Wes Anderson è indubbiamente uno dei registi più “riconoscibili” del panorama contemporaneo: le simmetrie ossessive, l’utlizzo dei carrelli, la palette cromatica sgargiante e la caratterizzazione dei personaggi attraverso i costumi (spesso i protagonisti dei suoi film si vestono sempre allo stesso modo, come nei fumetti) hanno tratteggiato un cinema straniante e fascinoso, dove la sintesi di tenerezza e crudeltà rimanda all’immaginario delle fiabe tradizionali.
Wes Anderson ha molti detrattori, ma anche moltissimi seguaci – soprattutto fra i giovani – che hanno sognato almeno una volta di vivere in un mondo creato da lui… e ora, grazie al Bar Luce, questo desiderio non è più così lontano dalla realtà. Il regista americano ha infatti progettato gli arredamenti e le “scenografie” di questo delizioso locale, inaugurato sabato scorso a Milano, in viale Isarco 2, all’interno della Fondazione Prada (ma è dotato anche di un accesso indipendente su via Orobia).
Il Bar Luce è ispirato all’estetica della cultura popolare italiana degli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche a due capolavori ambientati nella metropoli milanese, Miracolo a Milano di Vittorio De Sica e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Non mancano, poi, i riferimenti allo stesso
Anderson: nel bar sono infatti presenti due flipper, uno dedicato a Le avventure acquatiche di Steve Zissou e l’altro a Castello Cavalcanti!
Così la Fondazione Prada ha presentato il Bar Luce:
Progettato dal regista Wes Anderson, il Bar Luce ricrea l’atmosfera di un tipico caffè della vecchia Milano. Sebbene i film del cineasta americano siano spesso composti da un susseguirsi di “quadri” simmetrici, per Anderson: «Non c’è una prospettiva ideale per questo spazio. Dal momento che è stato pensato per essere “vissuto”, dovrebbe avere molti posti comodi dove sedersi per conversare, leggere, mangiare, bere… Credo che sarebbe un ottimo set, ma anche un bellissimo posto per scrivere un film. Ho cercato di dare forma a un luogo in cui mi piacerebbe trascorrere i miei pomeriggi non cinematografici».
L’edificio che lo ospita mantiene una serie di strutture in acciaio a vista applicate alle pareti portanti che forniscono un rinforzo strutturale permettendo di conservare le superfici, quali il soffitto a volta che qui riproduce in “miniatura” la copertura in vetro della Galleria Vittorio Emanuele, uno dei luoghi-simbolo di Milano. Altri elementi chiave della Galleria trovano spazio nella parte superiore del bar, in una sorta di schema decorativo.
Quanto agli arredi, le sedute, i mobili di formica, il pavimento, i pannelli di legno impiallacciato che rivestono le pareti e la gamma cromatica ricordano la cultura popolare e l’estetica dell’Italia degli anni Cinquanta e Sessanta, a cui Anderson si è già ispirato per il cortometraggio Castello Cavalcanti (2013). Tra le altre fonti iconografiche vi sono in particolare due capolavori del Neorealismo italiano, entrambi ambientati a Milano: Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica e Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti.
Al bar, pensato per divenire un punto di incontro aperto al pubblico e fulcro della vita di quartiere, si accede anche da un ingresso su via Orobia, indipendente rispetto a quello della Fondazione Prada.