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Game of Thrones, la recensione del sesto episodio: Unbowed, Unbent, Unbroken

Pubblicato il 20 maggio 2015 di Lorenzo Pedrazzi

Unbowed, Unbent, Unbroken, sesto episodio della quinta stagione di Game of Thrones, conferma lo strapotere dei Militanti della Fede su Approdo del Re, mentre Sansa Stark trascorre la notte peggiore della sua vita…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Arya Stark: Mentre continua il suo apprendistato presso i fedeli del Dio dai Mille Volti, Arya ha il compito di lavare e preparare i cadaveri per ragioni misteriose. Jaqen la interroga sul suo passato, ed è in grado di capire se stia mentendo oppure no. Sembra che Arya sia ancora troppo legata alla sua vita precedente, e quindi non riesca ad assumere un’identità (una “faccia”) diversa dalla propria, al contrario della ragazza che lavora insieme a lei. Quando però un povero padre entra nel tempio con la figlioletta malata, Arya parla con la bambina, dicendole che anche lei era malata e suo padre l’aveva portata laggiù per farla guarire grazie alle acque miracolose del tempio. Ovviamente è tutta una fandonia: l’acqua non salva la bambina, che muore poco dopo. Arya prepara il suo corpo. A questo punto, Jaqen la ritiene degna di oltrepassare la porta dove vengono trasportati i cadaveri, e la ragazza si ritrova in un grande sotterraneo affastellato dai volti delle persone decedute. Jaquen è convinto che Arya non sia pronta per rinunciare a se stessa e diventare “nessuno”, ma che invece sia pronta per diventare “qualcun altro”.

Cersei Lannister: Dopo aver mobilitato la Milizia della Fede per fare piazza pulita dei suoi avversari, Cersei riceve la visita di Olenna Tyrell, la cui lingua tagliente si rivela però inutile. Loras deve subire un’inchiesta per sodomia, e Margaery testimonia in suo favore, ma lo scudiero (che era il suo amante) lo inchioda. A questo punto, Loras dovrà affrontare un processo, mentre Margaery viene imprigionata per falsa testimonianza. Cersei riceve anche Petyr Baelish, che le assicura la sua fedeltà e le rivela il destino di Sansa. Suggerisce, però, di aspettare che Stannis Baratheon e i Bolton si massacrino fra loro, prima di intervenire.

Jaime Lannister: A Dorne, Myrcella amoreggia con il suo promesso sposo, Trystane Martell, ignara che le Serpi della Sabbia vogliano vendicare la morte di Oberyn sulla sua pelle. Jaime e Bronn raggiungono i Giardini dell’Acqua proprio mentre la ragazza si sta sbaciucchiando con Trystane, ma l’intervento delle Serpi impedisce loro di portarla via. Il duello fra i due uomini e le tre ragazze è piuttosto equilibrato, ma viene interrotto dalle guardie di Doran Martell, che arrestano tutti.

Tyrion Lannister: In viaggio per Meereen, Tyrion e Ser Jorah non trovano villaggi dove reperire una barca. Tyrion è scettico nei confronti di Daenerys, e Jorah gli dice che un tempo anche lui era animato dallo stesso cinismo; poi, però, ha visto la giovanissima Targarien sopravvivere alle fiamme con tre uova di drago in grembo, e da quel momento ha consacrato la sua vita a lei. Nella conversazione, Tyrion rivela inavvertitamente a Jorah che suo padre è morto. I due viaggiatori s’imbattono in alcuni schiavisti, che li catturano all’istante: vogliono uccidere Tyrion e schiavizzare Jorah, ma il primo, dopo aver scoperto che Daenerys ha fatto riaprire le arene di combattimento, li convince che Jorah è un grande guerriero, e può fargli guadagnare molti soldi. Così, la brigata salpa per Meereen.

Sansa Stark: Mentre si trova nella sua stanza, Sansa riceve la visita di Myranda, che deve aiutarla con il bagno. La ragazza cerca di intimidirla raccontandole le perversioni di Ramsay, ma Sansa non si fa intimorire. Quando giunge il momento del matrimonio, Theon la prega di prendergli il braccio, ma lei rifiuta. Dopo la cerimonia, Ramsey la porta in una stanza per consumare la prima notte di nozze: la costringe a spogliarsi, e ordina a Theon di restare a guardare mentre la stupra. Theon osserva inorridito e spaventato, mentre Sansa urla di dolore.

La consapevolezza e lo sguardo
Oggetto di controversie negli Stati Uniti, Unbowed, Unbent, Unbroken è stato criticato per la supposta “gratuità” dello stupro di Sansa, ma tutta questa indignazione non fa che dimostrare l’ipocrisia endemica dell’opinione pubblica americana. Tralasciando il fatto che le polemiche, seguendo la stessa logica dei contestatori, siano un po’ tardive (poiché Game of Thrones è sempre stato un crogiolo di efferatezze, sin dall’inizio), la scena incriminata è semplicemente il frutto degli eventi che l’hanno preceduta. Da un punto di vista narrativo – che, ahimé, è anche un punto di vista molto cinico – non c’è nulla di “gratuito” nell’inserimento di tale sequenza, peraltro approvata dallo stesso George R.R. Martin: la follia di Ramsey Bolton è cosa nota (vogliamo ricordare come ha ridotto Theon? O la sua passione per la caccia alle ex amanti?), e Sansa è stata costretta a sposarlo dalle macchinazioni di Petyr Baelish, che l’ha offerta ai Bolton per legittimare il loro dominio sul Nord. Con queste premesse, non c’è da stupirsi che la prima notte di nozze sia sfociata in un orribile stupro. Sansa, guidata dall’istinto di sopravvivenza (e dalla speranza di ottenere vendetta), non osa ribellarsi ai suoi doveri coniugali, mentre la violenza si consuma sotto lo sguardo inorridito di Theon… e possiamo immaginare che questo duplice shock scateni qualcosa nella mente del giovane Greyjoy, lasciando riemergere l’uomo che era. Lo stupro della ragazza è quindi spaventoso sul piano fisico e morale, ma dal punto di vista narrativo è coerente con gli sviluppi della serie. Inoltre, rispecchia il degrado di un mondo che reifica il corpo umano (e soprattutto quello femminile) per ridurlo alla condizione di “merce”, e su cui le istituzioni giustificano lo sfogo dei più bassi istinti primari. Questa consapevolezza risulta ulteriormente amplificata dalla costruzione della scena: lo stupro resta fuori campo, ma la sua brutalità ci viene trasmessa attraverso gli occhi di Theon e le urla di Sansa. Non si può certo dire che gli autori l’abbiano affrontata a cuor leggero.

Per il resto, il racconto di parcellizza fra le vicende dei tre fratelli Lannister, vittime di alterne sfortune. Jaime e Bronn sono un’adorabile coppia di scapestrati: avvicinano Myrcella senza l’ombra di un piano e, di conseguenza, provocano un incidente diplomatico, ma la loro avventatezza dà luogo alla prima scena d’azione con le Serpi della Sabbia, che si destreggiano elegantemente tra fruste, lance e spade. È l’unico sussulto spettacolare della puntata, poiché ad Approdo del Re si consumano invece le solite strategie di corte: lo scontro titanico fra Cersei e Olenna (le due fenomenali bitches della serie) termina con la momentanea vittoria della Regina Madre, che riesce persino a ottenere l’arresto di Margaery. La debolezza di Tommen è sempre più palese, e coagula in sé tutta l’impotenza dell’istituzione monarchica – che in questo caso rappresenta il potere laico – di fronte all’ascesa del fanatismo religioso, in gran parte causato dal disinteresse della corona per il benessere dei sudditi: se non è il potere temporale a offrire protezione, il popolo si rivolge a quello spirituale… soprattutto quando il suo leader è un uomo vestito di stracci che dispensa pasti caldi e garantisce riparo ai poveri. La situazione, quindi, si fa sempre più paradossale: Tommen non riesce a governare la città, e nemmeno a garantire la salvezza di sua moglie.

Intanto, il cinismo del buon Tyrion vacilla di fronte all’incondizionata fiducia che Jorah nutre per Daenerys, ma la sua parlantina e la sua astuzia risultano indispensabili quando incontrano gli schiavisti: dopo averli convinti che Jorah è un grande guerriero (dicendo semplicemente la verità), Tyrion riesce a farsi portare con il suo compagno di viaggio fino a Meereen, dove il cavaliere dovrà combattere nelle arene. Bella pensata, non c’è che dire. Molto più oscuro è invece il percorso di Arya: anche lei, come Jon e Sansa, deve abbandonare le spoglie del vecchio “sé” per evolvere in qualcosa di diverso, ma i rituali enigmatici del Dio dai Mille Volti lasciano spazio a molte interpretazioni. Tutte le sequenze che la riguardano sono caratterizzate da una solennità e da una quiete molto suggestive, che sfociano poi nell’acquisizione di nuova consapevolezza: la ragazza impara ad assumere un’identità alternativa, a celare se stessa dietro a una maschera di sua invenzione, adattandosi ai desideri e alle aspettative del suo interlocutore. Così, Arya si guadagna l’accesso all’impressionante sotterraneo dove le facce dei defunti affastellano i muri e le colonne dell’enorme sala, e dove potrà «diventare qualcun altro». Cosa questo significhi, lo scopriremo più avanti.

La citazione: «La ragazza non è pronta a diventare nessuno. Ma è pronta a diventare qualcun altro.»

Ho apprezzato: il duello tra Jaime, Bronn e le Serpi della Sabbia; il percorso di Arya; lo scontro titanico fra Cersei e Olenna.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

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