag divertenti, caustiche e parossistiche.
La trama si collega direttamente al prequel, ma al contempo ne azzera gli eventi: nel prologo del film, infatti, Ted sposa l’amata Tami-Lynn, mentre il suo “rimbombamico” John (Mark Wahlberg) ha divorziato da Lori, e si trastulla malinconicamente con la sua nuova vita da single. Quando Ted e Tami-Lynn cercano di adottare un bambino per disinnescare una crisi coniugale, scoprono che al tenero orsacchiotto non è riconosciuto lo status di “persona”, ma soltanto di “bene”, come un qualunque oggetto di proprietà: per risolvere la situazione, lui e John cercano l’aiuto di un’avvocatessa alle prime armi, Samantha (Amanda Seyfried), che condivide la loro passione per la marijuana e supporterà Ted nella difficile battaglia per riottenere i suoi diritti di essere umano. Purtroppo, però, Donny (Giovanni Ribisi) ha un nuovo piano per rapire l’orsacchiotto, e stavolta alle sue spalle c’è addirittura una nota multinazionale di giocattoli.
MacFarlane resta fedele a un approccio che nasce dalle sue esperienze televisive, I Griffin in primis, dove la comicità presenta una struttura episodica e ben circoscritta: ovviamente c’è una trama che collega i nuclei umoristici della commedia, ma l’effetto comico è basato soprattutto sui singoli episodi, che fungono da “micro-narrazioni” all’interno del “macro-racconto” generale. In tale contesto, il regista sviluppa la famigerata girandola di citazioni pop, eccessi verbali e tenue satira politica, puntando l’obiettivo a trecentosessanta gradi: dal Saturday Night Live a Justin Bieber, dagli aspiranti stand-up comedian alle ingiustizie sociali del sistema americano, non si salva quasi nessuno. È uno humor greve, che si fa beffe dell’ossessione per il politicamente corretto e si diverte a “scioccare” il pubblico con un’aggressività sempre più rara nel cinema hollywoodiano, ma ben più diffusa sul panorama televisivo. Il risultato è quasi sempre apprezzabile, anche quando osa mettere piede nei territori del disgusto.
Il carattere empatico di Ted 2 (se così possiamo chiamarlo) risiede però nella scapestrata coppia di protagonisti, il cui legame è basato sulla condivisione dei medesimi anti-valori: Ted e John si sono nutriti alla fonte dello stesso immaginario (Flash Gordon, Rocky e altri miti della cultura popolare, anche i più beceri), e lo celebrano con lo stesso rispetto e la stessa serietà, al punto da considerare alcune sue manifestazioni come reali; basti pensare, in tal senso, alla scena in cui Ted vuole evocare Beetlejuice, e John glielo impedisce perché i rischi sarebbero troppo alti. L’introduzione del personaggio di Samantha, oltre a mettere in luce il talento comico di Amanda Seyfried, fa da controcanto all’ignoranza di Ted e John, ma senza la rigidezza che aveva Lori nel primo film: Samantha è totalmente estranea alla cultura pop, ma si presta volentieri alla goliardia e alla demenzialità dei suoi clienti, rivelandosi la compagna ideale.
Così, al netto di qualche gag meno riuscita, Ted 2 diverte dall’inizio alla fine, e sazia il suo target privilegiato con un uragano di riferimenti pop, inside joke e strizzatine d’occhio al pubblico nerd… compreso il delirante cameo di un attore molto amato.
Insomma, si ride di gusto.
L’uscita di Ted 2 è attesa per giovedì 25 giugno. Troverete maggiori informazioni sulla pagina facebook ufficiale.