Wayward Pines è il nuovo mistery targato Fox, ed è la prima serie tv prodotta da M. Night Shyamalan, che ne ha anche diretto l’episodio pilota. Basato sul ciclo letterario di Blake Crouch, lo show ci proietta nelle strade apparentemente idilliache di una cittadina dell’Idaho, da cui sembra non esserci alcuna uscita…
Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER
Ethan Burke (Matt Dillon) è un agente dei servizi segreti che, in seguito a un incidente automobilistico, si risveglia sul ciglio di una strada nei boschi dell’Idaho. Stava indagando sulla scomparsa di due colleghi: la sua ex partner (nonché amante) Kate Hewson (Carla Gugino) e Bill Evans. Barcollando, si reca nella città vicina, Wayward Pines, dove perde i sensi in una caffetteria e viene portato in ospedale.
Prima di continuare, però, facciamo luce sulla sua vita: Ethan ha una moglie, Theresa (Shannyn Sossamon), e un figlio, Ben (Charlie Tahan), che vivono a Seattle. Theresa sa della relazione che lui ha avuto con Kate. Ethan è stato inviato in missione da Adam Hassler (Tim Griffin), il suo capo, che comunica a Theresa la notizia dell’incidente, dicendole inoltre che non è stata rinvenuta alcuna traccia della presenza di suo marito sull’auto. È sparito nel nulla. L’equilibrio mentale di Ethan, comunque, è turbato dal senso di colpa: si sente responsabile per il cosiddetto “attentato di Pasqua”, nel quale sono morte 621 persone. L’attentatore è un uomo che fu arrestato da Ethan, ma che qualcun altro ha poi rimesso in libertà. Durante il flashback che mostra una seduta dell’agente con il suo terapista, scopriamo che Ethan ha sofferto occasionalmente di allucinazioni.
Ma torniamo a Wayward Pines: al suo secondo risveglio, Ethan si ritrova sul letto di un ospedale. L’amorevole infermiera Pam (Melissa Leo) si prende cura di lui, promettendogli che presto gli farà riavere i suoi effetti personali (portafogli e cellulare). Trascorrono le ore, e Ethan si rende conto che qualcosa non quadra: l’ospedale è vuoto, il dottore non arriva, e dei suoi effetti personali non c’è l’ombra. Decide quindi di andarsene, nonostante Pam – ora più inquietante e minacciosa – cerchi di fermarlo. In un locale, la barista Beverly (Juliette Lewis) gli offre un hamburger e gli lascia il suo indirizzo nel caso abbia bisogno di aiuto; sul biglietto c’è anche uno strano messaggio: “Non ci sono grilli a Wayward Pines”. In effetti, Ethan scopre che il canto dei grilli proviene dai diffusori nascosti tra i cespugli. Dopo aver trascorso la notte in un hotel che non può pagare, l’agente viene cacciato dal gestore, e si reca all’indirizzo di Beverly… ma la casa è decrepita, e al suo interno c’è il cadavere di Bill Evans.
Ethan corre dallo sceriffo Pope (Terrence Howard), che ha sempre uno strano sorriso sarcastico, e non sembra molto propenso ad aiutarlo. Si fa dare l’indirizzo dove si trova il cadavere, ma non vuole farsi accompagnare da lui. Ethan chiama sua moglie e il suo capo, ma non riesce a parlare con nessuno dei due: al numero di Theresa c’è sempre la segreteria telefonica, mentre Adam risulta fuori ufficio. Disorientato, Ethan torna al bar di Beverly, ma lei non c’è, e il barista gli dice che nessuna donna lavora in quel locale. L’agente, esasperato, lo aggredisce, ma il barista riesce a tramortirlo. Sentiamo che comunica con un walkie-talkie: «10-16-28 non se la passa bene».
Ethan si risveglia (ancora!) in ospedale, ma stavolta ci sono delle cinghie che lo tengono legato al letto. Un certo Dr. Jekins (Toby Jones), psichiatra, gli dice che ha avuto le allucinazioni, e che dovrà essere operato per rimuovere un ematoma dal suo cervello. Prima di entrare in sala operatoria, Beverly lo libera e lo porta via, poi Ethan – cui è stato iniettato un sedativo – riesce a tramortire Pam e a fuggire con la sua salvatrice. Beverly gli racconta che Bill Evans è stato ucciso perché ha tentato di scappare dalla città. Lei stessa arrivò a Wayward Pines nel 1999, poi fu investita da una motocicletta e si risvegliò in ospedale, dove le dissero che soffriva di perdita di memoria. Beverly crede sia trascorso un solo anno da allora. Mentre si addormenta per il sedativo, Ethan le dice che «siamo nel 2014».
Quando (per l’ennesima volta) riprende i sensi, l’agente scopre che Beverly gli ha lasciato una borsa con dei vestiti. Poi, in un parco della città, scorge… Kate! Sta facendo un pic-nic col marito e alcuni amici, ma è chiaramente invecchiata rispetto a come lui la ricordava (dovrebbe avere 27 anni, ma ne dimostra di più). Kate e il marito Harold (Reed Diamond) tornano a casa, seguiti da Ethan, che bussa prontamente alla loro porta. Kate lo prende da parte e gli dice di aver vissuto a Wayward Pines per 12 anni, nonostante Ethan sostenga siano passate solo cinque settimane. La donna, però, lo avverte che ci sono microfoni e telecamere ovunque, quindi non può trattenersi con lui, anche perché metterebbe a rischio la sua vita e quella del marito. «Potresti essere felice qui, Ethan» gli dice. «Avresti una vita meravigliosa». Poi, quando lui le chiede se sta avendo una “ricaduta” (presumibilmente di allucinazioni), lei gli risponde di no.
Ethan ruba una macchina e cerca di lasciare la città, ma non può: la strada scorre in circolo, e lo riporta a Wayward Pines. Allora Ethan procede a piedi per i boschi, sale le colline… e scopre che l’intera area è circondata da un muro perimetrale.
Intanto, Adam incontra il Dr. Jenkins, e gli chiede se sia possibile annullare la cosa (ovvero, la prigionia di Ethan). Ma ormai è troppo tardi. «È fatta» gli risponde Jenkins. «Ci siamo occupati di tutto».
Attaccato al muro, Ethan legge un cartello che recita: “Rischio di morte. Tornate a Wayward Pines. Oltre questo punto, morirete”. L’agente torna sulla strada, dove lo accoglie lo sceriffo Pope, che gli dice:
«Non sei andato molto lontano.»
«Come faccio ad andarmene da qui?»
«Non puoi.
The Ethan Show
I paragoni con Twin Peaks sono scontati ma imprecisi: Wayward Pines, almeno a giudicare dal pilot, si avvicina più alla tradizione di The Twilight Zone e Il prigioniero, anche se la prima inquadratura è maliziosamente identica all’incipit di Lost (il dettaglio di un occhio che si apre). Con la serie di Rod Serling ha in comune la graduale trasfigurazione del quotidiano in un labirinto fantastico, a tratti persino metafisico, dove il concetto di “normalità” – già estremamente relativo di per sé – si corrompe nell’incubo.
I primi passi di Ethan Burke a Wayward Pines avvengono in un clima rassicurante: la barista gentile, l’infermiera amorevole, le cure immediate… poi però emergono le prime tracce di inquietudine. Perché l’ospedale è vuoto? E perché nessuno trova i suoi effetti personali? Il disorientamento del protagonista si accompagna a quello dello spettatore, e molti cliché – a cominciare dal personaggio di Juliette Lewis, che lo aiuta e poi sparisce nel nulla – sono facilmente riconoscibili da chiunque ami il genere mistery. Le idee sono tutte derivative, ma gli autori sembrano esserne consapevoli, poiché il finale dell’episodio svela subito un elemento fondamentale dell’enigma: la città è una prigione circondata da un’alta barriera perimetrale, e la cattura di Ethan è stata richiesta dal suo capo. Di conseguenza, Wayward Pines sembrerebbe un ibrido tra il Villaggio de Il prigioniero e la Seahaven di The Truman Show, ma non abbiamo dovuto attendere un’intera stagione per scoprirlo, o per toglierci il dubbio che sia tutta un’allucinazione. Naturalmente ci sono molti altri misteri da svelare (perché il tempo scorre in maniera diversa? Perché Ethan è stato catturato?), eppure l’impressione è che lo show voglia concentrarsi sulla vicenda personale del protagonista, sui suoi conflitti e problemi più intimi. Purtroppo, complice l’espressione perennemente corrucciata di Matt Dillon, Ethan manca di sfumature, e il suo approfondimento psicologico è molto scarso… ma siamo solo all’inizio.
In questa degenerazione paranoide, è arduo distinguere la realtà dall’illusione, e il pubblico si trova nella stessa situazione di Ethan: impossibile capire di chi fidarsi o meno, anche perché il clima surreale viene amplificato dalle caratterizzazioni allucinate dei personaggi secondari, soprattutto l’infermiera di Melissa Leo e lo sceriffo di Terrence Howard, che caricano le rispettive performance di ambiguità grottesca. La regia di M. Night Shyamalan non si discosta dagli standard televisivi, se non per alcuni sguardi in macchina – come nel dialogo tra Dillon e Carla Gugino – che calano il pubblico nel punto di vista di Ethan, “forzando” l’identificazione. La confezione tecnica è molto buona, a partire dalla fotografia di Amy Vincent.
Insomma, Where Paradise Is Home è un pilot abbastanza intrigante, ma un po’ troppo convenzionale nella sua tendenza a riproporre (senza elaborarli) i più classici stereotipi del mistery. Per ora, Wayward Pines appare ben realizzato ma derivativo: vedremo se saprà guadagnarsi una propria personalità, senza trastullarsi con citazioni autocompiaciute.
La citazione: «Ciò che voglio fare è andarmene da questa città di pazzi!»
Ho apprezzato: l’alone di mistero; la confezione tecnica; la caratterizzazione grottesca dei personaggi secondari.
Non ho apprezzato: le idee eccessivamente derivative; la caratterizzazione un po’ superficiale del protagonista.
Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Wayward Pines sul nostro Episode39 a questo LINK.