Game of Thrones, la recensione del penultimo episodio: The Dance of Dragons

Game of Thrones, la recensione del penultimo episodio: The Dance of Dragons

Di Lorenzo Pedrazzi

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The Dance of Dragons, penultimo episodio della quinta stagione di Game of Thrones, prepara il finale con alcuni eventi scioccanti…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Jon Snow: Giunto al Castello Nero con gli altri superstiti del massacro di Hardhome, Jon attende che Ser Alliser apra i cancelli per farli passare. Dopo alcuni istanti di esitazione, Alliser ordina l’apertura. Nel Castello Nero, però, Jon legge l’ostilità negli occhi dei suoi compagni.

Arya Stark: Quando si reca dallo strozzino per consegnargli il veleno, Arya assiste allo sbarco di Mace Tyrell, accompagnato a Braavos da Ser Meryn Trant per negoziare con la Banca di Ferro. Trant è uno degli uomini contro cui Arya ha giurato vendetta, quindi lo segue fino a un bordello. Dopo aver venduto qualche ostrica alle prostitute, vede Trant che rifiuta tutte le ragazze propostegli dalla tenutaria, e infine sceglie una bambina. Arya torna alla Casa del Bianco e del Nero, ma non dice niente a Jaqen.

Jaime Lannister: A Dorne, il Principe Doran Martel si dimostra clemente, e accetta che Myrcella torni ad Approdo Del Re con suo figlio Trystane, suo promesso; il ragazzo, però, dovrà avere un posto nel consiglio ristretto. Jaime gli assicura che le sue richieste saranno esaudite, ma chiede quale destino toccherà a Bronn. Trystane, che ha imparato la clemenza dal padre, ordina il suo rilascio, ma pretende che il cavaliere venga prima colpito alla mascella. La guardia del corpo di Doran esegue, e Bronn è libero.

Stannis Baratheon: Gli uomini di Ramsey Bolton si sono introdotti nell’accampamento di Stannis, bruciandone le provviste e uccidendo gran parte dei cavalli. L’esercito non può raggiungere Grande Inverno, ma non può nemmeno tornare indietro. Stannis ordina quindi a Ser Davos di recarsi al Castello Nero per richiedere provviste, e Davos gli chiede il permesso di portare con se sua moglie e sua figlia, ma il Re rifiuta. Stannis si convince che l’unico modo per vincere l’assedio a Grande Inverno è sacrificando il sangue regale al Signore della Luce… ovvero, bruciando viva sua figlia Shireen. La piccola, ignara di tutto, vuole offrirgli il suo aiuto, ma quando scopre che la stanno conducendo su una pira cerca di ribellarsi, e chiama suo padre. La bambina viene legata, e Melisandre dà fuoco alla pira. La madre di Shireen, inizialmente favorevole, sentendo le urla disperate della figlia cambia idea, ma i soldati la fermano. Stannis resta lontano. Shireen muore tra le fiamme.

Daenerys Targaryen: A Meereen, Daenerys inaugura i combattimenti nell’arena. Lei e Tyrion non ne condividono lo spirito, al contrario di Hizdar zo Loraq. Fra i contendenti emerge Ser Jorah, che sconfigge i suoi avversari e resta l’ultimo sul campo. All’improvviso, vede che uno dei Figli dell’Arpia sta per aggredire Daenerys alle spalle, e lo uccide tirandogli una lancia. È una trappola: i Figli dell’Arpia sono tra la folla, sugli spalti, e vogliono massacrare la Regina e tutti i suoi uomini. Hizdar viene pugnalato e apparentemente ucciso. Jorah si unisce a Tyrion e Daario Naharis per portarla in salvo, ma si ritrovano al centro dell’arena, circondati dai nemici. All’improvviso, però, interviene Drogon, che semina il terrore tra i Figli dell’Arpia e li carbonizza con le fiamme. Alcune lance cominciano a colpirlo, così Daenerys gli sale in groppa, e i due volano via.

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Drogon Trainer
Game of Thrones è sempre stato piuttosto elastico sulla moralità dei suoi personaggi, al punto che persino un uomo come Jaime (colpevole di delitti orrendi, tra cui il tentato omicidio di Bran) ha potuto imboccare un percorso di redenzione che ha mutato radicalmente il suo carattere. L’impressione, però, è che dalle colpe di Stannis Baratheon non ci sia ritorno: figura contorta e ambigua, Stannis resta sempre ancorato alle sue posizioni, ed è proprio in virtù di questa testardaggine che decide di sacrificare la povera Shireen, poiché la missione dell’aspirante Re – reclamare il Trono di Spade – viene prima di tutto. Così, di fronte alle urla disperate della figlia, avviene un ribaltamento improvviso, ed è l’odiosa madre a ritrovare un barlume di umanità; peccato però che sia troppo tardi. Shireen era uno dei personaggi più teneri e amabili della serie, uno dei più innocenti e puri… ma l’innocenza si paga cara nel mondo di Game of Thrones. Tutto questo avrà delle ripercussioni sulla fedeltà del nobile Ser Davos? È probabile, considerando l’amicizia che legava il buon cavaliere e la bambina. Per fortuna, l’esecuzione di Shireen rimane fuori campo, ma le sue grida e la consapevolezza dell’orrore sono sufficienti per costruire una scena agghiacciante. Se all’inizio era auspicabile una vittoria di Stannis sui Bolton, ora è meglio sperare che le due forze si annientino a vicenda.

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L’orrore colpisce una giovane fanciulla anche a Braavos, dove la rabbia di Arya contro Ser Meryn Trant trova un’ulteriore giustificazione quando l’uomo sceglie di appartarsi con una bambina nel bordello della città. In effetti, The Dance of Dragons sembra condensare tutte le crudeltà che hanno scandalizzato il pubblico nella quinta stagione, e che sono endemicamente connaturate a un mondo lurido e brutale come quello di Game of Thrones. Siamo prossimi alla saturazione, certo, ma è legittimo sperare che lo show ci riservi qualche momento di catarsi, o quantomeno di sfogo emotivo: chissà che non succeda proprio nel finale, come l’anno scorso.

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Al contempo, le vicende di Jaime a Dorne raggiungono un punto di svolta, almeno per quanto riguarda Bronn (liberato) e Myrcella (che tornerà ad Approdo Del Re con Trystane Martell). L’elemento più interessante, però, è l’obbligata sottomissione di Ellaria Sand al Principe Doran, mentre le Serpi della Sabbia si confermano ininfluenti, almeno per ora. Probabilmente giocheranno un ruolo più incisivo nel futuro dello show, ma in questa stagione si sono limitate a una funzione secondaria, di supporto.

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Comunque, anche stavolta il fuoco dell’azione è tutto concentrato nell’ultimo atto, dove Daenerys rischia la pelle ma fa un grande passo in avanti per raccogliere la sua eredità Targaryen. Gli scontri gladiatori nell’arena si alternano allo scambio di battute fra Tyrion, Hizdar e la stessa Madre dei Draghi, dove la dialettica del primo dimostra tutta la sua utilità strategica, soprattutto quando deve difendere le posizioni della Regina. Poi, l’agguato dei Figli dell’Arpia sfocia nel riscatto di Ser Jorah (Daenerys gli affida nuovamente la sua vita, come ai vecchi tempi) e nel ritorno di Drogon, che salva i nostri eroi e si fa calvalcare da Daenerys: una scena iconica, di grande importanza per la saga, con cui si chiude l’episodio.

La citazione: «Vivo e muoio per la tua gloria, oh gloriosa Regina.»

Ho apprezzato: la tenerezza del rapporto tra Ser Davos e Shireen; la clemenza di Doran; il riscatto di Ser Jorah; l’agguato dei Figli dell’Arpia; Daenerys a cavallo di Drogon.

Non ho apprezzato: la scarsa rilevanza delle Serpi della Sabbia.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Game of Thrones sul nostro Episode39 a questo LINK.

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