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Cannes, accoppiarsi per non trasformarsi in un’aragosta. The Lobster, la recensione

Pubblicato il 18 maggio 2015 di Andrea D'Addio

Nella nostra comunità è vietato flirtare. Si può ballare. Ma da soli. Per questo ascoltiamo solo musica elettronica

The Lobster, Yorgos Lanthimos, 2015

Accoppiarsi per forza? Nel futuro distopico immaginato dal regista greco Yorgos Lanthimos l’unica alternativa possibile per un adulto single da 45 giorni è di trasformarsi in un animale a propria scelta e continuare così la propria esistenza. “Trovare un partner così diventa più semplice”. Per David, appena divorziato, quell’animale è un’aragosta, lobster in inglese. Prima però vuole provare a cercare un’altra anima gemella. Si reca così in un apposito resort dove spera di innamorarsi, ma i suoi propositi prendono una direzione completamente inaspettata. Non solo innamorarsi a comando è difficile, se non impossibile, ma nel bosco intorno l’hotel vive un gruppo di solitari deciso a non farsi piegare da una regola tanto assurda. Anche loro però non sono perfetti…

Paradossale, sarcastico e dalla geniale trovata narrativa iniziale, il primo film in lingua inglese di Yorgos Lanthimos riprende i toni surreali già utilizzati per Kinetta (2005), Canine (2009) e Alps (2009). In un’epoca in cui dichiarare pubblicamente il proprio stato sentimentale su Facebook è diventata un dato importante quanto l’età o la scuola dove si ha studiato, domandarsi come una società sempre più invasiva possa controllare anche questa informazione è sicuramente un bel punto di partenza per una storia. Lanthimos purtroppo si ferma qui ed invece di sfruttare il mondo creato come punto di partenza per approfondire il discorso, ma sono come statico contesto da cui trarre battute e costruire simpatiche e contraddittorie situazioni di vita quotidiana. Non c’è vera evoluzione. Per chiunque, anche per chi non abbia visto il film, è chiaro che l’amore non può essere imposto e che la sua forza sia l’unica che permetta di avere speranza per il futuro. Ribadirlo può emozionare a livello emotivo, ma dal punto di vista intellettuale, viste le premesse, appare una conclusione abbastanza scontata. Lobster rimane così un film intelligente, a tratti anche molto divertente, ma date le premesse, dispiace che si riveli “solo” questo. E dire che, un appositamente imbolsito Colin Farrell, Rachel Weisz, John C.Reilly e Léa Seydoux, compongono un cast ben assortito. Peccato.